Uno dei momenti più belli del Roland Garros 2025 resterà quello in cui Jiri Lehecka conquista il primo game del suo terzo turno contro Jannik Sinner, dopo ben 55 minuti di partita. Il game della bandiera, della salvezza, della tregua, della liberazione: fino a quell'istante l'altoatesino conduceva con uno strabordante parziale di 6-0 5-0, mentre il numero 34 del ranking ravanava nei meandri del suo tennis alla ricerca di una soluzione che potesse lenire quella per lui si è presto trasformata in un'agonia. La sofferenza si è interrotta temporaneamente lì, nell'ennesimo sudatissimo turno di servizio del ceco, che finalmente si concludeva in maniera appagante. L'eventualità di un 6-0 6-0 annullata, l'incombenza di un doppio bagel che potrebbe segnarti l'anima a vita respinta. Il punteggio che si muove anche dal suo lato del tabellino, segnando un 6-0 5-1 che di riflesso fa scattare in piedi tutto il pubblico del Suzanne Lenglen: applauso prolungato che dilaga in un'ovazione, mentre Lehecka ride e alza le braccia al cielo, mentre Sinner sorride e punta il naso verso le nubi afose di Parigi.
Jannik ha giocato sotto gli occhi di Adriano Panatta, pacificamente appostato su un seggiolino della seconda fila, osservante e giudicante appena sopra i cappellini dei giudici di linea (che sì, al Roland Garros finalmente sono tornati, regalandoci una tregua dagli automatismi). Ha giocato in maniera inappuntabile Sinner, che alla fine ha chiuso con un 6-0 6-1 6-2 tirannico, quasi preoccupante per il futuro del tennis: la differenza tra il numero 1 e il numero 34 del mondo è sembrata a tratti abissale, delle volte pari a quella che divide un professionista affermato da uno juniores, in altri frangenti simile a quella che separa un calciatore di una big di Serie A da uno che ha sempre navigato nelle sabbie mobili della Serie B. È brutto e ingeneroso riversare questi commenti su Jiri Lehecka, che ha la stessa età di Sinner e che da Sinner perse nel 2024 (a Pechino e a Indian Wells) in maniera molto più misurata, ma oggi il campo ha mostrato questo. Non era la superficie del ragazzo ceco, la cui palla prevalentemente piatta non rimbalza velenosa come su erba e cemento, non era proprio la sua giornata migliore a livello di freschezza mentale: per un'ora ha servito prime a velocità elevate ma prive di effetto verso Jannik, che su quelle bordate previdibili si è comodamente appoggiato, producendo una dozzina di risposte di dritto vincenti, stoccate sempre più dolorose per il morale dell'avversario.
Era anche una giornata particolarmente illuminata per Sinner, che a fine partita ha confidato ad Alex Corretja un paio di dettagli non di poco conto: si è sentito in grande forma dal momento in cui ha messo i piedi giù dal letto, si è sentito talmente bene da accorciare ad una ventina di minuti il solito riscaldamento di mezz'ora. Forse il punteggio così pesante è figlio della combinazione tra la giornata sì di Jannik e quella avversa di Jiri, perché spesso l'andamento più o meno combattuto di una partita di tennis dipende dei pregi e dai difetti dei giocatori che si affrontano: o si incastrano alla perfezione e il match diventa un'infinita battaglia punto a punto, oppure non si incastrano proprio e la forbice si spalanca avvantaggiando uno dei due. Di questo sabato pomeriggio parigino di fine maggio ricorderemo qualche graziosa stop volley di Lehecka - sintomo di un talento che protrebbe fruttare più soddisfazioni nella stagione imminente sul verde - e l'assoluta rettitudine mentale di Sinner, che non ha concesso mezzo passaggio a vuoto, nemmeno quando il pubblico gli implorava di scalare due marce. E poi ci ricorderemo il commento post partita di Adriano Panatta, che al giornalista Stefano Semeraro del "Tennis Italiano" ha parlato così: "Sinner? Impressionante e imbarazzante. Non c’è altro da dire. Chi può fermarlo? «Mah, forse Alcaraz. Certo Lehecka per lui è un avversario ideale, lo mette in palla. Serve qualcuno che faccia qualcosa di diverso…". Magari Andrey Rublev, che Jannik affronterà lunedì, negli ottavi di finale.