Voto 0. Alla morte che a parole fa paura a tutti, ma a cui non si porta il dovuto rispetto. Avvallamenti, crepe, buche. Al Cota Circuit c'era di tutto, tanto che tutti si sono lamentati. Ma tutti, alla fine, hanno corso strappando solo una promessa per il prossimo anno. E' vero che non è uno sport per piagnucoloni, ma un conto è sfidare la morte e un altro conto è mancarle di rispetto. Altrimenti poi succedde che i ragazzini vengono su sprezzanti e un po' troppo spavaldi, con il benestare (nei fatti anche se non nelle parole) dei padroni del Circus. In Moto3 non c'è scappata la tragedia solo perchè la sorte, questa volta, non ha voluto. Ha ragione quel matto di Andrea Migno - che quando c'è da essere seri lo è più di tutti - c'è bisogno di fare qualcosa. Adesso. E ha ragione anche Andrea Dovizioso: "Sembra che i pilotini di adesso siano più preoccupati dal risultare i più furbi piuttosto che dal diventare i più bravi". Non servono troppe regole, serve solo che si rispettino senza deroghe (per nessuno) quelle che già ci sono. Educare e, se serve, rieducare!
Voto 1. A Takaaki Nakagami. In prova ha mostrato un passo da primo della classe e l'idea che potesse scapparci il sorpresone l'avevano accarezzata tutti, tanto che qualcuno ha pure puntato qualche Euro sul taciturno giapponese del Team LCR. Invece è stato il primo a stendersi e, una volta riguadagnata la pista, è pure tornato a girare fortissimo, con gli stessi tempi dei primi. Roba da far inca**are anche un santo. Takaaki Nakagami e la leggenda del santo scommettitore.
Voto 2. A Danilo Petrucci. E' uno dei nostri preferiti e non lo abbiamo mai nascosto. Lo abbiamo difeso, abbiamo gridato allo scandalo quando è rimasto fuori dalla MotoGP del 2022, però sta legittimando tutti i dubbi di quelli che non hanno voluto scommettere ancora su di lui. Perchè sembra aver completamente mollato e, invece, non è così che si reagisce. E' uno forte (non si vincono due gare in MotoGP per caso) ed è probabilmente vittima di una ingiustizia se si pensa che il prossimo anno Darryn Binder correrà in MotoGP e lui alla Dakar, ma "mollare" non è il modo migliore per dimostrare al Circus di aver fatto una grossa cappella. Ci aspettavamo una chiusa diversa e siamo un po' delusi anche noi. Aridatece Danilone!
Voto 3. A Joan Mir. Il Campione del Mondo sembra non tovare pace. Ci sta che gli roda e anche che gli roda parecchio, ma tutto quel nervosismo non fa bene neanche a lui. In Texas, tra l'altro, ha visto il compagno di squadra Alex Rins davanti e gli si è annuvolato il mondo. Solo che invece delle nuvole ha rischiato di spazzare via Jack Miller che non è uno che poi non ce lo ritrovi. Ok che si sta in Texas, ok che nel vecchio West le faccende si risolvevano a duelli e pistole fumanti, ma continuare non farebbe bene a nessuno. 'na camomilla per il ragazzo, per favore!
Voto 4. A Aleix Espargarò. In casa Aprilia la vicenda Vinales ha scosso un po' tutti e, probabilmente, ha scosso anche Aleix. Tra l'altro il veterano dell'Aprilia è volato in Texas pure con una non nascosta paura di contrarre il Covid19. Un accumulo di pensieri che ha prodotto un risultato non all'altezza delle sue ultime prestazioni: a Austin è stato più sulla ghiaia che sopra la moto. Può capitare, ma c'era la bandiera di Noale da tenere alta in quegli U.S.A. in cui le Aprilia stanno sbancando pure sul mercato. Giustificato, ma comunque gravemente insufficiente!
Voto 5. A Marc Marquez. Sarebbe stato 10 e lode ed è chiaro che la nostra è una provocazione. E' stato fenmenale e strepitoso e con la sua gara ha scritto un trattato su dominio e prepotenza, ricordando a tutti chi comanda. Però non ci va giù che ci abbia preso per il culo e che poi l'ha pure ammesso: "Venerdì e sabato mi sono un po' nascosto, ho cercato di essere più conservativo possibile, perchè sapevo di poter fare bene". Eh va be' ma allora dillo, avremmo puntato un po' di più!
