“Mi siedo solo a colazione, pranzo e cena”. Pedro Acosta vorrebbe solo correre e invece, sia perdonato il gioco di parole, gli tocca fare il pilota di MotoGP. Impegni di ogni tipo, interviste, appuntamenti con gli sponsor, mai un momento di relax e tempo passato effettivamente sulla sua moto da corsa che si riduce a una percentuale minima di quello speso a fare ciò che eviterebbe. E’ giovane, ma lo dice come potrebbe permettersi di dirlo uno già navigato. Anche questo è Pedro Acosta che, ospite del podcast IronFran, non s’è limitato a parlare di crono, corse, pronostici e aspettative in vista della stagione di MotoGP che sta per cominciare. Ma, anzi, ha voluto fare luce su un aspetto che magari pochi appassionati riconoscono, ma che quasi tutti i piloti soffrono. “La gente deve capire che siamo ragazzi giovanissimi con vite da uomini adulti –ha tuonato Acosta – E siamo perennemente esposti. Attraverso i social media, attraverso le riviste, attraverso la TV. Esci a mangiare, e non mangi perché devi scattare foto, vai in spiaggia ma non ti rilassi perché comunque c’è sempre qualcuno. E’ come se avessimo una telecamera che ci registra ventiquattro ore al giorno. Capita che mentre mangio devo alzarmi per scattare foto, altrimenti sono il cattivo. Il problema è che dobbiamo essere persone pubbliche ventiquattro ore al giorno. Se potessi esprimere un desiderio, sarebbe quello di poter camminare per strada senza che nessuno mi riconosca, anche solo una volta al mese. Questo è ciò che mi manca di più".

Più Casey Stoner, insomma, che Valentino Rossi, almeno da questo punto di vista, con il giovane pilota della KTM che ha spiegato che la sua vita è cambiata incredibilmente non con la vittoria dei titoli mondiali, ma appunto con l’arrivo in MotoGP. “Dalla Moto3 alla Moto2 non si molto il cambiamento a livello mediatico – ha raccontato – con la MotoGP invece è diverso: da gennaio non mi sono più fermato, ho dato tutto. Perché se non hai eventi con uno li hai con un altro. Si è sempre sotto i riflettori e in MotoGP dalle 9 del mattino alle 8 di sera non c'è sosta. Ci sono tante cose: incontri, interviste, televisione, ecc. Ti siedi solo per colazione, pranzo e cena”.
Se ultimamente s’è visto un Pedro Acosta un po’ nervoso e meno disposto allo scherzo e alla battuta, quindi, è perché la sua misura –in termini di esposizione – è colma. Vorrebbe, e non lo nasconde, poter correre e basta. E non c’entra niente, almeno a sentire quello che dice, la crisi di KTM, così come non c’entrano le voci che lo vorrebbe quasi in preaccordo con Ducati per la prossima stagione. Anzi, è a KTM che pensa e è convinto di poter far bene: “Cosa mi aspetto dal 2025? Per dire che sarà stato un buon anno ci vorrebbe che vincessi, ma, siccome nella scorsa stagione sono arrivato sesto in classifica generale, diciamo che vorrei arrivare quarto quest’anno”.
Ci crede e non lo nasconde, anche se è consapevole che gli avversari da battere avranno nomi importanti. “Non ci manca niente – dice ancora Acosta – Abbiamo Enea Bastianini che ha fatto bene e ha vinto gare in MotoGP giocandosi anche il titolo quando era in Gresini; abbiamo Maverick Viñales, che ha vinto con tutte le moto che ha guidato; abbiamo Brad Binder che sa come funziona la KTM e anche io ora ho esperienza con la MotoGP e con la KTM. E poi abbiamo Tech3 con la sua esperienza e un test team perfetto con Pol Espargarò e Dani Pedrosa".
E gli avversari? I nomi di Acosta sono gli stessi che fanno tutti: Marc Marquez e Pecco Bagnaia. Anche se sulla convivenza tra i due in Ducati preferisce tagliare (sibillinamente) corto: “Non è un mio problema, ma nello stesso box può esserci solo un numero 1”.