Sembrava di essere tornati indietro nel tempo, al 2021, quando Sinner non era il numero 1 del mondo e non aveva ancora vinto uno Slam, e il giocatore italiano con più probabilità di vincerne uno era Matteo Berrettini, che ancora non aveva conosciuto quanto possono fare male gli infortuni e quanto sia difficile convivere con essi. Che fosse una partita equilibrata potevamo aspettarcelo, Berrettini arrivava dalla finale a Stoccarda e sull’erba ritrova sempre il suo miglior tennis, anche all’improvviso, senza nessun tipo di preparazione. Lo scorso anno aveva battuto nell’ordine Sonego, De Minaur e Zverev, prima di perdere agli ottavi contro il vincitore del torneo Alcaraz, strappandogli comunque il primo set.
L’equilibrio che abbiamo visto però è andato oltre anche le più rosee previsioni, i due ci hanno regalato una partita spettacolare, di un livello che poteva valere tranquillamente i quarti o la semifinale. Berrettini doveva essere perfetto per centrare l’impresa, Sinner no, ma comunque non poteva permettersi di sottovalutare un rivale che vanta una finale a Wimbledon e che, giusto ricordarlo, nei suoi migliori momenti, negli Slam, perdeva solamente contro Djokovic, Federer e Nadal. Per lunghi tratti della partita, Berrettini ci è riuscito, è stato perfetto, risultando ingiocabile con il suo schema preferito “servizio e dritto” e riuscendo a essere molto solido anche con il rovescio. Quando gioca così, batterlo è difficile anche per il numero 1 del mondo, perché le finestre di gioco disponibili in cui Sinner avrebbe dovuto far prevalere la propria superiorità sono state pochissime.
Nel primo set, Sinner ha dovuto giocare molto bene il tie-break, per portarsi avanti nel conto dei set e, magari, minare la fiducia del suo avversario. Il pensiero che il momento più bello della partita fosse ormai passato ha pervaso lo stadio in quel momento, quando Sinner, dopo una risposta miracolosa, ha trovato un passante in lungolinea di rovescio complicatissimo, seguito dal pugno alzato verso il proprio angolo. Ancora una volta però, abbiamo sottovalutato Berrettini, che, invece, subito il colpo, ha ritrovato fiducia, annullando due palle break a inizio secondo set e ricominciando a giocare come se nulla fosse successo, piazzando anche il break, che lo ha portato a servire per il 5-2. Lì è arrivato il vero primo momento in cui Sinner ha vacillato e ovviamente la risposta è stata da campione, i piedi sono diventati improvvisamente velocissimi, l’aggressività è aumentata, in poche parole ha iniziato a giocare da numero 1 del mondo. Gli è bastato per recuperare il break di svantaggio, ma non per evitare il secondo tie-break consecutivo. Ancora una volta, la risposta ha fatto la differenza, una volta neutralizzato il servizio di Berrettini, Sinner è riuscito ad alzare nuovamente il proprio livello negli scambi da fondo, portandosi avanti due set a zero.
Dopo quasi due ore di gioco non c’era più niente che potesse far pensare a una possibile rimonta, anzi, il fatto di aver lottato quasi alla pari per due set contro il numero 1 del mondo, ci sembrava un qualcosa per cui Berrettini dovesse andare fiero. Il tennista romano invece, ha fatto molto di più, vincendo il terzo set in poco meno di mezz’ora, ottenendo due break grazie a un gioco essenziale (servizio e dritto), ma efficace e al contemporaneo calo del suo avversario. Il quarto set, vista l’ora tarda, sarebbe stato l’ultimo della giornata in ogni caso. Per Sinner si stava prefigurando uno scenario molto simile a un incubo, perdendo il quarto set, infatti, si sarebbe ritrovato nella condizione di tornare in campo il giorno dopo a dover giocare un set secco, contro un avversario in fiducia e fresco, dopo una notte di riposo.
