La MotoGP sta per ricominciare e anche Guido Meda, proprio come i piloti, sta cercando di godersi gli ultimi giorni di vacanza prima di rimettersi a pieno ritmo al lavoro per la stagione di Sky Motori. Qualche giorno fa (come MOW aveva già raccontato) ha condiviso l’esperienza del volo con suo figlio e adesso ha fatto la stessa cosa con un giovanotto che, invece, di anni ne ha ben 94.
Si tratta di suo padre, Filippo Meda, avvocato con tanto di profilo Instagram e ex pilota di alianti già settanta anni fa. "Mio papà Filippo Meda, anni 94. Ne fa mille, al giorno. Ecco, vuoi non farti un volo in aliante?!– scrive Guido Meda in un post che accompagna alcuni video e foto della giornata e che, lasciatecelo dire, c’ha fatto scappare pure una mezza lacrimuccia - Lui da giovane (circa …70 anni fa) aveva il brevetto dell’aliante. Uno dei primi forse. Ha ancora un milione di passioni e continua a coltivarle tutte. Dove non arriva più, legge. Macchine (guida alla grande), moto, barche, aerei, nipoti, famiglia. Non posso nemmeno dire che gli facciano difetto la capoccia e la memoria, perchè è più lucido di noi su tutto e si ricorda perfettamente qualunque cosa. Si ricorda pure quanti anni ha, ma quello finge di dimenticarselo. Meglio. Tanto fa come dice lui”.
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Righe tenerissime, per raccontare una giornata che probabilmente ha contenuto più emozioni e adrenalina di quante Guido Meda può ricordare, nonostante viva proprio di questo e di esperienze tra mare, nuvole e velocità può farne quasi ogni giorno.
“Andiamo in aeroporto, ad Alzate Brianza (Verzago); a me piace, lo faccio quando posso, ho preso da lui, ho fatto il brevetto dell’aereo tanti anni fa e non ho perso il vizio, il gusto – racconta ancora il direttore di Sky Motori - Una volta lì per volare (io), gli amici cari di PilotaperSempre mi dicono: ‘ma vuoi far volare anche lui?’. Rispondo di chiederglielo direttamente, che non sono io a decidere , per l’appunto, ma che lui certamente dirà di si. ‘Avvocato vuole volare?’. Eccolo: ‘ma si dai, un voletto lo faccio volentieri’. Entra da solo nell’aliante dopo essersi sistemato il paracadute. Poi vanno, su. Va su. Al decollo gli tengo l’ala io, come si vede dal video. Mi pare una cosa bella accompagnarlo in questi primi passi della corsa per volare. Tipo una cortesia, ma con dentro più significati. In volo, papà pilota e individua ogni luogo della Brianza. Ci ha abitato, ci ha fatto il partigiano. Poi atterrano. È lì, bello sereno, ancora chiuso dentro l’aliante, come niente fosse. Pensiamo che per tirarlo fuori da lì servirà la protezione civile e invece basta dargli una mano. Non è pallido; è felice invece e resta in piedi in aeroporto a vagare curioso tra alianti e aerei. Vado in volo io. Poi torno ed è ancora lì in piedi che parla. Io sono frullato e chiedo, a lui: ‘Ma tu, un po’ di stanchezza?’. Mi guarda, anche un po’ scocciato e mi dice ‘Macchè. Stanco di cosa? Non ho fatto niente. Prima in aliante ero seduto bello comodo. Qui a terra ho fatto giusto quattro passi’. Ah, ecco, mi pareva. Fine della storia”.