Ci sono poche cose che sappiamo di Iga Swiatek, numero uno del mondo indiscussa del tennis femminile e vincitrice di 5 slam, una è che le piace il tiramisù, l’altra che il suo idolo era ed è Rafa Nadal. È strano, in un mondo in cui ormai sappiamo tutto di tutti, anche del numero 400 del mondo, avere alla prima posizione del ranking una giocatrice così riservata e poco incline a condividere estratti della sua vita professionale e personale. Non che sia importante, ma comprenderla quando si trova sul campo da gioco sembra un esercizio troppo complicato, sotto al cappellino, che porta sempre con la visiera molto bassa, quasi come a voler nascondere gli occhi, decifrare i suoi pensieri e quindi identificarsi con le sue emozioni diventa impossibile.
Per questo cerchiamo di descriverla come possiamo, con le poche informazioni che abbiamo, la chiamiamo robot, dominatrice, invincibile, tutti termini che tendono a spersonalizzarla, che tolgono la parte emotiva in favore del suo talento tennistico eccezionale, è un’operazione sbagliata probabilmente, ma come fai a descrivere quello che non vedi?
Per certi versi, anche il numero uno del tennis maschile, Jannik Sinner, le somiglia molto, anche lui porta sempre il cappellino, in campo è sempre calmo e concentrato, e maschera così tanto bene le sue emozioni che a volte sembra che non ne stia provando neanche una. Ultimamente però, almeno dallo scorso anno, l’atteggiamento dell’italiano in campo è un po’ cambiato, i momenti in cui incita il pubblico si sono moltiplicati, così come quelli di distensione, ad esempio nei sorrisi dopo un bel punto fatto o subito. Il giocatore Sinner con il tempo si è ammorbidito un po’, lasciando spazio a tifosi e addetti ai lavori di entrare, per quanto possibile nel suo mondo e nelle sue partite, rendendo più facile quindi l’operazione di decifrazione di cui sopra. Swiatek non ha ancora, ammesso che voglia farlo, raggiunto questo stadio, le sue partite assomigliano a una fredda esecuzione che mette in atto nei confronti dell’avversaria di turno, senza provare particolari emozioni mentre lo fa, né dopo averlo fatto. Ovviamente non è così, anzi, controllare le emozioni per la polacca è stato sempre molto complicato, per questo, da qualche anno i è fatta affiancare da una psicologa che la aiutasse nella preparazione dei tornei e durante gli stessi. Recentemente, al Roland Garros, che poi ha vinto, è stata immortalata dalle telecamere mentre piangeva a dirotto dopo la vittoria in rimonta contro Naomi Osaka, in una partita in cui era stata a un passo dalla sconfitta. Per la prima volta abbiamo visto il lato fragile della polacca, che ci ha ricordato che nessuno è un robot e dover reggere le pressioni di essere numero 1 del mondo deve essere molto più difficile di quanto lei stessa lo faccia sembrare.
In quel Roland Garros, una settimana e mezzo prima di vincerlo, era apparsa sugli spalti per vedere il suo idolo, Rafa Nadal, tentare l’impresa contro il futuro finalista del torneo Alexander Zverev. Swiatek non ha mai fatto segreto di tifare lo spagnolo fin da quando era piccola, e di aver cercato di cogliere qualche segreto del suo gioco, per quanto possibile, e riportarlo nel proprio. Qualche similitudine, in effetti, è possibile trovarla nei colpi della polacca, il dritto soprattutto ha una rotazione così importante, che ricorda quello su cui Nadal ha fondato i suoi successi. Oltre a questo, anche il footwork, così leggero nonostante l’importante massa muscolare, accomuna i due. Stili di gioco simili, portano a risultare simili e non è un caso che Swiatek abbia vinto 4 dei suoi 5 slam sulla terra rossa, superficie su cui si sente nettamente più a suo agio rispetto alle altre e che, per arrivare al presente, fatichi così tanto sull’erba.
Sabato infatti, seppur arrivata, come ormai accade da tre anni consecutivi, con la vittoria al Roland Garros nella borsa, si è dovuta arrendere a Yulia Putintseva al terzo turno di Wimbledon, nonostante la vittoria del primo set. Il torneo più prestigioso del mondo sembra un enigma irrisolvibile per lei: non ha mai superato i quarti di finale e, anzi, solo in un’occasione, lo scorso anno, ha superato gli ottavi. Anche qua i paragoni con Nadal sono evidenti, il maiorchino ha vinto il Roland Garros molti anni prima e molte volte prima di potersi imporre a Wimbledon, C’è da dire però, che Nadal già a 20 anni riuscì a raggiungere la finale del torneo, venendo battuto, per due anni di fila, da Roger Federer, il migliore di sempre su quella superficie. Swiatek non riesce a imporsi più per demeriti personali, che per meriti delle avversarie, la polacca è indiscutibilmente la migliore su tutte le altre superfici, tranne che sull’erba. Problemi di tipo di gioco, molto più adatto alla terra, come detto, ma anche di energie mentali. Dopo la sconfitta con Putintseva, Swiatek ha ammesso di essere arrivata un po’ scarica mentalmente all’appuntamento, svuotata da una lunghissima stagione su terra, dove, vincendo la maggior parte dei tornei a cui ha partecipato, ha giocato tantissime partite e, di conseguenza utilizzato un’enorme quantità di energie, fisiche e mentali.
Ricaricarsi nel poco tempo a disposizione tra la fine del Roland Garros e l’inizio di Wimbledon sarà il passo finale, che la polacca dovrà compiere per rendere la sua carriera veramente leggendaria e imporsi come una delle più grandi di sempre di questo sport. Per farlo potrà ispirarsi, ancora una volta, al suo idolo Rafa Nadal, che fermato più volte dall’avversario di sempre Federer, riuscì, modificando la propria programmazione e il proprio stile di gioco, a battere il Re nel suo giardino di casa e compiere quello step finale, che Swiatek ha davanti adesso.
Per quanto riguarda la stretta attualità, adesso il tabellone femminile a Wimbledon, persa la sua dominatrice, si apre e diventa imprevedibile. Gauff ha perso, Sabalenka si è ritirata prima che il torneo iniziasse, la logica porta a pensare che la favorita adesso sia l’ultima “big-four” rimasta, Elena Rybakina, già vincitrice del torneo due anni fa. Come ben sappiamo però, negli slam, la logica spesso lascia spazio all’imprevedibilità, ed ecco che per giocatrici come Svitolina e Collins l’occasione di trovare il primo trionfo è ghiotta. Infine, una menzione per la vera rivelazione di questo 2024 tennistico, Jasmine Paolini, pronta ad approfittare di un lato di tabellone in cui è l’unica finalista slam rimasta, a bissare il successo del Roland Garros e ripresentarsi in finale per il secondo major di fila. Non ci dimentichiamo che un mese fa al Roland Garros, proprio Paolini è stata colei che ha posto fine al torneo di Rybakina.