“Con quello che è successo nel 2015 la MotoGP ha iniziato ad essere come il calcio, con i tifosi partigiani che insultavano i piloti. Questo ha cambiato per sempre le corse in moto: lo sport che amiamo si è avvelenato” – Lin Jarvis lo ha detto alla fine di “The Oxley interview”, ma sono parole che pesano come un macigno, visto che per la prima volta il manager della Yamaha sembra prendersela anche con Valentino Rossi. Non tanto per le sportellate in pista, ma per una mossa del Dottore che a suo avviso è stata controproducente e deleteria: “Se Valentino non avesse chiamato in causa Marc Marquez dopo Phillip Island, probabilmente non sarebbe esploso in quel modo e Vale avrebbe vinto il mondiale”. Il riferimento è alle dichiarazioni del Dottore che disse di sospettare una alleanza per fargli perdere il mondiale (video sotto). Ma la domanda che viene da farsi è un'altra: non sarebbe esploso Marquez, al punto di arrivare a ergersi ad arbitro del mondiale, o non sarebbe esploso Jorge Lorenzo che ha trovato una motivazione in più nell’essersi sentito accusato di essere parte di una trama spagnola? Jarvis non lo specifica e il dubbio resta, anche se a fronte della scarsa chiarezza della conseguenza, sembra più che chiara la causa. E pure tutto quello che poi ne è conseguito, con una pagina di motorsport che a detta del manager inglese ha cambiato per sempre la MotoGP.
E’ stato un momento in cui in Yamaha si sono vissute contemporaneamente delusione, per come è finita, e gioia, visto che comunque il marchio aveva messo nel sacco sia il titolo di campione del mondo che quello di vice. Come la sintesi di una storia, quella tra Rossi e Yamaha che comunque ha avuto diversi alti e bassi. “Nel 2003 incontrammo Valentino in gran segreto con Davide Brivio nella Clinica Mobile – ha raccontato – Ci disse che se avessimo portato i suoi uomini lui avrebbe corso per noi. Non ci credevo, sembrava un sogno, invece era tutto vero e la vittoria in SudAfrica, l’anno successivo, è stata gioia pura: una emozione indimenticabile”. Non sono mancati, però, neanche gli screzi. Il più serrato nel 2010, quando Yamaha decise di ingaggiare il giovane Jorge Lorenzo. “Gestire entrambi nel box non fu una cosa semplice – ha raccontato ancora il manager inglese - Nel 2010 ha detto ‘O io o Lorenzo’. Cosa per noi inaccettabile. Il nostro rapporto ha iniziato ad deteriorarsi e c’era molta amarezza”.
Poi i due anni di Valentino Rossi in Ducati, il feeling con la Desmosedici mai trovato e il cambio di atteggiamento da parte del nove volte campione del mondo, che nel corso del 2012 ha riallacciato i rapporti con Jarvis e quelli di Iwata. “Lorenzo ha vinto il titolo con noi nel 2010 e nel 2012 – ha ripercorso il manager inglese - quindi è stato molto, molto delicato e difficile cercare di riportare il suo acerrimo nemico nella squadra. Il primo approccio di Valentino a noi è venuto dal suo staff. Alcuni della Yamaha non volevano riportarlo indietro, ma ho potuto vedere i benefici per il marchio ed ero convinto che sarebbe stata una buona operazione. Così sono andato a incontrare Valentino nella sua casa di Tavullia e abbiamo parlato tanto. È stato un momento molto speciale dopo che la nostra relazione si è deteriorata così gravemente. È tornato con un atteggiamento diverso, più modesto e riconoscente”.