Panchine che scottano in serie A, rivoluzioni e involuzioni come non si erano mai viste. Incastri, trattative segrete. Annunci e dietrofront. Gli allenatori nel calcio moderno sono ormai capitani non sempre coraggiosi di barconi che spesso rischiano di affondare. A loro sono riposte tutte le speranze di riuscita o meno di un progetto sportivo che, ormai, deve tenere conto non solo dei risultati e delle emozioni dei tifosi che vorrebbero vincere tutte le partite, ma anche dei bilanci, perché se si inizia a scricchiolare con i numeri si rischia grosso. Alla porta bussa subito l’UEFA con i vincoli del Fari Play finanziario.
E al calcio chi ci pensa? Ormai quasi più nessuno. Basta tenere buona la pancia di chi deve venire allo stadio e comprare le magliette, far quadrare i conti e alla fine flexare, quando ci si riesce, una coppetta o uno scudetto. Però, onestamente, il calcio italiano sta crescendo?

Escluso l’Inter che si gioca la Champions League, le altre squadre, in Europa, prendono sberle. La Nazionale ormai lotta con formazioni di serie B come la Svizzera, la Norvegia e l’Austria per provare a qualificarsi alle manifestazioni che contano. Però ci sentiamo i più bravi di tutti.
Un metodo che si legge con evidenza anche nella scelta delle panchine maggiori squadre del nostro paese. E’ curioso evidenziare come, ormai, Antonio Conte sia considerato il Re Mida del nostro pallone. Quello che tocca diventa oro. Bene, ha vinto il campionato, giusta riconoscenza, ma il racconto del miracolo con braccio di ferro cosi duro tra la Juve che voleva riportarlo a casa, così si sostiene alla Continassa, visti i trascorsi dell’allenatore leccese, con la fascia di capitano della vecchia signora da giocatore e condottiero della rinascita post calciopoli, seduto sulla panchina. Poi c’era il Milan che lo avrebbe potuto prendere l’anno scorso e dicono si mangino ancora le mani in via Aldo Rossi. Restiamo appunto qui, nella sede del Diavolo. La stagione disastrosa fuori da ogni competizione europea, si è conclusa con i tifosi sotto la sede a chiedere di andarsene a tutti, nessuno escluso. Cardinale devi vendere, Scaroni e Furlani a casa, Ibra fuori dal campo il nulla e poi critiche agli allenatori Fonseca e Conceicao. C’era questo rapporto da sistemare e allora, dopo l’assunzione del direttore sportivo Igli Tare, si è scelto l’usato sicuro, quello che fa tornare il sorriso al popolo del Milan: Massimiliano Allegri. Un ritorno, in mezzo stile direi dopo le stagioni grigie con la Juventus, dell’allenatore con il quale i rossoneri avevano vinto il campionato nella stagione 2010-2011. Un modo, onestamente, un po’ medievale di pensare il calcio che in Europa viaggia ormai a mille all’ora, con squadre che ti vengono a rubare palla a tutto campo, mentre da noi si idolatra la mentalità del corto muso. Però l’importante era tappare la bocca polemica del tifoso arrabbiato.
L’Inter invece è a uno snodo. Potrebbe essere il finale più bello di sempre o una lunga agonia di sogni spezzati all’ultimo. Campionato perso di un punto e champions League assaporata. Ma c’è da giocare e si può fare ancora la storia. Anche qui il tema allenatore è centrale e incuriosisce la critica che si fa a Inzaghi, in quattro anni capace di riportare i nerazzurri ai massimi livelli europei senza investimenti sul mercato, ma a rischio fallimento non dovesse alzare il trofeo più importante di tutti. E probabilmente prossimo a lasciare l’Inter e il calcio italiano. L’offerta araba alletta e soprattutto il rumore delle chiacchiere potrebbe averlo stancato. Ma staremo a vedere, qui in 90 minuti ci si gioca tutto. Sullo sfondo c’è la suggestione Fabregas, il nuovo maestro del calcio che ha stupito alla guida del Como.
Scoppiano panchine un po’ ovunque. Perché se la Juve ha perso Conte al fotofinish, convinto da De Laurentis a restare nella Napoli che l’ha eretto nuovo eroe nell’olimpo maradoniano, vorrebbe fregare Gasperini alla Roma. Una telenovela degna del miglior Centovetrine. Con un nuovo protagonista che si chiama Raffaele Palladino di Mugnano di Napoli, che ha Firenze ha mandato tutti a quel paese dopo una stagione un po’ turbolenta, e sogna di proseguire il lavoro dell’amico Gasp in quel di Bergamo. Piazza intelligente ed equilibrata diventata più esigente. Non sarebbe facile.
Ci sono ancora pagine da scrivere in questo romanzo, dove sbucano personaggi e nuove storie come funghi. L’ultimo è Andrea Pirlo che oggi anno ci riprova. Sembra lo voglia il Pisa, salutato da Pippo Inzaghi in direzione Palermo. Sarà ma io questi due li preferivo in campo.
