Insieme hanno 76 anni e insieme hanno accumulato probabilmente più chilometri in gara di quanti ne abbiano fatti tutti gli altri della MotoGP. Ecco perché, anche quando si deve parlare di sicurezza in pista, Valentino Rossi e Andrea Dovizioso sono un punto di riferimento per tutti. Come un oracolo da interrogare che, però, questa volta ha fornito due risposte differenti. Differenti nella sostanza e, purtroppo, anche nelle prospettive, visto che l’unica certezza su cui i due sembrano convergere è che così non si può proprio pensare di andare avanti. Anche perché la conta dei morti è lunghissima e solo per miracolo ieri ad Austin non si è allungata ancora di più, dopo il tremendo incidente in Moto3.
“Non voglio parlare di Oncu o di qualsiasi altro pilota ma per me la sanzione va bene, dovevano fare qualcosa, è il minimo, stare senza correre due gare è il minimo” - ha detto Valentino Rossi, dopo aver appreso la notizia che il giovane pilota turco è stato penalizzato e dovrà guardare da fuori i prossimi due gran premi in seguito al sorpasso criminale che ha innescato l’incidente di Austin. Punizioni che servono, secondo Rossi, e che educano e che al momento, almeno stando al pensiero del Dottore, sembrano l’unica soluzione all’orizzonte: “È successo qualcosa di veramente grave e penso che la situazione sia completamente fuori controllo – ha aggiunto il nove volte campione del mondo - Penso che oggi abbiano commesso un errore perché hanno ricominciato la gara a cinque giri e questo è molto pericoloso, è come la roulette russa. Ma a parte questo Oncu si muove sul rettilineo con un pilota accanto e provoca una caduta che poteva essere fatale, io ho avuto molta paura perché oltre ad avere lì Migno, Acosta ha avuto una caduta terribile ed è una fortuna non è successo niente. La situazione deve cambiare prima che succeda qualcosa ".
Chi ha picchiato duro, invece, è stato l’altro veterano della MotoGP, Andrea Dovizioso, che ha fatto una analisi molto più filosofica configurando anche uno scenario che è preoccupante. “Il problema – ha detto il trentaquattrenne di Forlì - non è far fare una gara di cinque giri, il problema è che i ragazzi devono capire di avere rispetto per gli avversari. Questo è già uno sport pericoloso, facendo delle manovre aggressive non vai da nessuna parte. Chi fa delle manovre oltre il limite, non ha capito questo sport. Forse vinci una battaglia, ma poi si creano problemi come questi di oggi. Bisogna stare più tranquilli, non è quello che ti fa diventare campione, andare al 100% senza pensare razionalmente non ha senso. Questa generazione è disposta a rischiare troppo per arrivare: è molto sbagliato come atteggiamento. Non sono maturi nell’approcciarla così: se sei disposto a rischiare così facilmente, vuol dire che sei incosciente su quello che può succedere, e passi sopra a certi valori per arrivare. E’ come se inseguisse più l’oiettivo di risultate più furbi rispetto a quello di essere i più bravi. Per me è inconcepibile, non capisco cosa possa passare per la testa di questi ragazzini, cosa pensano di ottenere facendo manovre così estreme? Cercano di fregare, non di imparare”.