Il venerdì è il giorno migliore per andare a vedere le moto da bordo pista. Lì capisci meglio il circuito, qualche differenza tra i piloti e, sopratutto, il clima: a Jerez de la Frontera per esempio alcune tribune erano piene già dalla mattina, dimostrando quanto la gente abbia capito che il 2024 si correrà una stagione storica. Per l’Aprilia, per Acosta, per Ducati e, qui in Spagna soprattutto, per Marc Marquez che è tornato veloce: la gente di Jerez lo ha applaudito ogni minuto e mezzo per tutto il secondo turno della giornata. Lui chiude con una seconda piazza il primo turno e con una P3 il secondo, dietro soltanto a un Francesco Bagnaia da record e da un (quasi) altrettanto efficace Maverick Vinales. “Stamattina rispetto agli altri piloti Ducati ero più forte ovunque”, ci racconta Marc a fine giornata. “Questo pomeriggio con il vento che c’era ho sofferto un po’ nelle curve veloci, oltre che alla curva 5, che è una curva a destra in cui il vento spinge. Ho sofferto più del solito ma c’è di buono che, se perdo due decimi lì rispetto a Bagnaia, sistemando questa cosa posso fare un bello step”.
Il cambio di approccio è evidente: “Stamattina sono uscito per primo, volevo stare davanti e senza nessuno per fare il tempo. L’anno scorso cercavo sempre la scia e adesso è il contrario, voglio essere sempre da solo, spingere”. A usarla, la scia, ci ha pensato Pecco Bagnaia, che ha usato il riferimento dello spagnolo per migliorare un T3 in cui “guidando con lo stile Honda fa ancora la differenza”.
Quando gli chiediamo se trovarsi nella posizione dell’inseguito lo infastidisce, lui risponde senza pensarci troppo: “Ah, sono le corse. E se facciamo due conti Pecco può ancora usare un sacco delle mie scie prima che andiamo a pari (ride, ndr). Però questo va bene per me, se qualcuno usa la tua scia è perché sei veloce, come ho fatto lo scorso anno. L’ho usata tanto perché lui era il più veloce e adesso la usa lui, magari avrà imparato un po’ il mio T3 ma se avrò modo di seguirlo - anche nella Sprint di sabato - potrò imparare un po’ il T4. Queste sono le corse, a volte li segui tu altre ti seguono loro”.
Il gol è il podio o la vittoria? “Il gol è il podio. Ci siamo arrivati nella sprint ma prima di puntare alla vittoria bisogna puntare al podio. Vediamo se riusciremo a farcela qui. Ad Austin abbiamo avuto una possibilità, ora l’obiettivo è il podio. Sai, sarò in MotoGP da più di dieci anni ma l’ambizione è sempre la stessa, voglio stare con quelli davanti. E, come dice un mio amico, ora sto ballando con quelle belle”.
Non solo: “C’è di buono che possiamo smettere di parlare di adattamento, quello è finito. Ora devo lavorare sui dettagli, mi sento già dentro la moto come ho mostrato in FP1: dentro e via, boom. È vero che ad ogni gara abbiamo dei piccoli problemi, a volte qui e altre lì, ancora non abbiamo messo tutto assieme. Vediamo cosa possiamo fare qui e nelle prossime gare per portarci a casa questo podio”.
Il punto è che questo Marc Marquez che parla di podio non è venuto a Jerez per fare secondo, specialmente considerando che si trova davanti alla sua gente e in quel circuito in cui ha perso tutto quattro anni fa. Ci proverà per quella fame già mostrata ad Austin, dove aveva già fatto questo discorso del podio salvo rovesciare il gas a due mani dopo due curve fatte davanti a tutti. E poi lo può fare per lo storytelling,perché questo circuito è diverso dagli altri e lui lo sa: a occupare cinque posti davanti a noi in sala stampa ci sono gli uomini della sua società di comunicazione (la Vertical) intenti a produrre un gran numero di contenuti. Resta il fatto che con un Bagnaia così veloce dal venerdì - che può contare anche sulla spinta di Valentino Rossi - e un Maverick Vinales carico come poche altre volte sarà durissima anche per Marc Marquez.