Doveva essere una prima settimana difficile, complicata, appena visto il tabellone, da bravi italiani, prima abbiamo pianto preventivamente, preoccupati di quante energie avrebbe usato già nelle prime partite del torneo, rischiando così di arrivare a quelle importanti con il serbatoio quasi vuoto, poi abbiamo gridato allo scandalo, chiedendoci come fosse possibile, da numero 1 del mondo, avere un tabellone così difficile. Guardando il torneo però, è emersa una verità logica e banale, ma che la maggior parte delle volte tendiamo a dimenticarci: essere numero 1 del mondo, non vuol dire necessariamente avere il tabellone più facile possibile, vuol dire invece avere tutte le carte in regola per arrivare in fondo al torneo, anche con un tabellone difficile.
Jannik Sinner, al primo Slam da numero 1 del mondo, ha fatto proprio questo, è riuscito a superare una prima settimana in cui ha dovuto battere 3 giocatori molto ostici come Hanfmann, Kecmanovic e Shelton, e un campione ex finalista slam (proprio a Wimbledon) come Matteo Berrettini. Lo ha fatto perdendo solo due set, in due partite dove comunque stava già conducendo due set a zero. Preoccupati dei suoi avversari, ci siamo scordati di quanto fosse forte Sinner, che, giusto per non farsi mancare nulla, è arrivato a Wimbledon con in borsa la vittoria di Halle e, non dimentichiamolo, due semifinali in due anni consecutivi nelle precedenti edizioni.
Il dominio di questa prima settimana quindi non può sorprenderci, ma non deve neanche essere fatto passare come un qualcosa di banale, l’altro grande favorito di questo torneo, Carlos Alcaraz, con un tabellone altrettanto difficile, è andato a un passo dall’eliminazione contro Francis Tiafoe al terzo turno, trovandosi 2-1 sotto nel conto dei set, e vicinissimo al quinto set contro Hugo Humbert. Lo spagnolo, dopo le fatiche del Roland Garros, torneo che comunque ha vinto, ha fatto molta fatica a giocare sui suoi standard soliti, perdendo al Queen’s un paio di settimane fa e, come detto, faticando e non poco in questa prima settimana di Wimbledon.
Quello che impressiona di Sinner non è il fatto che vince le partite difficili, questo essendo il numero uno del mondo dobbiamo aspettarcelo, ma che lo faccia giocando con il pilota automatico, impostando una velocità di crociera insostenibile per quasi chiunque e alzando il livello ancora di più se l’avversario è in una particolare giornata positiva (come contro Berrettini). In certi momenti sembra di rivedere il miglior Djokovic, che arrivava alle seconde settimane degli slam con una facilità irrisoria e senza permettere ai suoi avversari, di pensare di avere la benchè minima possibilità di mettere in dubbio il risultato finale. Gli alti e bassi nelle sue partite non esistono, esiste un livello sotto al quale non scende mai e per i suoi avversari, fare partita pari significa giocare a quel livello per il più lungo tempo possibile, sempre che riescano ad avvicinarsi.
Non avrà i picchi di gioco di Alcaraz, per continuare il parallelismo con il suo rivale, ma non ha neanche i suoi bassi. L’ha capito molto bene anche Shelton ieri, in una partita in cui l’americano ha messo giù tutte le armi a sua disposizione, servizio fulminante compreso. Il risultato è stato un dominio netto di Sinner nei primi due set, e un terzo set equilibrato, dove, come contro Berrettini, la differenza l’ha fatta un tie-break in cui l’altoatesino ha resistito, annullando anche diversi set point, alla forza della disperazione dell’avversario, chiudendo così una partita che sarebbe potuta diventare complicata.
Ai quarti troverà Daniil Medvedev, non esattamente un erbivoro, ma comunque numero 5 del mondo e vincitore slam. Sarà il primo di tre ostacoli durissimi per alzare per la prima volta il titolo più prestigioso del mondo e consacrarsi vera leggenda di questo sport. London Calling, per il numero 1 del mondo è il momento di entrare nei libri di storia.