La cara vecchia “tripla” è oramai un ricordo. I nostalgici delle due ruote si aggrappano all’illusione che il formidabile trittico Giappone-Australia-Malesia, con sveglia all’alba per tre domeniche consecutive, ancora esista. Ma, lacrimuccia, così non è: sono cambiati i tempi, i luoghi e le esigenze televisive. E quest’anno il Grande Classico d’Oriente - che per quasi un ventennio, salvo rare eccezioni, ha messo a dura prova le energie psicofisiche di migliaia di appassionati nel mese di ottobre – è stato spezzato, stiracchiato, adattato. Insomma; viene più semplice dire che da qui alla fine del Motomondiale 2022 ci saranno sei gare in otto settimane. Le prime tre (Aragon, Giappone e Thailandia) di fila, anche se, per rispetto della tradizione e dei sentimenti, possiamo evitare di soprannominarla “nuova tripla”. Dopo questo tour de force un weekend di pausa, a precedere la doppietta Australia-Malesia, che concluderà la stagione orientale. Il 6 novembre, ultima domenica di gara del calendario, sarà il turno di Valencia, prima di chiudere il sipario della MotoGP 2022.
Una sequenza di sei gare ravvicinate quindi, con poco tempo per pensare, calibrare, gestire. L’intero paddock del Motomondiale sarà costretto ad un turbinio di voli aerei e spostamenti, senza possibilità di cali di tensione. Perché un errore, una disattenzione, un infortunio, potrebbero compromettere tutto, in una sorta di disastro a domino. In pista, ai box, nella logistica di materiali ed energie, tutti dovranno rasentare la perfezione, soprattutto chi è in gioco per qualcosa di importante. Quartararo, Bagnaia ed Aleix Espargaro su tutti.
Quartararo, Bagnaia ed Espargarò: chi ha più possibilità?
Fabio Quartararo è il favorito per il titolo mondiale 2022; non solo comanda la classifica con 30 punti di vantaggio, ma – a differenza di Bagnaia ed Espargaro – ha già vinto e perso un campionato della MotoGP. Nel 2020, dopo l’infortunio di Marquez, era in vantaggio per la conquista del titolo anche se, come da sua stessa ammissione, si sentiva ancora psicologicamente acerbo. L’anno scorso, invece, Fabio è stato semplicemente perfetto. E per vincere il titolo, in top class, conta la gestione dei momenti, quella consapevolezza di forze e limiti che solo l’esperienza, di vittorie e sconfitte, può plasmare. “Credo che il GP di Aragon sarà la gara più difficile tra quelle che ci restano, non ho mai fatto meglio di una top 5 lì prima d’ora”, ha detto il Diablo prima di metter piede nel nord della Spagna. Lo scoglio più grande per il francese, in effetti, potrebbe essere il prossimo. Ad Aragon, pista congeniale a Bagnaia ed Espargaro, Fabio dovrà essere bravo a contenere i danni, prima della spedizione orientale. Poi, soprattutto a Motegi e Buriram, il francese aveva dimostrato nel 2019 (stagione a cui risalgono le uniche partecipazioni in MotoGP di Quartararo sui tracciati extraeuropei) di poter essere molto veloce, così come a Phillip Island e a Sepang, dove non era riuscito a concretizzare in gara. Il Diablo, visto l’attuale vantaggio, vorrebbe chiudere i giochi prima di Valencia: sul Ricardo Tormo lui e Yamaha, nelle ultime due edizioni, non hanno mai convinto.
La fretta di recuperare lo svantaggio in classifica, a questo punto, potrebbe rappresentare l’unico limite di Pecco Bagnaia, che a Quartararo ha già rosicchiato oltre 60 punti in appena quattro gare, ma ne restano altri 30. Pecco, tuttavia, dal Sachsenring in poi sembra aver raggiunto un livello di concentrazione, calma e maturità tali sfiorare la dimensione dell’imbattibilità. Il pilota di Chivasso si presenta alla decisiva “sestupla” come meglio non avrebbe potuto: veloce, in fiducia, galvanizzato dalle quattro vittorie consecutive e con prospettive potenzialmente rosee. “In generale Aragon è una pista molto buona per noi e credo che quest’anno potremo anche essere più veloci dello scorso”. Bagnaia punta a replicare nelle tappe iberiche i successi dello scorso anno, quando ad Aragon e Valencia trionfò, prima, su Marc Marquez e, poi, nel segno di Valentino Rossi. Le incognite di Pecco coincidono - in parte - con le trasferte intercontinentali. In parte perché a Phillip Island, nel 2019, il piemontese sulla Pramac sfiorò il primo podio in MotoGP. In Thailandia, Malesia e Giappone, invece, non ci sono motivi – anche solo storici - per pensare che la Ducati possa ritrovarsi in difficoltà.
Aleix Espargaro interpreta il famoso e ricorrente ruolo di colui che non ha nulla da perdere. Il 33enne di Granollers e l’Aprilia sono stati la rivelazione del 2022; hanno trionfato e incassato cazzotti, ma non hanno mai commesso errori. Se il titolo - alla fine dei giochi - non dovesse arrivare, nulla si potrebbe rimproverare ad Aleix e a Noale. Espargaro ha la possibilità di correre in libertà, alleggerito dai carichi e dalle pressioni che, invece, investono i suoi rivali. A svantaggio del pilota spagnolo ci sono i punti in classifica, trentatré, e quel feeling con l’Aprilia che non sembra più quello di inizio stagione, complice anche il brutto infortunio di Silverstone alle caviglie. Aleix, favorito dal punto di vista psicologico, non deve cadere nell’errore di mettersi pressione da solo, di pensare che questa, per lui, rappresenti l’ultima occasione di vincere un mondiale. Espargaro, a mente sgombra, tenterà il colpo grosso ad Aragon. In casa, dove è sempre andato forte. Dove, da domani, tutte le sovrastrutture si scontreranno con la logica del cronometro.