Un Marc Marquez in versione sabato di Assen non ci si aspettava più di vederlo. Un pilota che cade in qualifica e nella Sprint Race, al mattino e al pomeriggio, per errori obiettivamente grossolani. Un pilota che, semplicemente, pasticcia. Perché non c'era bisogno di andare ad attaccare Aleix Espargaró in quel modo, al penultimo tentativo del Q2, nel velocissimo cambio di direzione tra curva 7 e curva 8. Una manovra che ha istantaneamente presentanto il conto e, fortunatamente, lasciato il 93 nella ghiaia senza conseguenze fisiche. Forse non era nemmeno necessario, negli ultimi minuti della qualifica olandese, andare ad immischiarsi nel traffico per sperare di uscirne con una scia benedetta. Marc, nelle prove del venerdì, aveva dimostrato una certa competitività girando in solitaria. Da lì in poi sono state tutte conseguenze: partenza dalla terza fila, primi metri nel gruppo, dove gli scarichi delle moto davanti nascondono la traiettoria ideale e gli orizzonti più rosei. Alla seconda curva del secondo giro, dove si passa puntando il gas e facendo girare la moto di posteriore, Marquez taglia secchissimo sul cordolo, molto più di quanto aveva fatto nel giro precedente, quando la sua Ducati Gresini aveva già innescato bruschi movimenti e acceso pericolose spie d'allarme. La Desmosedici GP23, alla seconda forzatura in un minuto e mezzo, non perdona: il posteriore salta sulle dentature del cordolo, scaricando tutto il peso sull'avantreno, che intanto affronta fatalmente un avvallamento. Marc Marquez è di nuovo, inevitabilmente, nel ghiaione.
Rientra nel paddock mesto ma consapevole, battendo ai ragazzi del Team Gresini dei cinque che somigliano più ad ampi gesti di scuse. Comprensibilmente infastidito dalla sua prestazione, Marquez si presenta davanti alle telecamere di Sky prestissimo, qualche minuto dopo il podio della Sprint Race. Come se desiderasse gettare via subito gli strascichi, per dimenticare e guardare avanti. Vorrebbe lavare istantaneamente le scorie della sua giornataccia Marc, che intanto si assume tutte le responsabilità del caso, col mento escoriato e l'occhio meno vispo del solito: "È stato un errore grave mio, solo mio. Già al primo giro avevo preso un po' quel cordolo, ma al secondo giro dietro a tutto il gruppo ho perso i riferimenti, ho tagliato ancora di più. la moto è saltata, poi in uscita c'era anche una buca e l'ho persa. Domani dovrò stare attento a non prendere ancora quel cordolo. Che risultato avrei potuto fare? Questo weekend c'è Pecco che è un gradino o due davanti a tutti. Poi ci sono Martín e Vinales, così penso che potremo lottare per la top five, non di più. Per il momento il passo c'è, ma non è costante. Devo lavorare ancora un po' di più per capire come migliorare. Siamo lì tra la quarta e la quinta posizione come potenziale, poi però in gara si svegliano altri piloti come Bastianini, quindi non si sa mai".
Un Marc Marquez in versione sabato di Assen ci si aspettava di vederlo in Honda, quando per sopperire ai limiti tecnici del mezzo era costretto a capriole ed acrobazie un giro sì e l'altro pure. Si concedeva all'immaginazione un Marquez in versione sabato di Assen nelle primissime gare di adattamento con la Ducati GP23, una moto non immediata con cui familiarizzare, una moto non a livello della GP24 di Bagnaia, Martín e Bastianini. Ma adesso Marc ha superato quella fase, tra Sprint Race e Gare - tra Jerez e Mugello - è salito sul podio sei volte di fila. Ad Assen poi, non si può dire che la GP23 sia in difficoltà: il fratello Alex ha strappato la prima fila e si è giocato fino agli ultimi giri il quinto posto della Sprint, poi conquistato dal Di Giannantonio, compagno di marca. Allora ci si spiega solamente in parte questa fretta - questa foga deleteria - da parte di un cannibale che ha otto titoli mondiali sulle spalle e - per la prima volta dopo anni di atroci sofferenze - la concreta possibilità di vincere il nono. Troppa (comprensibile) fame di tornare in alto per Marc, che così rischia di buttare via una stagione potenzialmente epocale con la Ducati del Team Gresini. L'anno prossimo, con la Desmosedici rossa, avrà un anno in più e il doppio delle pressioni addosso. Per approdare in ufficiale il 93 ha dovuto rompere con i suoi sponsor storici. I partner di Borgo Panigale, invece, saranno davvero felici solamente se ripagati con delle vittorie. Allora ci si chiede se, con questo Marquez, quella di Ducati sia stata davvero la giusta scelta. Sportiva e commerciale.