Lunedì 18 novembre è il grande day after della MotoGP: Il campionato è finito, il titolo di Jorge Martín e manca un giorno ai test ufficiali che daranno ufficialmente il via al 2025 del motomondiale. Nei box 37, 38 e 39 del Montmelò è apparecchiato un piccolo buffet per i giornalisti che arrivano in circuito coi postumi della serata prima. Il suono all’interno dei box è assordante, cupo, potente. Se la gioca con la MotoGP ed è sicuramente meglio di qualunque altro mezzo a due ruote. Questo perché Harley-Davidson ha organizzato una giornata con le Road Glide del Team Screaming Eagle che corrono nel King of the Baggers. Tra i piloti che la proveranno, un po’ a sorpresa, c’è anche Marco Melandri, che la notte prima era in consolle all’Opium di Barcellona a suonare per Pecco Bagnaia, Jorge Martín e un gran numero di persone venute dal paddock.
Prima all’Eicma, adesso Randy Mamola te lo trovi anche qui.
“Eh, sì! O lui è ringiovanito o io sono invecchiato, me lo trovo sempre contro!”.
Eravamo praticamente tutti d’accordo con te: un team indipendente non può vincere un titolo mondiale. Eppure Jorge Martín e il Team Pramac ci hanno dimostrato il contrario. Che ne pensi?
“Sono sempre stato scettico, ma sono stato contento di questo risultato. Avendo vissuto gli anni migliori della mia carriera in un team satellite vederli vincere… sono stato contento di essere smentito. Poi io tifavo sia per Martín che per Pecco, perché sono due campioni enormi. L’anno prossimo ci sarà anche Marc Marquez a spingere Bagnaia a vincere ancora”.
Pensi che saranno loro due, Bagnaia e Marquez, a giocarsi il mondiale, oppure Jorge Martín potrà inserirsi in questa lotta, forte di una nuova Aprilia e di tutta la forza mentale prodotta dal titolo?
“In Aprilia cambieranno tante cose, quindi non mi aspetto che per loro sia così facile migliorare in fretta. Prima bisogna capire Martín come si trova sulla moto e vedere quali criticità riscontra, in che zone. Poi i tecnici e gli ingegneri dovranno cominciare a esplorare diverse aree, lavorando anche su assetti magari anche un po’ fuori dagli schemi per prendere informazioni. E poi, chiaramente, lavorare per migliorare la moto: se devi lavorare su di un telaio, un forcellone o una piastra di sterzo… non è così banale, poi la moto è un’insieme di cose e anche il motore fa molto, va a condizionare la ciclistica e viceversa”.
Se dovessi scommettere quei due spicci che ti ballano in tasca tra Pecco Bagnaia e Marc Marquez, su chi li giochersti?
“Quello che mi colpisce più di tutto il resto è che Marc Marquez ha una fame incredibile. Pecco quest’anno è stato mostruoso, ha vinto 11 gare. Però forse a volte si è rilassato troppo, perché credo che tanti errori siano dovuti alla deconcentrazione, non al fatto che abbia esagerato. Però sai, Marquez è un cagnaccio, prendi Barcellona: non è mai andato bene, eppure in gara era lì e per metà gara è sembrato averne quasi più di Pecco e sarà forte”.
È stata la prima stagione di Pedro Acosta in MotoGP: non ha vinto, ma è andato fortissimo. Come valuti la sua stagione?
“Ha fatto molto meglio di quello che è il risultato finale, se ci pensi è l’unico senza una Ducati a buttarsi lì nel mezzo, a parte due o tre gare dove Aprilia è andata forte. E quando tutte le altre KTM calano lui spesso riesce a stare davanti, poi magari sbaglia, però succede perché è decisamente sopra al limite della moto. Credo che oggi KTM abbia due opzioni: o svolta e inizia a vincere, oppure rischia di non poter andare avanti più. Ma Pedro è forte, vediamo”.
Da martedì in KTM arrivano Enea Bastianini e Maverick Vinales. Che dici di loro?
“Con Enea sarà una bella tara, lì capiremo un po’ il livello della moto. Spero che lui si trovi bene sulla moto perché anche il camminato ha bisogno di altre moto là davanti”.
Siamo qui perché tra poco proverai la Harley-Davidson Road Glide del team ufficiale Screaming Eagle, che corre in America nella King of the Baggers.
“Prima mi ha chiamato John Hopkins, poi gli americani di Harley-Davidson. Ci siamo visti in Eicma io, Jason di Harley e il Verga (Alberto Vergani, manager di Marco Melandri, ndr.) e davanti a un caffè è nata questa cosa. Avevo già idea di venire al GP per la musica, Campinoti mi aveva invitato a suonare, così abbiamo messo le due cose insieme: torno in moto dopo tanto tempo, è una moto particolare, bella. E secondo me è una cosa simpatica, perché Harley ha un target non proprio di giovanissimi e avvicinarsi al racing con un pilota - vabbè, ex pilota - di quarantadue anni è bello, può starci”.
Pensi che vada forte?
“Ah, se guardi i tempi loro (Kyle Wyman e James Rispoli, piloti ufficiali del team) loro vanno forte, io no di sicuro! Però… a dire la verità… non è che mi spaventa, però sono nervoso, anche se devo fare pochi giri non la sto prendendo sotto gamba, a questa moto qui devi dare del lei”.
Ieri ci hai fatti divertire in console, alla festa di fine anno di questa MotoGP.
“A me piace, suono da tantissimo tempo! Ieri mi sono divertito, c’era una bella atmosfera! Adesso chissà, spero di riuscire a restare nel mondo moto con la musica. A Eicma ho fatto in&motion, poi NIU, sono stato a fare il GP d’Italia al Mugello, a suonare in città in Malesia, robe così. E poi cosa ho fatto… il WDW a Misano e dovrebbero arrivare anche altre cose quest’inverno”.
Quindi non è vero che i piloti non sanno più divertirsi…
“No, no! Ieri ne ho visti tanti e fanno bene: il cervello è come un muscolo, ha bisogno anche lui di rilassarsi”.