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Altro che Sir Lewis, il vero signore di questa F1 è George Russell: "Mio papà lavorava quattordici ore al giorno per farmi correre sui kart, e adesso io…”

  • di Alice Cecchi Alice Cecchi

29 maggio 2025

Altro che Sir Lewis, il vero signore di questa F1 è George Russell: "Mio papà lavorava quattordici ore al giorno per farmi correre sui kart, e adesso io…”
L’intervista rilasciata dal britannico al Daily Mail ha riportato il focus sul carattere da signore di George Russell, uno di quei piloti che da sempre si è fatto riconoscere per la sua classe. Dai soldi resi ai genitori, che hanno dovuto fare parecchi sacrifici per permettere al britannico di correre, alle storie sul papà, con cui ha avuto un rapporto difficile

di Alice Cecchi Alice Cecchi

Non è mai stato tutto rose e fiori per George Russell: dietro al volto pulito e al talento del giovane pilota britannico si nasconde una carriera costruita con fatica, sacrificio e ostinazione. Guardarlo oggi, in Mercedes, dove riesce a brillare nonostante la monoposto non sia nella migliore delle condizioni, fa pensare al suo esordio con la Williams, alle lacrime dopo il primo podio e alla voglia di farsi notare per dimostrare davvero il suo potenziale a Toto Wolff. Spesso criticato per i suoi modi a volte fin troppo diretti di dire le cose come stanno - al centro dell’attenzione del finale di stagione 2024 il suo battibecco con Max Verstappen, con cui ancora adesso si guarda in cagnesco - in realtà George Russell ha tanto da raccontare. In un’intervista con il Daily Mail, il britannico si è aperto sulla questione famiglia, con cui ha sempre dimostrato di essere legato senza però negare le difficoltà: nel mondo della Formula 1 spesso chi emerge lo fa grazie a sostegni economici imponenti.

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Un rapporto difficile con il papà, Steve, che per il figlio ha fatto di tutto: al Daily Mail Russell ha raccontato di come, tra notti insonne e turni di quattordici ore, il padre abbia cercato di raccogliere più budget possibile per la carriera sul kart del figlio - con i prezzi per un’intera stagione che vanno dai centomila euro in su. “Mio papà lavorava dalle sette del mattino fino alle nove della sera per portarmi a correre nel weekend. Da piccolo mi chiedevo sempre dove fosse il mio papà, non era così bello onestamente” ha spiegato il pilota della Mercedes. “Ad oggi però ho reso tutti i soldi ai miei genitori. Appena ho iniziato a guadagnare gliel’ho detto subito, volevo rendergli tutto - circa due milioni di euro”.

Un piccolo George Russell ai tempi del karting con papà Steve Russell
Un piccolo George Russell ai tempi del karting con papà Steve Russell.

Con una situazione così tirata a livello economico però, per il piccolo George Russell c’erano delle conseguenze a livello relazionale con il padre: “Se facevo errori stupidi si arrabbiava tantissimo. Negli otto anni passati sul kart ho sicuramente dei bei ricordi, ma anche tante immagini dei miei che litigavano perché mio papà era troppo duro con me”. “Dovevo fare la pole e vincere, ma anche se era così lui preferiva concentrarsi sulle cose che avrei comunque potuto fare meglio” ha aggiunto il pilota della Mercedes, che adesso però è in ottimi rapporti con la sua famiglia: “Quando sono stato preso nel Junior Programme papà mi ha dato l’opportunità di spiegare le ali e volare, passando dall’essere uno str***o al mio più grande fan”. In un ambiente in cui spesso l'apparenza conta più della sostanza, George Russell si distingue per la sua autenticità. In uno sport di tanti Sir, uno dei piloti che più si distingue per la sua classe è proprio lui. Ed è nella sua storia che si trova l'altro lato della medaglia del motorsport, che spesso è anche duro e proibitivo non solo con gli atleti stessi, ma anche con le famiglie che aggiustano interi stili di vita per poter passare anche solo un weekend in più in pista.

George Russell durante il weekend del Gran Premio di Monaco, concluso in undicesima posizione al volante della Mercedes
George Russell durante il weekend del Gran Premio di Monaco, concluso in undicesima posizione al volante della Mercedes.
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