La partita, già bellissima, è diventata stupenda, Berrettini, ormai “on fire”, ha ottenuto un break precoce, in un game dove il suo dritto è stato inarrestabile. Nel momento più difficile della partita, Sinner ha nuovamente mostrato il suo lato extraterrestre, iniziando a colpire la palla sempre più forte, anche se sembrava impossibile. È stato il momento in cui ci siamo sentiti fieri di essere italiani, rappresentati nel più importante campo del mondo, da due grandissimi campioni, uno alla ricerca di sé stesso dopo due anni di inferno, l’altro nel pieno della sua forza mentale e fisica, dopo una lunga costruzione, due amici così lontani caratterialmente in campo, ma così vicini nel loro picco di gioco. Si è giunti all’ennesimo tie-break, il terzo della partita ed è stato il momento in cui Sinner si è trasformato in Djokovic e ha realizzato il delitto perfetto. È bastato un errore, uno solo, forse l’unico veramente grave, di Berrettini, per permettere a Sinner di alzare le braccia al cielo. Sul 3-2, il tennista romano, ha piazzato l’ennesima prima a uscire della sua partita, Sinner si è tuffato per raggiungerla e in qualche modo è riuscito a intercettarla e ributtare la palla dall’altra parte della rete, a quel punto Berrettini ha iniziato a muoversi velocemente per andare a colpire il diritto a sventaglio dal lato del rovescio, il suo colpo. È stato l’unico momento in cui abbiamo visto il lato oscuro di Matteo, dopo tre ore e mezzo in cui è riuscito perfettamente a mascherare i suoi difetti, impostando la partita solo su quelli che sono i suoi punti di forza, le gambe lo hanno tradito all’improvviso, e quel diritto, che in genere tira a occhi chiusi, è uscito largo. È stato il momento in cui è finita la partita, almeno metaforicamente, ufficialmente è successo qualche punto dopo, sull’ennesima risposta fulminante di Sinner.
In questo tipo di partite, la grandezza di Sinner si vede a posteriori, leggendo le statistiche di fine partita. La più incredibile riguarda il tie-break del quarto set: Berrettini ha servito 6 prime su 6, con 2 ace e 2 servizi vincenti, questo vuol dire che le finestre disponibili per Sinner per assestare il minibreak decisivo sono state solo due, ed entrambe partivano con la prima dell’avversario in campo (di quello che da quasi tutti i giocatori viene considerato il servizio migliore del mondo). A Sinner non solo sono bastate, ma è riuscito a non rischiare nulla, nel frattempo, nei suoi turni di servizio, portando a casa una partita molto più che complicata. Non che ce ne fosse bisogno, ma Sinner ha dimostrato ancora una volta la propria grandezza, insieme ad Alcaraz è il favorito principale anche per questo Wimbledon e poterebbe arrivare a un’eventuale semifinale con lo spagnolo, con in bocca l’amaro del quinto set perso al Roland Garros e quindi con un rinnovato spirito di vendetta.
Dall’altra parte Berrettini ha perso una partita che non avrebbe perso contro nessun’altro, forse neanche contro Alcaraz. Con questo livello di gioco avrebbe battuto qualsiasi altro avversario del tabellone e, questa, seppur magra, è comunque una consolazione. A 28 anni e l’incertezza di poter essere competitivo su cemento e terra, forse, paradossalmente, viste come sono andate le cose, la sconfitta pesa più per Berrettini (soprattutto considerando la sfortuna di aver incontrato Sinner così presto nel torneo) che quanto sarebbe pesata a Sinner. Sarà l’ennesimo punto da cui ripartire, sperando che riesca, come ha detto lui stesso, a essere continuo nella programmazione, accantonando definitivamente i problemi fisici che lo hanno massacrato negli ultimi anni. Questo storico incontro italiano sul campo da tennis più importante del mondo ci lascia con due certezze: Sinner, al momento, può perdere solo contro un giocatore, che si chiama Carlos Alcaraz, dall’altra parte Berrettini non è ancora finito come volevano farci credere e anzi, con un po’ di continuità, può tranquillamente tornare a essere il giocatore che era prima e saldare, prima o poi, il conto in sospeso che ha con questo torneo.