Quel 31 maggio 2009, per gli appassionati radunati al Mugello, non era cominciato nel migliore dei modi. Perché al Mugello non piove quasi mai, ma quando le sue colline erbose si riempiono di fango ci vuole un’ottima motivazione per vedere le gare col sorriso. Le sportellate tra Mattia Pasini e Marco Simoncelli però, furono un’ottima motivazione.
Era l’ultima gara della classe 250 al Mugello, che l’anno successivo avrebbe lasciato il posto alla 600 con motore Honda. Marco era campione del mondo e, come l’anno prima, il circuito toscano sembrava una questione riservata a lui e ad Hector Barberà. Lo spagnolo parte primo, l’italiano secondo. Dall’ottava casella invece scatta Mattia Pasini, che in una decina di giri raggiunge il gruppo di testa. Poi il contatto tra il Sic e Alvaro Bautista, entrambi larghi, e Mattia che si mette davanti alla Casanova Savelli. Due curve che gli piacciono. Marco però recupera e si avvicina mentre i giri passano.
Il finale di gara è qualcosa di spettacolare, si prendono a sportellate. Con violenza e affetto, per vincere ancora più del solito. Per tutte le volte che se le sono date sulle minimoto del babbo di Mattia, per tutti i metri che hanno macinato assieme in pista. Più che una gara di moto sembra una partita di tennis. Un colpo, la risposta. Un altro colpo, il tempo che torni al mittente, ed ecco che arriva la risposta. Avanti così per due giri, mentre il resto del mondo si chiede se in tutta quella foga sia possibile stare in piedi fino al traguardo. Ci riescono, Mattia Pasini davanti e Marco Simoncelli dietro. Poi, sul podio, la foto insieme, sul gradino del numero uno che quel giorno era un po’ di tutti e due. Come fratelli.
Loro due, quella gara, l’hanno anche commentata. Con la leggerezza dei romagnoli che corrono in moto per correre in moto. Che vanno forte perché godono a guidare. Simoncelli che urla “Pasini c’è” e quell’altro che ci mette un “Bravi ragazzi, guarda che gente nel box”. Si fanno i complimenti e si prendono in giro. Ed è un'emozione spaventosa, anche se delle moto vi importa pochissimo.