Nel giorno in cui il tennis italiano prende possesso di Parigi, tra un Cobolli che fa il colpaccio, un Gigante che esplode, e un Sinner sempre più leader, Omar Camporese non ha dubbi: “Il nostro movimento è il più forte al mondo”. Lo dice in un’intervista su MOW in cui analizza i protagonisti di questo momento d’oro, da Berrettini a Musetti, da Sinner a Cobolli, e rilancia: “Attenti a Musetti. E Flavio può battere chiunque sulla terra”. L’ex numero uno d’Italia, oggi voce esperta del nostro tennis, commenta l’impresa preannunciata di Cobolli, si emoziona per la crescita del tennis azzurro (“è partito tutto da Fognini”) e sottolinea che Musetti, oggi più maturo anche grazie alla paternità, è pronto a prendersi tutto. Intanto, però, riconosce il peso ineludibile del numero uno del mondo: “Sinner resta il simbolo, il più forte e il più completo, ma il bello è che ora non è più solo”. E nel confronto con Alcaraz? La spunta Jannik?

Incredibile, lo avevi detto, prima della partita mi hai mandato un audio dicendo: “Vince Cobolli in quattro set”. Beh, avevi ragione. Ma come mai avevi questa sensazione?
Sono stato fortunato. Sono sensazioni che si percepiscono, perché Cobolli in questo momento è il giocatore, tra i due, più forte, più in forma. Se vedete anche il risultato, ha servito anche per vincere tre set a 0, ha servito per il match nel terzo set. In una maniera molto positiva, mi ha lasciato un po’ così, a bocca aperta, perché non credevo potesse vincere il quarto set 6-1, dopo che aveva perso il terzo set, oltretutto servendo per il match. Quindi vuol dire che sta trovando uno stato di forma veramente di alto livello.
Quanto è grande il gap da colmare per Cobolli?
Sulla terra, secondo me c’è poco, perché comunque nell’ultima settimana ha giocato due tornei e vinto ad Amburgo, prima ancora a Bucarest. A Roma, secondo me, ha pagato troppo la tensione, troppo la sua romanità. Quindi è entrato in campo un pochettino, per non dire tantissimo, teso, anche se dall’altra parte devo dire che c’era un avversario che mi è piaciuto molto.
Cobolli oggi a chi può far paura?
A tante persone, per batterlo devi essere in forma, altrimenti rischi moltissimo. È un giocatore che sulla terra si adatta veramente bene, fisicamente si muove benissimo, ha proprio il fisico del tennista. Ha migliorato il servizio, ha la palla molto più pesante di quella che poteva essere un annetto fa. E lo vedo in un’ottima progressione positiva.
Questo movimento del tennis italiano cosa ci fa capire?
In questo momento, siamo i più forti al mondo, perché abbiamo vinto nei maschi, abbiamo vinto la Billie Jean King Cup nelle femmine, abbiamo vinto la Coppa Davis. Abbiamo il numero uno, abbiamo il numero sette al mondo, che adesso è Musetti, abbiamo due giocatori top ten, abbiamo un movimento dietro che fa paura. Quando tu hai un giocatore, due giocatori che fanno da traino a tutti gli altri, è normale che poi dopo il movimento cresca sempre di più. Io credo che sia stato un movimento nato anni fa da Fognini, perché dopo la nostra epoca dell’inizio degli anni ’90 si era un po’ perso. Ma Fabio è stato bravo a far cominciare questa evoluzione del tennis italiano. È partita da lui, poi è arrivato Berrettini, adesso c’è Sinner, Cobolli e tutti gli altri nei primi 100. Quindi questo ci deve far capire che ha lavorato bene la Federazione, in una maniera incredibile. Ha portato tornei importantissimi in Italia, come le Atp Finals, come ha portato la Coppa Davis a Roma. Io erano trent’anni che non ci andavo: ho visto un Foro Italico incredibile, cambiato in meglio.
Sbaglio o c’è meno la “Sinner mania” con l’expolit di Gigante e degli altri?
