Matteo Gigante, 23 anni, romano, numero 167 del mondo, ha fatto fuori Stefanos Tsitsipas e si è preso il terzo turno del Roland Garros. Tutto questo da qualificato, senza mai aver vinto una partita in uno Slam fino a due giorni fa. Adesso però è lì, a Parigi, che si guarda intorno e si chiede se davvero sia tutto vero. La risposta è sì. E il suo pugno alzato alla fine del match non è un gesto di esultanza: è la reazione istintiva di chi sa di aver appena cambiato il corso della propria carriera. Contro un ex finalista di Parigi, uno che fino a poco fa occupava i piani alti del tennis mondiale, Gigante ha giocato con il cuore prima ancora che con la racchetta. Ha lottato, ha retto, ha saputo soffrire. Ma soprattutto ha avuto il coraggio di non sentirsi inferiore. Non ha tremato quando l’avversario ha reagito, non ha esitato nei momenti pesanti. Si è preso tutto quello che c’era da prendere. Punto dopo punto, fino all’abbraccio finale sotto la rete. “Mi sento molto bene. È stata una lotta, lui è un giocatore fantastico. Sono felicissimo. Questo è il frutto del lavoro fatto negli ultimi mesi insieme al mio team”, ha detto a caldo.

Poi, con quella naturalezza disarmante di chi non si è ancora reso conto del colpo appena piazzato, ha aggiunto: “È pazzesco, sono qui da due settimane, spero di restare ancora un po’”. La sua faccia al termine dell’incontro è l’immagine più limpida della giornata: un sorriso sghembo, lo sguardo che cerca complicità sugli spalti, la mano chiusa come a dire “Ma davvero l’ho fatto?”. E sì, l’ha fatto. Ha battuto un top 20 in uno Slam. Ha dominato il centrale di Parigi come se fosse casa sua. E ha messo la sua firma su una delle sorprese più clamorose di questa edizione. Dall’altra parte, Stefanos Tsitsipas ha provato a resistere, ma è sembrato lontano anni luce dalla versione brillante e carismatica che qualche stagione fa sembrava destinata a dominare. Gli errori si sono moltiplicati, i vuoti di tensione anche. E alla fine, quando ha stretto la mano a Gigante con un gesto affettuoso e sportivo, sembrava il primo a sapere che quella non era una disfatta qualsiasi. Ma un passaggio di testimone.

Ora per Gigante arriva Ben Shelton. Ma il punto non è il prossimo match. Il punto è che Matteo, finora, era “uno sconosciuto” tra i big. E invece adesso è uno dei volti nuovi e sorprendenti del Roland Garros, il volto di chi ha ribaltato le gerarchie, di chi ha preso la porta principale senza aspettare inviti. A Roma ci era arrivato con i sogni. A Parigi li sta trasformando in realtà. Gigante, di nome. Ma finalmente anche di fatto.