Voto 6. A Andrea Dovizioso. Ha fatto una scelta difficile, tornando in MotoGP dopo quasi un anno di stop e in sella ad una moto che oggettivamente non è competitiva, tra l'altro in un team il cui futuro è tutto da scrivere dopo l'addio di petronas e dopo che Razlan Razali e Johan Stigefelt si sono mezzi separati. A Misano, durante i test, ha macinato chilometri per riprendere confidenza e ieri al GP delle Americhe ha fatto la sua porca figura, chiudendo dodicesimo e anche un po' incassato: "Il decimo posto era alla portata". Bene Dovi, bene!
Voto 7. A Jack Miller. Quello del gregario non è il ruolo che aveva pensato ad inizio stagione per se stesso e nemmeno Ducati immaginava che avrebbe fatto il sodale. Invece s'è calato nei panni del soldato perfetto, permettendo l'avanzata del compagno di squadra che è ancora in lotta per il mondiale. Sarà matto, sarà esagerato, ma è uno coerente e fedele a una linea sola. Dopo la bandiera a scacchi ha detto quello che aveva da dire a Joan Mir e forse è stato un po' troppo duro, ma sommando tutto ha contenuto più che dignitosamente i nervi. Non tutti avrebbero fatto quello che ha fatto lui e non tutti la capocciata a Mir l'avrebbero solo minacciata, soprattutto dopo aver dominato per un intero fine settimana e essersi ritrovato le qualifiche vanificate dalle solite, immancabili, gomme farlocche che ogni tanto impestano il paddock. Jack di cuore!
Voto 8. A Francesco Bagnaia. Pole pazzesca costruita dopo due giorni di studio intenso e grazie anche a Jack Miller, poi, però, in gara sembrava andare tutto male. Probabilmente è incappato un'altra volta in un treno di gomme un po' così, ma in ogni caso ha stretto i denti, soffrendo senza innervosirsi e reagendo alla grande. Alla fine è riuscito a salire sul podio salutando, a meno che non accada un qualche miracolo, il mondiale 2021, ma con un "arriverdi" che è quasi una minaccia. E va bene così, senza parole!
Voto 9. A Enea Bastianini. Maturo, concentrato, cattivo il giusto e pure scaltro un bel po' nell'aver capito che Jack Miller e Joan Mir si sarebbero fatti male da soli. Ha chiuso al sesto posto dopo l'esaltante podio di Misano e, ora, ci sarà di nuovo proprio Misano. Non si può dimenticare che corre con una moto del 2019 e, nonostante questo, è ancora lì a giocarsi il mondiale dei rookie. Vedremo altre imprese, perchè l'epica lui ce l'ha nel nome. Enea era un eroe troiano e in qualche modo (poco laico e molto lauto) lo è anche il suo mentore, Carlo Pernat. Daje Bestia!
Voto 10. A Fabio Quartararo. Non diciamo nulla, perchè sembrerebbe una gufata, ma la Marsigliese sta per suonare per la prima volta sul podio del mondiale della Classe Regina. Ad Austin ha fatto sembrare veloce anche la M1 (che veloce non è), senza stare a complicarsi la vita pensando di bagarrare con Marc Marquez e preoccupandosi solo di dare il gas necessario (comunque tanto) a tenere il diretto avversario, Pecco Bagnaia, a debita distanza. Voce del verbo: meritare!
10 e lode. A Kevin Schwantz. Si va be' non ha corso! Sì va bè non c'entra niente! Tutto vero, ma se c'è Kevin Schwantz in zona il nostro dieci e lode lo prende lui, lui e basta. Anche se non ha fatto niente, anche se ormai ha i capelli più bianchi che biondi, anche se non indossava la tuta ma normalissimi jeans e maglietta. Gli perdoniamo pure di essere sceso in pista in sella a una elettrica, che per noi è come vedere il più bello degli angeli (l'uomo che sussurrava ai cavalli delle 500 due tempi) in groppa al più odiato degli strumenti del demonio. Il Trentaquattro può tutto e il 10 e lode è il minimo che possiamo tributargli per essere stato quello che, prima di tutti e meglio di tutti, c'ha fatto uscire di zucca per questo sport! Silenzio, c'è Schwantz!