A inaugurare il 2024 della MotoGP abbiamo visto un Gran Premio del Qatar denso di significati ma non di spettacolo, spettacolo però che pare soltanto rimandato a data da destinarsi. A spezzare la noia ci si sono messi Marc Marquez e Pedro Acosta in quello che entrambi ricorderanno come la loro prima lotta in MotoGP. Con Pedro gli aggettivi finiscono in fretta. Da Marquez, invece, abbiamo avuto una risposta inequivocabile su tutte le domande che hanno agitato il paddock dal giorno, lo scorso ottobre, in cui ha firmato con la Gresini Racing.
Sì, Marc Marquez senza la Honda è un fenomeno. Può vincere delle gare e lottare per il mondiale come ci si aspetta che faccia un 8 volte campione del mondo. Questo suo weekend di gara, concluso con un 5° posto il sabato e una 4° posizione la domenica, gli è andato meglio di tutti i GP del 2023. Non solo: Marc porta la prima Ducati GP23 al traguardo e lo fa su di un circuito, quello di Lusail, in cui le cose non gli sono mai andate troppo bene. Lo scorso anno concluse con due 11° posti, mentre l’unica vittoria in MotoGP la ottenne in quel 2014 dorato in cui dominò la classe per dieci GP consecutivi. Un’altra vittoria c’è nel 2012, con la Moto2, ma se c’è un circuito che allo spagnolo non è mai piaciuto davvero è proprio questo.
La Ducati con lui funziona, può volare. Marc dice che dopo 11 anni ci vorrà del tempo per trovare quell’ultimo decimo, quello che divide chi sale sul podio da chi torna nel box, e probabilmente è una delle cose più vere che abbia dichiarato in questi mesi. Di certo durante l’inverno si era nascosto. Il Marc Marquez del futuro è questo qui, quello che si prepara a giocarsi un mondiale alla sua maniera, prendendo la scia quando c’è bisogno di farlo - in Q2 l’ha fatto con Enea Bastianini - e giocando con la testa dove non arriva il polso. Quando gli chiedono della gara lui si mostra soddisfatto ma non felice, tranquillo ma non rilassato. La rassegnazione dello scorso anno ha lasciato il posto alla voglia di tornare a vincere: “Dovevo gestire la gomma davanti, era quello che mi preoccupava di più”, ha raccontato a Sky dopo la gara. “Sabato nella sprint ho finito la gomma e domenica ho cercato di starci attento, poi quando Martín è scappato e ho avuto quella bagarre con Pedro Acosta - con lui che è andato lungo alla 12 - ho perso un po’ di tempo. Ho provato a riprendere Martín e usato tanto l’anteriore, quando l’ho raggiunto la temperatura era salita ed è stato difficile. Secondo me Jorge andava più forte di Binder, ma quando gli arrivava dietro non poteva sorpassarlo”.
Tradotto? Senza Acosta avrei preso Martín, che andava più forte di Binder. Nella sua testa, probabilmente, in termini di velocità pura Marc avrebbe potuto chiudere tranquillamente con un secondo posto. Noi abbiamo deciso di credergli. Per il resto, tra un mese si corre ad Austin, in Texas. E quella è casa sua. La MotoGP nella sua interezza però è, ormai da qualche anno, proprietà esclusiva di Francesco Bagnaia, una realtà con cui anche Marc Marquez dovrà scontrarsi.