Io uno che taglia la curva lo voglio a fanculo, non dietro al mio culo che ho fatto tutto bene
Sarà che aveva appena concluso una giornata passata a fare rafting in barba ai suoi 66 anni, sarà che l’adrenalina ancora non gli era scesa tra rapide e cascate, ma oggi Marco Lucchinelli era veramente carico. E nell’intervista che ci aveva promesso in questa giornata in cui ricorrono i 40 anni dalla sua prima vittoria nel Mondiale 500, al Nurburgring, ne ha avute veramente per tutti.
Oh ma 40 anni sono tanti, sicuro che sono 40 anni?
Sì, sicurissimo… Mi ricordo come fosse ieri e invece sono 40 anni. Una delle gioie più grandi della mia vita. E come te la dimentichi la prima vittoria? Tra l’altro c’ero andato vicinissimo già nel 1976 sempre al Nurburgring, ma fui fregato da Agostini. Non battuto, ma fregato proprio, perché lui riuscì a scegliere la moto la domenica mattina invece che nei giorni precedenti come prevedeva il regolamento e quando vide che pioveva scelse la MV, con cui proprio quella volta mise nel sacco l’ultima vittoria. Ancora mi rode. Il Nurburgring era rimasto un cruccio, quindi, una sorta di fissazione, fino a quando in quell’agosto del 1980 arrivò la prima vittoria in 500.
E quale ricordo hai di quel giorno?
Oltre a quelli emotivi ne ho anche uno materiale: l’anello del Nurburgring che all’epoca veniva consegnato a chi vinceva o a chi riusciva a fare il record assoluto. E’ una delle cose che ho conservato con cura, perché lo vedevo come un simbolo per dire un domani ai miei figli: ‘vostro babbo non è stato solo un mezzo matto, ma ha fatto anche qualcosa di unico’. Oltre all’anello, poi, c’è il ricordo della gioia, anche perché quella vittoria arrivò in un momento importantissimo, visto che eravamo a fine stagione e mi giocavo la conferma: l’anno dopo sono diventato campione del mondo, pensa se non avessi vinto al Nurburgring. E poi quel circuito era roba per uomini veri, ci volevano sue palle pazzesche; ancora oggi detengo il record di quel tracciato e nessuno potrà più toccarmelo perchè poi negli anni è stato modificato. Ne vado fiero, quelli erano circuiti, mica come adesso che siamo alla dementizzazione del motociclismo
I piloti, visto quello che guadagnano, dovrebbero guardare più ai doveri che ai diritti. E il loro dovere è correre i giusti rischi, non certo pensando di non correrne neanche uno
A proposito di pericoli e sicurezza, come vedi tutte le discussioni di questo ultimo periodo?
Io non dico che il motociclismo debba ignorare il tema della sicurezza, ma adesso stiamo rasentando la follia. C’è una pista d’asfalto intorno ad ogni pista, con i piloti che hanno licenza di sbagliare, o peggio ancora di provare a fare i furbi, senza pagare conseguenze di sorta. Se io faccio una curva perfetta, dentro le regole, e tu avversario quella curva la tagli, perché mi ti devo ritrovare incollato dietro come se non fosse accaduto niente? Io uno che taglia la curva lo voglio a fanculo, non dietro al mio culo che ho fatto tutto bene. Per carità, è giusto che il prezzo da pagare non sia la vita come accadeva ai miei tempi, ma almeno una penalizzazione vera. Che cazzo, dai! Mi ci arrabbio su questa cosa. Paolo Simoncelli ha ragione da vendere: se deve essere così, tanto vale trasferire il tutto su un videogioco e chiudiamo la baracca. Eppure, e questa è la cosa che mi fa più rabbia, abbiamo ben presente l’esempio da non seguire: la Formula1. E’ diventata di una noia mortale, perde interesse sempre di più, e noi con il motociclismo gli andiamo dietro? Basterebbe fare l’esatto contrario: ritrovare cuore e coraggio per fare in modo che le corse in moto non diventino roba per mezzi robot dove conta tutto tranne il manico dei piloti.
Ti riferisci alla diatriba asfalto verde o ritorno all’erba?
