È entusiasmante l'ottavo di finale del Roland Garros tra Carlos Alcaraz e Ben Shelton. Primo set estremamente equilibrato, livello alto, entrambi i giocatori solidi al servizio, sensazione strisciante che ad ogni punto possa accadere qualcosa di spettacolare. Si arriva al tie-break, dove la partita si stappa, dove Ben Shelton con la sua battuta supersonica diventa il favorito. Va avanti 6-4, ma Alcaraz gli annulla il primo set point con uno dei punti più belli del torneo, recuperando prima un rovescio incrociato sulla riga dello statunitense e aggiudicandosi poi il duello ravvicinato a rete. Shelton smette di servire prime, incastra un rovescio sotto il nastro che porta sul 6-6 Carlos. Il numero due del mondo a questo punto si gasa, si esalta, spreme miele dalla sua racchetta. Ben, dall'altra parte, non abbassa mai il capo, nemmeno quando va a sedersi sulla sua panchina con il tabellone che assegna il primo set all'avversario, comprensibilmente festante per il 10-8 definitivo nel tie-break. Il bello, però, è appena cominciato.
Il game d'apertura del secondo set dura tredici minuti, un piccolo cortometraggio sulla purezza di questo sport. Serve Alcaraz, che a differenza delle ultime uscite non si rilassa e resta con la mente ben piantata sul match. Risponde Shelton, che a differenza del passato dispone di un armamentario molto più vasto: è migliorato a rete, ha imparato ad utilizzare uno slice velenoso e a contenere un dritto che se non atterrava tra le righe finiva fuori stadio. In poche parole, è un giocatore più maturo, che da questa testa e da questo fisico potrà spremere diverse soddisfazioni. Sul 30 pari Carlos serve forte al centro, Ben risponde a metà campo, lo spagnolo attacca in cross di dritto. Allora il classe 2002 di Atlanta gli fa giocare due volée, grazie ad un paio di recuperi notevoli. Il secondo passante, giocato in allungo di dritto, costringe lo spagnolo a tuffarsi alla sua sinistra: Carlos in iperestensione non trattiene la racchetta, anzi decide di lanciarla. Questa, in volo, trattiene parte della magia che quel polso destro le aveva trasmesso, colpendo la pallina e dandole l'effetto della stop-volley più naturale del mondo. L'arbitro assegna il punto ad Alcaraz, Shelton con la testa sottosopra per il precedente recupero non ha visto l'incantesimo: è perplesso, ma accetta la decisione. È Carlos, senza esitazioni a cambiare le carte in tavola. Va dal giudice di sedia scuotendo la testa e l'inidice sinistro, dicendogli che no, non aveva la racchetta in mano nel momento in cui il piatto corde di questa ha impattato con la pallina, producendo la meraviglia. Fare punto così non vale, la bacchetta sceglie il mago e deve sempre restare nelle sue mani. L'arbitro ringrazia, assegna il punto a Ben: "Monsiuer Alcaraz mi ha detto che non aveva la racchetta in mano al momento dell'impatto e dona il punto a monsiur Shelton". L'americano in un primo momento non capisce, poi si accorge di avere improvvisamente una palla break. Se ne procurerà altre cinque poco dopo, all'interno dello stesso game, senza riuscire a vincerlo.
Al di là del gesto nobile di Alcaraz, che non ha avuto il minimo instante di dubbio o di malizia per capire cosa gli convenisse o cosa fosse giusto fare, questo episodio sottolinea una volta in più la sua forza. Uno che agisce così, senza consegnare il destino del punteggio all'occhio fallibile dell'arbitro o all'eventualità che l'avversario richieda una review, è prima di tutto un giocatore enormemente lucido, presente, attento, coscienzioso. Essere così onesti, così cristallini, diventa anche un effetto del proprio talento. Per Carlos il tennis è una materia di facile, di immediata comprensione. Saper cogliere le sue sfumature nelle dinamiche più delicate, anche con l'adrenalina della partita che pulsa, sembra venirgli naturale. Così come sembra naturale, per lui, accettare di vedersi cancellare un punto proibito ma obiettivamente splendido, che finisce nelle tasche dell'avversario. Nella semifinale di Indian Wells dello scorso marzo contro Jack Draper, Carlos non aveva più giocato alla stessa maniera dopo che una chiamata controversa del giudice di sedia sommata ad una video review richiesta dal britannico gli avevano sottratto un punto che altrimenti avrebbe vinto. In quella circostanza era rimasto impassibile, non aveva protestato con nessuno (avrebbe avuto il diritto di chiedere un chiarimento), ma poi aveva ripreso a giocare smarrendo parte della concentrazione. Oggi l'empasse arbitrale che avrebbe potuto crearsi senza "l'ammissione di colpa" avrebbe potuto spezzargli il ritmo. Non è successo, perché Carlos Alcaraz ha preso in mano il destino del match, che poi ha vinto al quarto set. È ai quarti di finale del Roland Garros. E non smette di migliorare.