I test della MotoGP sono una goduria se ti piacciono le moto. Forse addirittura meglio di un GP, al netto del fatto che una gara viene sempre prima di tutto il resto. Vedere le moto da vicino e dei balzelli verso il futuro più o meno grandi fatti dai costruttori sono bei privilegi sempre, ma i test di fine stagione sono l’apoteosi di tutto questo, specialmente considerando i piloti: nuove squadre, nuove moto, tute e livree libere dalle imposizioni da parte degli sponsor. Di contro, raccontare questa giornata può essere frustrante: modifiche che sui giornali vengono bollate come evidenti sono, nella maggior parte dei casi, microscopiche. Vengono raccontate dai responsabili dei team, ma un giornalista fa fatica a individuarle e l’analisi dei tempi diventano quasi impossibili, anche considerando che il tipo di gomma non viene indicato. Il martedì di Barcellona al Montmelò è stato questo e pure qualcosa in più: Marc Marquez tutto in rosso, Pecco Bagnaia di bianco vestito. E poi le cadute, la tuta di Marco Bezzecchi, il nuovo box Aprilia, il campione del mondo, la tecnica in evoluzione.
La giornata in pista comincia con Lorenzo Savadori, che porta fuori per lo shakedown le Aprilia RS-GP 25 di Marco Bezzecchi e Jorge Martín. Quest’ultimo ha deciso di mettere sul cupolino le due stelle dei mondiali vinti (a quello di domenica scorsa si aggiunge il mondiale vinto in Moto3 nel 2018) e di aspettare ancora per annunciare la scelta che, a sensazione, lo porterà a correre col numero uno. Anche perché Jorge ha tutta l’intenzione di ricordare a sé stesso e al mondo quello che ha fatto: la poltroncina su cui siede nel box è dorata, il casco con cui scende in pista anche. Nei primi giri la moto sembra troppo morbida, fa grandi movimenti. Roba che viene in buona parte risolta entro la fine della giornata. Oltretutto Marco Bezzecchi, che è dall’altra parte del box con una tuta esagerata, bella e moquettata, sembra avere gli stessi commenti: la moto curva, è bellissima in ingresso e nella prima fase della percorrenza, la staccata però è da capire e l’uscita da migliorare. Roba che viene in buona parte risolta entro la fine della giornata. In tutto questo vedere Alessio Uccio Salucci fuori dal box di Bezzecchi per osservare la faccia di Marco, cercando un sorriso per sincerarsi che a quel ragazzo lì le cose vadano bene, dice molto di questo mestiere. A fine giornata Martín è 11°, Bezzecchi 13°.
Il momento che ha polarizzato di più l'attenzione dello stuolo di giornalisti in pista è quello di Marc Marquez, che si presenta nel box attorno alle 10 della mattina - con l’apertura della pitlane - per poi salire sulla moto dopo più di un’ora. Quando lo fa, inutile a dirlo, il momento diventa solenne. La claire viene su un poco alla volta, lui è seduto su una seggiolina ad aspettare i fotografi. La moto, tutta rossa, viene messa in luce per metà. Lui, altrettanto in rosso, sembra un pilota venuto dal futuro, o dal cinema, o dall’inferno. È un uomo di lava, una palla di fuoco, qualcuno dice di latex, di certo è la livrea più estrema che si sia vista da quando la MotoGP ha questo nome: Marc guida una Ducati GP25, guiderà quasi soltanto quella chiudendo in quarta posizione dopo aver avuto anche un piccolo problema tecnico e aver salutato la Gresini Racing con un amabile dito medio. Marc parlerà con Bagnaia nel box, che invece è in bianco, un po’ come il foglio da cui vorrà ripartire dopo questa stagione meravigliosa e amara e un po’ come Casey Stoner, che nel 2009 a Phillip Island corse così sulla Ducati. Pecco guida la GP24, la GP25 e una via di mezzo, per essere sicuro di dirigere le operazioni di sviluppo nella giusta direzione. I due parlano, si capiscono, concordano su tutto il lavoro da fare.
A impressionare di più dal punto di vista tecnico è il dispiegamento di forze mostrato da Yamaha, che ritrova un team satellite - fresco di titolo mondiale - e riempie i box di ingegneri: quindici persone venute con un aereo dal Giappone (ma pure dall’Italia) per ascoltare i piloti e tornare a casa per lavorare. Nello specifico la Yamaha M1 sfoggia un nuovo telaio e i piloti sembrano contenti: Fabio Quarrtararo è secondo, e felice, mentre Alex Rins chiude ottavo, anche lui molto positivo sulle novità portate in pista.
Tra i piloti Honda Johann Zarco continua a essere il più veloce, vicino a un Aleix Espargarò che in tuta bianca su moto nera - del tutto nuova - chiude col 14° tempo. Meno felici Joan Mir e Luca Marini, rispettivamente 15° e 18°. Quest’ultimo è stato il primo pilota a cadere, a cui si sono aggiunti nel corso della giornata Alex Marquez (che chiude col primo tempo), Raul Fernandez, Jorge Martín con una scivolata in curva 5 ed Enea Bastianini, che anche lui alla 5 ha completamente demolito la sua KTM RC16. Enea, 16° a fine giornata, non è sembrato troppo a posto. A far parlare in KTM è soprattutto Pedro Acosta, che ha passato buona parte della giornata in prima posizione per poi chiudere in 9° posizione, ben contento di essere passato al team ufficiale. Tra le novità più significative portate dagli austriaci c’è un cupolino che sembra trapiantato da una Ohvale, per il resto Acosta ha lavorato soprattutto sul feeling, mentre Brad Binder ha messo le mani sull’elettronica. I tre debuttanti hanno fatto il loro lavoro: bene, niente di assurdo, tanto tempo per lavorare ancora e confrontarsi con gli altri.
In generale Ducati resta il riferimento assoluto, tra la GP23 e la GP24 c’è una grande differenza nel modo in cui lavora la gomma e questo renderà più veloci i piloti che corrono per i team clienti, per non parlare di Fabio Di Giannantonio - passato a salutare con tanto di tutore - che invece avrà una GP25. Ad avvicinarsi, comunque, sono in molti: Yamaha sta facendo lunghi passi in avanti e la sensazione è che arriveranno prima di quanto si possa immaginare, Aprilia sta entrando in una nuova era, KTM verrà trainata da Pedro Acosta e potrà avvicinarsi ancora. Noi lasciamo Barcellona con emozioni contrastanti, perché la stagione è stata lunga e intensa, pure complicata a tratti, ma vedere questi piloti, le nuove moto e tutte le promesse del 2025 fa venire voglia di ripartire. E alla prima gara mancano 100 giorni.