Maverick Vinales è tra i piloti più veloci della storia. Eppure a volte è come vedere una F40 sul vialetto di casa del vicino, quindi piuttosto lontano dall’ambiente in cui può dare il meglio. Non solo perché è del vicino, ma soprattutto perché è in un vialetto e non sopra all’asfalto di una bella strada di montagna in cui far respirare il motore. Maverick questo senso di inadeguatezza lo restituisce cercando nuove soluzioni, nuovi stimoli e nuovi mezzi: da Suzuki a Yamaha, da Yamaha ad Aprilia e, adesso, da Aprilia a KTM. Peccato, ma davvero, che in questa frenesia Vinales rischi di rinunciare a un po’ di lavoro su sé stesso più che sul mezzo tecnico. “Il limite della moto, non posso fare più di questo”, ha detto ai microfoni di Sky dopo il sesto posto di Assen, frutto (anche) di una penalizzazione per aver toccato il verde nell’ultima variante. “In diversi giri sono andato anche oltre al limite della moto, c’è poco da dire. Sembra che Ducati abbia fatto un altro step, guidano con troppa facilità, non mettono energia sulle gomme e fanno sempre lo stesso passo. Dobbiamo capire, ho fatto una gara incredibile e guidato sempre benissimo, ma non è mai abbastanza”.
Effettivamente Maverick Vinales è il primo pilota al traguardo senza una Ducati, eppure la sensazione è che ci fossero altre maniere per dirlo, anzi: a sentire lui sarebbe anche stato possibile chiudere con un quarto posto, considerando la raffica di vento che gli ha fatto perdere la linea all’ultimo giro: “Non so se sia stata una conseguenza del vento ma oggi la moto si muoveva tantissimo. Tutti i cambi di direzione, come dalla 6 alla 7, dalla 13 alla 14: la moto spacchettata e mi mandava fuori, dobbiamo capire perché secondo me è qualcosa di cui hanno sofferto tanto anche Miguel Oliveira e Raul Fernandez. È quello, non ho potuto fare niente”. Nello specifico, Vinales racconta di un problema dell’Aprilia nelle curve lente, come il tornantino che è la 5 di Assen: “Quando sto dietro una Ducati il primo grosso problema è che non posso fare le mie linee e quello mi mette in difficoltà. Ma nelle curve a bassa velocità, quelle che tornano indietro, loro riescono a fare pochi metri e a tirarla su molto presto. Lì ci danno la paga, secondo me è lì. Ed è una caratteristica della nostra moto, che tende ad andare un po’ più rotonda".
Fa specie, quindi, che secondo lui il circuito del Sachsenring sarà più semplice, soprattutto considerando la ‘Omega’ stretta che va da curva 3 a curva 5 sul tracciato tedesco: “Al Sachsenring le differenze saranno minori, se ce la mettiamo tutta e portiamo avanti questa trazione che abbiamo col gas al Sachsenring abbiamo una buona possibilità. L’improtante è restare concentrati e motivati, se non molliamo mai abbiamo un’altra opportunità, dobbiamo crearla”. Le idee ci sono, la voglia di tornare in alto anche. Eppure dare la colpa al mezzo tecnico per un sesto posto la domenica, specie dopo il terzo posto nella Sprint del sabato, sembra quantomeno un po' azzardato.