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Evasione fiscale in MotoGP, l'ex campione passa da 24 anni di carcere all'assoluzione

  • di Gianmarco Aimi Gianmarco Aimi

22 dicembre 2022

Evasione fiscale in MotoGP, l'ex campione passa da 24 anni di carcere all'assoluzione
L’Alta corte di Barcellona ha assolto l'ex campione di motociclismo Alfonso “Sito” Pons dai sei reati contro il Fisco per i quali l'accusa aveva chiesto 24 anni di reclusione e 12 milioni di euro di ammenda per non aver ottemperato all’obbligo di pagare le tasse in Spagna tra il 2010 e il 2014

di Gianmarco Aimi Gianmarco Aimi

Doveva rispondere di sei reati nei confronti del Fisco spagnolo, tutti riguardanti il non aver rispettato l’obbligo di legge che prevede di pagare le tasse in Spagna, per il periodo compreso tra il 2010 e il 2014. Ed era stata chiesta una condanna per un totale di 24 anni anni di carcere e 12 milioni di euro di ammenda. Ma nella sentenza, l’ottava sezione dell’Audiencia, cioè l’Alta corte spagnola, ha stabilito che Alfonso “Sito” Pons ha trascorso oltre 200 giorni all’estero e che la sua residenza fiscale era altrove: a Monaco tra il 1010 e il 2012 e a Londra tra il 2013 e il 2014. Si legge nella sentenza: "Come contribuente, ha dichiarato i redditi derivanti dal lavoro dipendente e autonomo, nonché gli interessi maturati". Così si chiude l’odissea giudiziaria del campione del mondo di 250cc nel 1988 e nel 1989, che è anche proprietario di un team nel campionato mondiale di Moto2. La Corte d'Appello di Barcellona ha motivato così la sentenza: "La maggior parte degli interessi economici e delle attività finanziarie di Pons" oltre al "nucleo della sua attività economica" si trovano oltre i confini spagnoli "ad eccezione di alcune proprietà situate in Spagna".

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Alfredo "Sito" Pons

È stata quindi accolta la linea difensiva degli avvocati di Pons, i quali hanno dimostrato che l’ex pilota e oggi imprenditore ha vissuto per 30 anni all’estero e quindi non era soggetto alla tassazione iberica. Nello specifico, l'accusa si era concentrata durante il processo su un complesso del team da lui guidato a Castellbisbal, che è stato rilevato essere un luogo per il deposito del materiale utile all’attività, ma non una sede legale, visto che in realtà si trova a Londra. Nell’ambito del processo, la difesa ha anche portato di fronte ai giudici i documenti che provano il contratto di affitto della sua residenza londinese, le relative bollette, l’acquisto di un’auto e i vari biglietti aerei utilizzati per spostarsi dalla capitale britannica verso (e di ritorno) i vari circuiti dove si svolgevano le gare motociclistiche: "Non si può sostenere che sia residente in Spagna" hanno dichiarato i suoi avvocati. L’accusa, invece, riteneva che dal 2010 al 2014 Pons avesse finto di risiedere all'estero, ma gestendo dalla sede spagnola il team e una serie di società di comodo per evadere le tasse. Dopo la sentenza di assoluzione, tramite i suoi avvocati, l’ex pilota ha fatto sapere di essere sollevato e ha ribadito quanto sostenuto fin dal principio di questa vicenda: “Il signor Pons ha davvero vissuto a Monaco fino al 2012 ed in seguito nel Regno Unito. Lo dimostrano i certificati emessi dalle autorità dei rispettivi paesi. I maggiori interessi e le attività economiche di Pons si concentrano fuori dal territorio spagnolo, tranne per alcune proprietà situate in Spagna”.

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