Ormai è un appuntamento fisso: sai che Valentino Rossi sta correndo in auto e sai che, dopo un paio di giorni, uscirà un video in cui racconta il weekend di gara. Clip semplicissime girate con una GoPro che finanzia l’operazione in cui si vede un po’ di tutto, un’impepata di cozze di quelle che ti propone l’iPhone quando torni dalle ferie. Lui aggiunge un tappeto di musica e via, un piccolo spettacolo social che la gente si divora nel giro di un attimo. Se i reel di Valentino Rossi funzionano bene, più o meno come qualunque cosa abbia mai fatto fino ad oggi, è perché tra una ripresa e l’altra vedi davvero il backstage, il personaggio, la situazione. Capisci un po’ meglio Valentino e le corse, nonostante tutto non c'è distanza con lo spettatore. Rossi scherza, si racconta, nel primo video sulla 24 ore di Spa (che ha diviso in due parti) se ne esce brillante: “Se non tieni così la tuta (abbassata per metà, ndr.) non sei un pilota da macchina vero, sei un pilota da macchine della domenica”.
Il secondo video lo carica tre volte, perché nella prima versione c’è un ultimo frame di lui che guarda il telefono. Roba che, con tutte le probabilità, tra pochissimo diventerà un trend: ti faccio vedere momenti incredibili, velocissimi, e poi chiudo con il faccione che guarda il telefono. Tutti questi reel però finiscono per essere un problema, ne diventi dipendente e ogni volta che lo metti in play ti chiedi se era proprio necessario che lasciasse il motociclismo per correre con le macchine. Che poi, con la moto, Valentino Rossi era proprio un pilota della domenica.