A Silverstone ha provato a fare quello che proprio non gli riesce: accontentarsi. Ma gli è andata male lo stesso e adesso Marc Marquez sembra la copia triste del cannibale che è stato fino a tre anni fa. Un po’ perché il suo corpo, nonostante tutto il lavoro fatto, non gli restituisce i feedback che vorrebbe. E un po’ perché si ritrova a guidare una moto che, oltre a non andare più forte come un tempo, la ha anche deluso. Cioè, a deluderlo è stata la Honda, ferma ad aspettarlo mentre lui tentava il miracolo di rimettersi in forma, sperando che il suo talento bastasse a coprire il gap con le moto dei costruttori europei. Adesso la situazione è di crisi nera, tanto che ad ammetterlo è stato addirittura il boss di HRC (come abbiamo raccontato qui) e Marc Marquez si ritrova, ancora una volta, circondato da un consiglio.
Dopo Jerez, nel 2020, sono stati in tanti a dirgli che avrebbe dovuto smettere. Quando poi i guai fisici si sono fatti ancora più seri, quei tanti sono diventati ancora di più. Poi, però, vista la caparbietà del fenomeno di Cervera, quelli che gli consigliavano di smettere avevano cominciato a tacere. Adesso, però, sono tornati a farsi sentire e a dirlo è proprio Marc Marquez.
“Molte persone intorno a me dicono che è ora di smettere – ha spiegato in una intervista alla BBC (qui il video completo) - ma molti altri mi dicono di provare ad andare avanti. Ascoltare i secondi è quello che sto facendo. Non nascondo, però, che in passato ci ho pensato, soprattutto nei periodi dei continui interventi chirurgici”. Marc Marquez non ha intenzione di smettere e ribadisce di volerci provare ancora, però lo sguardo che ha racconta tantissimo di un ragazzo che sta facendo i conti con un mare di dubbi. E probabilmente anche con qualche voce dentro che gli suggerisce di ascoltare il più cinico dei consigli. Anche perché, come ha raccontato nel suo docufilm, tra quelli che gli dicono di smettere c’è anche il suo venerato nonno paterno.
“La pausa estiva è stata una manna per me. Ho avuto molti infortuni durante la prima parte della stagione e ero abbastanza vuoto nelle ultime gare. La costola era rotta, il dito era rotto, la caviglia era rotta. Mi sono preso tempo per ricostruire il mio corpo e anche per ricostruire la mia energia, ma ho comunque un po’ di dolore. Non sono al 100%. Il problema non è solo la moto, sono anche io e tutto un insieme di altre cose: è dura davvero. Però mi sento pronto a lottare ancora per le vittorie, solo che dobbiamo capire perché non ci stiamo riuscendo”. Non attacca Honda e, anzi, gioca la carta di quello che guarda prima dentro se stesso e intorno a se stesso, ma è chiaro che la RC213V è oggi una moto su cui stanno facendo malissimo tutti e che fa maturare la voglia di dire basta (Alex Rins se ne è andato in Yamaha dopo una sola stagione e Joan Mir ha raccontato che sta pensando a un anno sabbatico). “Oggi non siamo in grado di lottare per il titolo – ha concluso l’otto volte campione del mondo – Dobbiamo fare in modo di esserlo nella prossima stagione. La MotoGP è in continua evoluzione. Bisogna essere sempre presente e cercare di migliorare perché è quello che fanno le altre case e gli altri piloti. Crescere insieme alla moto è quello che cercherò in questa seconda parte della stagione. È tempo di ritrovare tutti una piena fiducia e spero che il prossimo anno potrò pensare ancora a lottare per il titolo”.