Questo weekend abbiamo visto Kimi Antonelli debuttare ufficialmente (e in grande stile) in Formula 1, ma tanti ancora si chiedono: da dove salta fuori questo ragazzo? Come ha fatto ad arrivare così in alto così in fretta? Abbiamo girato la domanda a Stefano Tredicine, team manager del KGT Kart Racing Team e istruttore federale di ACI Sport, che ha avuto modo di vederlo crescere sui kart da quando aveva 9 anni.

Quando e come hai conosciuto Kimi Antonelli?
"L’ho visto muovere i suoi primi passi sul kart quando aveva 9 anni. In questo ambiente ci si conosce tutti, e Kimi, con il suo carattere socievole e allegro, ha fatto amicizia con tutti fin da subito. Nel mondo dei kart durante le gare, dove tutti vivono insieme per giorni, il suo approccio amichevole e la sua capacità di socializzare lo rendevano una figura benvoluta da tutti".
Si vedeva già che era un talento speciale?
"Sì, assolutamente. Ma la vera differenza non era solo la velocità: era la costanza. Lui non era veloce ogni tanto, era veloce sempre. Su ogni pista, con qualsiasi condizione atmosferica, lottava sempre per le prime posizioni. Era talmente veloce e costante che, nella scuola federale ACI Sport, è diventato ben presto un riferimento per gli altri ragazzi. Non solo imparava in fretta, ma era lui stesso a dispensare consigli ai compagni su come essere più performanti”.

Ed è proprio qui che sta il suo segreto. Non un colpo di genio isolato, non una vittoria sporadica, ma la capacità di essere sempre lì, sempre davanti, sempre competitivo. Sempre e comunque. Questa costanza lo ha portato a diventare tra i migliori piloti italiani nelle competizioni internazionali e a realizzare il suo più grande sogno: guidare in Formula 1.
Ora il grande salto è arrivato, insieme alla prova più difficile: dimostrare che quella costanza può fare la differenza anche nel circus. Staremo a vedere.
