Ce lo ha detto Davide Valsecchi in un’intervista di qualche tempo fa: i piloti dovrebbero assumere qualcuno per curargli la comunicazione. Guadagnano milioni di euro l’anno - la sua riflessione - ed è incredibile che non abbiano qualcuno che suggerisca loro cosa dire. Perché di gente come Valentino Rossi, Marco Simoncelli o Andrea Migno se ne presenta uno ogni cento. Piloti che, al dirà dei risultati sportivi, vanno in moto perché si divertono a farlo e che non si fanno grossi problemi a farlo notare. Gli altri, quasi tutti, parlano in continuazione di lavoro. Mica è colpa loro, intendiamoci. L’ambiente della MotoGP è competitivo e spesso è difficile ricordarsi che le corse, comunque la si voglia mettere, sono un privilegio per pochi. Così alle interviste senti dire cose del tipo: “Dobbiamo lavorare, abbiamo lavorato tanto, non sono contento del lavoro”. Tutte frasi che fanno venire il mal di stomaco a chi è seduto sul divano dopo una settimana (quando va bene) in ufficio.
Marc Marquez è un’eccezione e lo dimostra ad ogni momento utile. Magari non è del tutto sincero, magari sì, ma non c’è intervista in cui non faccia una battuta, in cui non si presenti davanti alle telecamere col sorriso in faccia. Le gare - Marc l’ha imparato da Valentino - si vincono anche così. A Jakarta, durante la parata dei piloti ad aprire il GP di Mandalika, ne è stata l’ennesima dimostrazione. Tutti i piloti hanno festeggiato con i tifosi indonesiani, Bagnaia si è messo a correre verso le transenne - con buona pace degli uomini della sicurezza - per dar loro il cinque e ha fatto bruciare la gomma, Marc Marquez però, ancora una volta, ha innalzato il livello.
Ha fatto sfrigolare il posteriore in un clamoroso burnout in mezzo agli altri piloti, poi ha messo la moto di traverso come gli stunt-man improvvisati sulle highway americane mentre uno youtuber indonesiano lo riprendeva col telefono. Marc è sregolato perché gli organizzatori avevano fatto promettere niente impennate o burnout, ma quando lo vedi far scodinzolare la moto in mezzo ad un corridoio di tifosi impazziti capisci che ha fatto bene, che ha dato alla gente quello che voleva. Contro le regole ma spettacolare, in un riassunto puntuale del suo atteggiamento in pista. A qualcuno queste cose vengono naturali, ad altri meno. Valentino le ha rese famose, Marquez le ripete a modo suo, forse meno autentiche ma comunque vere. In una MotoGP che ha perso Valentino, la fortuna è che c’è ancora Marc Marquez.