Lì fa male e fa male tanto. E’ qualcosa che chiunque appartenga al così detto sesso maschile ha dovuto imparare sulle sue palle (non è un refuso, ndr) e a sue spese già da piccolissimo. Fuguriamoci quanto fa male quando una botta proprio lì te la da la una motocicletta. La tua motocicletta, che invece dovrebbe farti solo godere. E’ successo, e non è nemmeno la prima volta, a Fabio Quartararo, che ieri in prova s’è ritrovato a fare i conti con quel dolore lancinante che ti parte dal basso della pancia fino a lasciarti senza fiato. La moto che sbacchetta, lui che ha uno scatto in avanti e l’impatto con il serbatoio. Poi la scena di dolore, i piedi che pistano fitto a terra come per provare a scaricare quella specie di scossa elettrica e pure l’imbarazzo di dover giustificare che sì, il dolore arriva esattamente da lì. Una scena che alla fine, se andiamo a stringere, fa pure un po’ ridere, finchè non ne sei il protagonista. A Fabio Quartararo era successo pure nel 2022 (qui il video), sempre a aprile, ma quella volta c’era stata di mezzo una caduta.
Però, al di là degli episodi, a far riflettere un po’ è la metafora e la facile associazione che si può fare: la Yamaha sta facendo di tutto per rompere le palle a Quartararo. Ok, detta così è un po’ forte, ma il ragazzo di Nizza (con sangue italiano, però) anche a Austin s’è ritrovato con una M1 che non fa l’unica cosa che lui gli ha chiesto: andare forte nel giro secco. “I tempi sul passo ci sono pure – ha commentato – il problema è che se partiamo indietro in gara poi è difficilissimo, se non impossibile, recuperare posizioni. Quelli davanti scappano e ritrovarsi nel mucchio è pure problematico per le gomme, che si consumano prima e in maniera diversa”. E’ una frase che il francese ripete ormai da due stagioni. E che oggi suona come una promessa disattesa. Perché è vero che i problemi tecnici non si risolvono con due disegnini degli ingegneri, ma è vero pure che quella richiesta era la premessa per accettare un rinnovo di contratto che alla fine c’è stato. Lui, Fabio Quartararo, ha firmato sulla base della promessa fatta. E che adesso, nonostante siamo solo al terzo GP della stagione, sembra già non mantenuta.
Per piazzarsi nei dieci, ieri, Fabio Quartararo è stato costretto ancora una volta a guidare a vita persa. E l’ammaccatura ai testicoli, probabilmente, è niente rispetto a quelle che sente nel cuore. Perché quando sai di essere il più forte (o comunque uno dei più forti) e non te la puoi giocare con gli altri rischi di impazzire molto di più di quando una moto da quasi due quintali ti scarica tutto il suo peso proprio lì dove non batte il sole. Una sensazione che conosce bene anche un certo Marc Marquez. Solo che se la sensazione è la stessa è la reazione che è diversa. Uno si lamenta e non fa nulla per nascondere l’insofferenza (e la sofferenza) con cui fa i conti, arrivando anche a lanciare ultimatum più o meno espliciti alla Honda. L’altro, Fabio Quartararo, invece, sta lì, lavora sodo e sorride pure.
Uno così ti ritrovi a volergli bene per forza. Perché nella storia della MotoGP moderna, se andiamo a guardare, non ce ne sono stati mica tanti che hanno avuto la forza di mostrarsi così sereni anche davanti alle colpe degli altri. Ieri, complice pure quella botta dolorosa presa proprio lì, avrebbe potuto presentarsi in sala stampa col sangue negli occhi, invece le sue parole potrebbero essere un messaggio da far leggere ogni mattina ai pessimisti cosmici e ai rabbiosi d’ogni età. Perché non è della moto che ha parlato, ma di se stesso e della necessità di fare i conti con i difetti per adeguarsi a loro quando non c’è modo di eliminarli. “Ho sbagliato io, perché ho provato a stare dietro a Pecco ma facevo linee diverse – ha detto – Devo assolutamente imparare a stare più tranquillo nel time attack, devo guidare più semplice, adesso spingo troppo al limite”.