La “Sinner mania” forse si può sentire un pochettino di meno, perché fanno eco anche le vittorie degli altri giocatori. Però Sinner è Sinner, non c’è verso. Anche a Roma si è visto: quando è entrato in campo, dopo tre mesi di squalifica, ingiusta e lo ripeto, c’è stata un’ovazione, il Campo Centrale era sempre pieno. Quindi è giusto che sia così. È normale, perché in questo momento è il tennista numero uno al mondo. È quello che fa più scalpore di tutti. E questo lo vediamo anche nella sua presenza fuori dal campo, come nelle pubblicità: in televisione c’è sempre, le fa tutte lui. Gli manca solo di fare la pubblicità degli slip… Perché comunque lui ha la faccia giusta. È un bravissimo ragazzo, si vede. Adora la sua famiglia. Quando è in campo è il massimo della professionalità, è encomiabile. Quindi non c’è niente da dire: è giusto che sia così, è giusto che sia il numero uno al mondo. Fa di tutto per esserlo.

Come lo vedi in campo?
A Roma l’ho visto bene, un po’ in calo verso i quarti di finale, tra la semifinale e la finale. Ma è normale, perché dopo tre mesi di inattività ci sta ad avere un piccolo calo fisico, probabilmente anche mentale. Gli mancava giocare delle partite. È stato veramente bravo: ha vinto una partita agli ottavi con Cerúndolo molto importante, io sinceramente non ci credevo in quella partita. Invece è stato bravo, è stato lì, è stato da grande campione. È stato lì con la testa. Dopo il primo set ho visto che c’è stato un “click”, in maniera positiva, ha ripreso fiducia nei propri mezzi. È stato veramente bravo. Poi il match con Ruud è stato una cosa incredibile. Però in questo torneo lo posso vedere veramente bene. Anche se si gioca tre su cinque, la terra mi sa che è un pochettino più veloce rispetto a quella di Roma, quindi per il suo gioco probabilmente è meglio.
Il confronto con Alcaraz, chi la spunterà?
Non lo so. Stiamo parlando dei due, in questo momento, che sono di un’altra categoria rispetto agli altri. Poi dietro, secondo me, in questo momento c’è Musetti, che è nella parte di Carlos. Quindi rivedere un altro match di semifinale tra Alcaraz e Musetti sarà una bella partita. Non saprei dirti, in questo momento, chi può vincerla tra Sinner e Alcaraz, ma io insieme a loro ci metto anche Musetti. Le prime partite comunque sono sempre le più difficili. Ieri Sinner ha giocato con Gasquet, 38 anni, l’ultima partita della sua carriera a Parigi. Forse una partita che non fa neanche “testo”. Anche se Gasquet è stato uno dei più grandi talenti e un grandissimo campione, però a 38 anni non si è neanche allenato tanto bene per giocare quest’ultima partita. Quindi è stato un risultato molto netto.
Abbiamo capito, comunque, che Musetti è tra i tuoi preferiti…
Te lo dico da tantissimo, per me è quello che gioca meglio a tennis rispetto a tutti gli altri e credo che finalmente abbia trovato una buona condizione, perché comunque viene da una finale e due semifinali in tornei 1000. Credo, quindi, che sulla terra battuta sia tra i primi 5 e in questo Roland Garros potrebbe davvero sorprenderci. Un giocatore di talento che mi piace tantissimo e che ricorda un po’ il tennis della mia epoca. Vedere ancora un tennista che usa il rovescio a una mano, che manovra la palla in tutte le maniere, in grado di coprire qualunque parte del campo… come fa a non piacere? Adesso ha messo su anche un buon dritto, serve anche un po’ meglio, ha trovato una buona mentalità e penso sia anche più responsabile. Su quest'ultimo aspetto penso che abbia inciso in modo positivo anche la nascita del figlio. Non dimentichiamoci che stiamo parlando di un ragazzo che ha solo 22 anni e che può fare davvero grandi cose.