“Non siamo all’altezza di quello che abbiamo fatto in questi anni e fino a adesso. Possiamo metterci tutte le considerazioni che vogliamo, ma stiamo cercando in ogni modo di capire che succede e migliorare le nostre prestazioni. Sono avvilito” – Lo ha detto il CEO di Aprilia, Massimo Rivola, in collegamento con gli studi di Sky e rispondendo a una considerazione di Paolo Ianieri, de La Gazzetta dello Sport. Faccia stranita, espressione realmente dispiaciuta e movimenti di uno a cui sta andando tutto male. Ci sta, soprattutto quando si è assaggiata in più di una occasione la vittoria e la possibilità di andare a prendere un sogno. Non è un buon momento per Aprilia e questo è innegabile. Però le parole di Rivola lasciano spazio anche a una domanda: tralasciando Ducati, per chi è un buon momento se non lo è nemmeno per Aprilia? La risposta è una e inconfutabile: per nessuno. E è in questa chiave che l’avvilimento raccontato da Rivola rende la misura di quanto a Noale ci credano davvero, di quanta strada è stata fatta e di quanto, adesso, “accontentarsi” è qualcosa che non si vuole neanche tenere in considerazione. Altri si sarebbero vantati, Massimo Rivola, invece, s’è detto avvilito.
Nel motorsport si possono fare tutte le valutazioni del mondo, si possono portare tutte le opinioni possibili e tirare in ballo argomenti di ogni tipo, ma la nuda verità è che solo i freddi numeri rendono l’esatta dimensione della realtà. Ecco, i freddi numeri dicono che in sedici fine settimana di gara, e quindi in 32 traguardi fin qui vissuti da questa stagione 2024, Ducati ha vinto per 28 volte e Aprilia per 4. Tutti gli altri? Mai! E’ vero che non può bastare e è comprensibile che non basti, ma la realtà dei fatti è che l’unica che ha messo la firma sull’albo d’oro di questa stagione, almeno fino a qui, è stata Aprilia. Ok, forse KTM è stata più vistosa grazie alle stravaganze e alla novità di Pedro Acosta, ma se c’è un marchio che ha messo i piedi sul gradino più alto del podio e che non è Ducati quel marchio è stato Aprilia (tre volte con Vinales, Sprint in Portogallo, Sprint e GP a Austin e una con Espargarò, Sprint in Catalunya).
Per Rivola, giustamente, non è abbastanza. Ma per gli appassionati è giusto accorgersi che invece è tantissimo. Perché anche sul mercato Aprilia è riuscita a mettere le mani, con una operazione conclusa nel giro di una notte, sul pilota attualmente più forte della MotoGP e che guida la classifica generale, giocandosi il titolo con un certo Pecco Bagnaia: Jorge Martin. Aprilia è anche quel marchio che ha affiancato a Jorge Martin la promessa italiana più cristallina: Marco Bezzecchi. E, come se non bastasse, Aprilia è anche la casa che ha avuto il coraggio di una vera e propria rivoluzione, affidando la direzione tecnica a Fabiano Sterlacchini, e nonostante per lei le cose andassero un po’ meglio rispetto a tutti gli altri (sempre Ducati esclusa). Avvicendamento alla direzione tecnica e, addirittura, un colosso industriale come Honda che “prende ciò di cui a Noale possono anche fare a meno” (nessuno si offenda, è un modo di dire), mettendosi in casa una intera filiera Aprilia che ha garantito crescita negli anni: il pilota più vincente (Aleix Espargarò), il suo capomeccanico (Antonio Jimenez) e il direttore tecnico, quel Romano Albesiano che ha trasformato l’RS-GP dal brutto anatroccolo delle corse a l’unica vera (lo dicono i risultati) anti-Ducati. Ah, dimenticavamo: il tutto senza disporre delle finanze illimitate che possono avere Honda e Yamaha e nemmeno dell’iper facoltoso sponsor RedBull su cui conta invece KTM e che ha provveduto a garantire le operazioni di mercato che hanno portato in Austria Enea Bastianini e Maverick Vinales.
Ecco, quel “sono avvilito”, quindi, non è solo la descrizione della delusione di un momento, ma il segnale di quanto a Noale vogliano davvero essere protagonisti in un futuro che non deve essere troppo prossimo. Di quanto ci si voglia concentrare su quello che manca ancora piuttosto che sul fatto che tutti gli altri, KTM e persino due colossi come Honda e Yamaha, c'avrebbero messo mille firme per fare i risultati (e le mosse) che ha fatto Aprilia quest'anno. A Noale evidentemente sentono che i tempi sono maturi. E l’impressione è che possano esserlo davvero, al di là di un finale di stagione in cui magari può starci una fatica che è comune (e anzi anche maggiore) in tutti quelli che non si chiamano Ducati.