Non è più l’Europeo dei campioni, ma quello dei diritti. L’inginocchiamento, gli stadi e le maglie brandizzate con i colori dell’arcobaleno e qualsiasi altra manifestazione per la libertà hanno contraddistinto più delle tattiche calcistiche viste in campo. Il problema è che tutti i calciatori, invece di esprimere davvero quello che pensavano sui vari argomenti, si sono adattati alle decisioni delle Federazioni. Tutti tranne uno, Leon Goretzka. Il calciatore tedesco del Bayern Monaco ha preso più di una volta posizione sui temi di attualità a partire dall’ultima polemica a ridosso di Germania- Ungheria. Il paese magiaro avrebbe infatti varato una legge fortemente restrittiva nei confronti della comunità LGBTQ+. La UEFA invece aveva vietato di illuminare coi colori della bandiera arcobaleno lo stadio di Monaco dove si sarebbe disputata la partita. La Germania di tutta risposta aveva criticato la decisione della Federazione facendo appendere negli stadi di tutte le squadre professionistiche del paese una bandiera con i colori dell’arcobaleno. Ma lui ha fatto di più.
Notoriamente impegnato nelle politiche attiviste, Leon Goretzka aveva già dichiarato a pochi minuti dal calcio d’inizio che “noi della Germania vogliamo combattere il razzismo e l’omofobia come squadra”. E ironia della sorte, o forse no, è stato proprio lui a segnare la rete del pareggio dei tedeschi praticamente a tempo scaduto che ha sancito la qualificazione alle fasi eliminatorie. L’esultanza è stata tanto semplice quanto densa di significato. Corsa sotto la curva ungherese che, per tutta la partita gli ha rivolto cori omofobi, e gesto del cuore con le mani. La spiegazione, semmai ci fosse stato il bisogno, è poi arrivata su Twitter: “Spread Love, Wembley calling!”.
La stoccatina a Orbán e alla Uefa è stata l’ultima delle numerose frecciate del calciatore che non ha neppure risparmiato il proprio pubblico. Dopo la secca sconfitta contro la Francia, numerose critiche sono piovute nei confronti dell’allenatore Low e sulla prestazione della squadra. Leon Goretzka ha risposto con una delle qualità che non proprio contraddistingue il popolo tedesco, l’ironia. “È fantastico avere di nuovo 82 milioni di allenatori della Nazionale e non più 82 milioni di virologi" aveva detto…evidentemente il problema dei tuttologi non esiste soltanto da noi.
Giugno è stato un mese di fuoco per Leon Goretzka che anche dal punto di vista politico si è voluto togliere qualche sassolino dalla scarp… etta da gioco. Ha infatti deciso di mettersi in posa con una canotta bianca brandendo con due mani una bandiera con su scritto 2Kein Fußball den Faschisten“, cioè “Niente calcio per i fascisti“. Se il messaggio lanciato dalla foto non fosse stato chiaro, il calciatore ha poi voluto specificare il suo pensiero: “Spero che alle prossime elezioni AfD (partito di estrema destra) perda più voti possibile. Queste persone pensano che il problema sia l’altro, magari il migrante. Dobbiamo parlare con loro e spiegare perché con la conoscenza anche il populismo di destra sparirà”.
Già occasione di una raccolta fondi per la lotta al Coronavirus lanciata proprio dallo stesso centrocampista tedesco (dove peraltro aveva donato un milione di euro), Leon Goretzka aveva attaccato il gruppo politico tedesco: “È un partito appoggiato da gente che nega il coronavirus e che relativizza l’Olocausto. Ma viviamo in una democrazia che niente e nessuno potrà distruggere. E noi dobbiamo approfittare dell’attenzione mediatica che abbiamo per far conoscere questi argomenti e lottare pubblicamente contro di loro”. Beh che dire, senza tanti giri di parole proprio come fa Leon Goretzka, Chapeu…o meglio Hut ab!