Il verde, siamo a “strega comanda colore” o corriamo in moto? Anche a quello, ma mi riferisco a tutto più in generale. Tutte le storie che sono state fatte due domeniche fa, quando le moto di Zarco e Morbidelli hanno rischiato di prendere in pieno quelle di Valentino e di Vinales, sono state esagerate. Per una settimana non si è parlato d’altro. Ma che lo scopriamo adesso che le moto sono pericolose? Mi sembra irrispettoso anche verso chi ce l’ha rimessa davvero la pelle. Piagnistei in ogni dove, piste che sono ridicole, dove non serve la tecnica e non c’è spazio per il genio, ma con rettilinei da 350 km/h. Sul rettilineo a far andare forte una moto è bravo chiunque. Con questa storia della sicurezza, se non ci mettiamo un freno, finiremo per mettere le rotelle alle motociclette. Ripeto: siamo alla dementizzazione del motociclismo, a tutti i livelli.
Di chi è la colpa?
Di tutti, dal primo all’ultimo addetto ai lavori, giornalisti compresi. Ed è anche dei piloti, perché visto quello che guadagnano dovrebbero guardare più ai doveri che ai diritti. E il loro dovere è divertire e appassionare la gente, correndo i giusti rischi, non certo pensando di avere diritto a non correrne neanche uno. Anche perché se la gente non si diverte, non si appassiona, non stringe un legame sanguigno con lo sport, si finisce che gli appassionati diventano tifosi come nel calcio: nessuna obiettività, nessuna intelligenza, solo fede cieca. E becera. Ai miei tempi se un pilota si comportava come si comporta la maggior parte di quelli di oggi, altro che "Lucchinelli bevitore vizioso"
Con Marc Marquez fuori dai giochi i valori in pista si sono livellati, come andrà a finire e chi è il favorito?
Vuoi sapere la verità? Dopo l’incidente di Marc Marquez io guardo le gare solo per tradizione, solo perché mi pare brutto che Marco Lucchinelli non guardi il motomondiale dopo tutto quello che il motomondiale e le corse in moto gli hanno dato. Ma mi annoio da matti. Chiamatelo livellamento, io lo chiamo rottura di palle totale.
Non è un bene che ci sia alternanza in chi vince?
È un bene se c’è talento in pista, se c’è classe, genio e follia. Se poi aggiungiamo che adesso anche i circuiti sono diventati quasi tutti inadeguati alle corse in moto, la deriva è prossima. Posso salvare il Mugello, Misano e pochi altri. Per il resto è fuffa pura. Che poi perseguono la sicurezza, il verde e quelle puttanate lì, e fanno rettilinei in cui si va a 350 km/h? Facessero circuiti più impegnativi e moto che vanno più piano. Davvero crediamo che ci sia spettacolo in una moto che va dritta a 350? Io non lo vedo proprio. Quella volta lì, 40 anni fa al Nurburgring, facevi qualche chilometro sotto al sole, poi scollinava e trovavi una nebbia che non vedevi niente. Quello era pericoloso, ma tra quello di allora e quello di oggi c’era di mezzo il buon senso. Almeno con Marc Marquez qualche emozione in più si riusciva a viverla, poi può anche non starmi simpatico, ma non si può mica discutere il talento. Tiene un po’ su la baracca Valentino, ma se tutto lo show sta ancora sulle spalle di uno di 41 anni, pur riconoscendogliene tutti i meriti, vuol dire che il futuro è nero.
Dal nero, che speriamo sia scongiurabile, chiudiamo con il rosso: Ducati – Dovizioso, doveva andare a finire così?
Le storie finiscono. Ma sarebbe bello se finissero in altro modo, se c’è una cosa che proprio non mi piace di Ducati è che non c’è un pilota che sia uno che ci tornerebbe volentieri. Forse Lorenzo, ma per tutti i soldi che ha preso. Ma che senso ha rovinare sempre tutto? E’ una sorta di stile Ferrari che un tempo poteva avere un senso, ma che poi non ha pagato e a quanto pare non sta neanche pagando. E’ da molto che si capiva che la storia tra Andrea Dovizioso e Ducati era finita, l’hanno tirata pure troppo per le lunghe, ma uno strappo così, con questi modi e in questi termini, è stato brutto davvero.