Andrea Merloni se n’è andato. Un malore l’ha portato via, all’improvviso. Una personalità intraprendente e innovatrice la sua; numerosi gli incarichi ricoperti dal 53enne di Fabriano, dall’Indesit a Confindustria, solo per citarne i più rilevanti. Ma chi l’ha conosciuto da molto vicino ne ricorda soprattutto l’amore per le 2 ruote, decisamente la sua passione (tra le tante) più grande. Inizia tra il fango del Cross ma ben presto intuisce che è la velocità la sua vera inclinazione, mettendosi in luce in prima persona nel Campionato Italiano SBK. Un incidente lo costringe ad appendere il casco al chiodo, ma Andrea non demorde e si reinventa manager nel Racing Team Gattolone; forse ai più il nome non genera ridondanza, ma è a questa struttura che si deve l’esplosione del talento straordinario di Pierfrancesco ‘Frankie’ Chili.
Conclusa l’esperienza nelle 500cc e rimasto senza una sella dopo un periodo burrascoso, Merloni offre e convince l’asso bolognese a tornare in pista con le derivate di serie; ossia, quelle belve che lui stesso definiva ironicamente ‘cancelli’, finendo poi per diventarne uno dei più noti rappresentanti.
Quello non fu l’unico passo, fu semplicemente il primo. Nel 1995, non ancora trentenne, Andrea rileva da Giancarlo Selci l’allora cassaintegrata Benelli. Una decisione tanto folle quanto coraggiosa, che solo un innovatore poteva portare avanti. Perché non gli interessava solo la guida di un glorioso marchio del motociclismo italiano e internazionale, Andrea amava sperimentare e mettersi in gioco: sua l’idea di introdurre un innovativo sistema di raffreddamento del motore su una 3 cilindri. Sembravano reattori, dietro ai codoni di quelle moto pesaresi.
Chi non ricorda la Tornado, nella storica livrea verde/argento e unica nel suo genere per quel radiatore sotto sella e le due ventole nel codone? Una creatura così, la si poteva far debuttare solo su un grande palcoscenico quale il TT dell’isola di Man nel 2000, cui seguirono 2 stagioni nel Mondiale Superbike.
L’esperienza fu breve, è vero, eppure in quei 9 anni la casa di Pesaro fu rilanciata con dei modelli che fecero scuola. Soluzioni meccaniche e stilistiche che fecero letteralmente girare la testa i puristi, destando altresì di colpo la spietata concorrenza. Nel frattempo, il mercato si era aperto anche a un nuovo segmento che portò a presentare la nuda TnT, acronimo di ‘Tornado Naked Tre’.
La crisi mondiale poi ci si mise di mezzo rendere difficile il rilancio e il capitano si trovò costretto a cedere il timone. Ma i veri motociclisti, quelli che si salutano quando si incrociano o azzannano la pista consumando saponette, oggi si stringono alla famiglia e ai suoi cari nel ricordo di un uomo appassionato. Ecco chi era davvero Andrea: un sognatore.
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