Disse che li avrebbe voluti tutti italiani e senza tatuaggi. In parte ha dovuto ricredersi e seppur senza esagerare - se ne contano 8 nell’attuale rosa, come José Machin e Christian Gytkjaer match winner a Pisa - qualche straniero è stato prudenzialmente inserito. Riguardo alle pelli decorate accompagnate da codini e tinture beh lì c’è poco da fare, sono finiti i (bei) tempi di Giampiero Boniperti che nella Juve degli anni ’70 li voleva tutti belli, rasati, sbarbati e se possibile sposati. Oggi i giovani sono tutti o quasi così, e non solo loro.
Comunque l’aveva promesso: porterò il Monza in serie A. Ci ha messo quattro anni, un po’ di più di quanto impiegò a vincere il primo scudetto con il Milan e trasformare una squadra sull’orlo del fallimento in uno dei club più titolati al mondo.
In questo ragionamento gli anni non contano. Silvio Berlusconi è ancora tra gli uomini più importanti del calcio italiano. Una settimana fa i “suoi” rossoneri hanno portato a casa il tricolore proprio mentre si continua a discutere di una nuova proprietà e i ben informati sostengono che lì dietro ci sia ancora lui. Ieri il Monza, acquistato nel 2018 dopo l’onta della retrocessione in serie D per debiti, per la prima volta nella storia in serie A, grazie a Silvio proprietario, presidente onorario e primo tifoso, insieme al fratello Paolo e all’amministratore delegato Adriano Galliani, la vecchia guardia insomma, gente che non molla.
Fossimo in Inghilterra, questa storia sarebbe già finita negli annali, come fu per il Watford di Elton John: un grande personaggio si compra una squadra scalcagnata, promette di arrivare in breve nel massimo campionato, ci riesce e complice l’euforia ma non troppo è già lì che parla di Scudetto e Champions. Solita megalomania direte? Niente affatto, Berlusconi è così, appena gli dai una sfida esce fuori il suo talento inarrivabile per i comuni mortali. Gli ritorna persino la salute, domenica pomeriggio passeggiava sotto il sole di Pisa in attesa della partita con la fidanzata Marta Fascina, in discreta forma si direbbe, ma ciò che conta è la capacità magnetica di trasmettere carisma con la sua sola presenza. E i giocatori se ne saranno accorti, l’allenatore Giovanni Stroppa anche e non hanno potuto mancare l’appuntamento con la storia, ci è voluto un secolo intero per festeggiare la serie A, ci è voluto Silvio Berlusconi.
Pur tra errori di valutazione, la panchina a Christian Brocchi che proprio fortunato non è, aver puntato su Mario Balotelli svogliato e senza motivazioni, la rosa del Monza 2021/22 è stata costruita per il salto di categoria. Alcuni giocatori sono già piuttosto esperti, il portiere Eugenio Lamanna, il centrocampista Mattia Valoti scuola Spal, l’attaccante Andrea Favilli, altri addirittura dei veterani come Gabriel Paletta, oriundo argentino che passò pure in nazionale quando avevamo l’abitudine di giocare i mondiali, e Luca Marrone, ex juventino che segnò un bel gol proprio nel giorno dell’addio al calcio di Alex Del Piero e ieri ha suggellato la promozione con un gran colpo di testa.
Si aggiunge dunque un derby alla serie A, in un anno molto fortunato per il calcio lombardo che vedrà nel 2022/2023 anche la Cremonese a rinforzare la brigata insieme alle due milanesi e all’Atalanta. La promozione storica del Monza, però, ha qualcosa in più, per una società che tradizionalmente ha fornito ottimi giocatori alle grandi squadre, come Patrizio Sala, Pierluigi Casiraghi, Giovanni Stroppa (l’allenatore in carica), Daniele Massaro, Francesco Antonioli, Ariedo Braida. Non si offenda nessuno se sostengo che il valore aggiunto non lo dà il campo né la panchina ma la tribuna, dove siedono il Cav e il fido Adriano. Da oggi la serie A torna più ricca e divertente, da oggi finalmente ho una seconda squadra da tifare, almeno fino a quando non contenderà lo scudetto alla mia Juve…