La sfortuna li aveva perseguitati in lungo e in largo nel corso di questo 2024, ma quella del Fuji, in Giappone, è stata una sei ore da incorniciare per l’equipaggio numero #46, giunto al traguardo in terza posizione e agguantando così un podio che nel Wec mancava da troppo tempo. Rossi e compagni sono stati esemplari, soprattutto alla luce di una qualifica ancora una volta disastrosa che li ha visti poi scattare nelle retrovie della griglia: il passo gara della Bmw M4 però era assai consistente, permettendo così ad Al Arthy prima e a Rossi poi di inanellare giri veloci uno dopo l’altro, risalendo la china posizione dopo posizione.
E, al netto di un Maxime Martin che, come al solito, ha saputo gestire la sua porzione di gara in maniera eccelsa, a stupire è ancora una volta il pilota di Tavullia, sempre più in sintonia con la sua Bmw: preso il posto di Al Arthy, Valentino si è mostrato sin da subito aggressivo e in confidenza, così da continuare la risalita avviata negli stint precedenti e consegnare poi la macchina al proprio compagno Martin in piena lotta per le posizioni da podio di classe. Una progressione notevole quella del “Dottore” durante questa stagione, ancor più impressionante alla luce del fatto che, la sua M4, è di fatto uno step indietro in termini di evoluzioni rispetto ad altri competitor sulla griglia, come la 296 schierata da Ferrari Vista AF Corse o le Porsche di Manthey.
Sono ormai diverse gare che Rossi, tra un sorpasso e l’altro, riesce a mettersi in mostra, dimostrando come con il duro lavoro e il tempo speso in pista, si stia avvicinando sempre più alle prestazioni dei top driver di categoria. Un’evoluzione importante che deve ancora dare tutti i suoi veri frutti, ma che certamente strappa più di qualche sorriso tra addetti ai lavori e appassionati. A sorridere però non è solo Valentino con i suoi fans, bensì anche parte del team AF Corse che, sempre in classe LMGT3, finalmente riesce a conquistare il gradino più alto del podio con la 296 #55 di Rigon/Castellacci/Flohr, autori anche loro di una rimonta da capogiro che vale inoltre la prima vittoria in assoluto del modello 296 nella massima serie endurance.
In un certo senso, la vittoria conquistata “consola” l’altra metà del team, quella in cui al proprio interno troviamo le due 499P rosse e la giallona, artefici di una gara da dimenticare. Se quella della #83 è stata compromessa sin dalla prima curva del primo giro, con Kubica che, arrivando lungo causa un harakiri, peraltro colpendo anche la gemella #51, la gara della pretendente al titolo, la numero #50, è stata tutt’altro che in discesa. In generale, Ferrari ha sofferto a mantenere il passo degli avversari, apparsi notevolmente più competitivi su un tracciato che, già lo scorso anno, aveva visto le 499P faticare enormemente.
Come se non bastasse poi, a vincere la 6H è stata la diretta avversaria per il titolo Porsche Penske #6 che, già dodici punti avanti all’alba del weekend giapponese, gode ora di un distacco in classifica che, salvo grandi colpi di scena, sarà impossibile da ricucire nel corso dell’ultimo appuntamento stagionale. Un colpo basso alle ambizioni di titolo che, sin dalla vigilia di questo appuntamento, erano state rilanciate a gran voce, pur però sottolineando la forza degli avversari: le due rosse, salvo nella parte centrale della gara dove grazie ad una strategia aggressiva erano riuscite a risalire la griglia, con la #50 addirittura tra le prime due posizioni, non sono riuscite a riconfermare quanto di buono dimostrato ad Austin dove, tra la #83 e la #50 erano arrivate una prima e una terza posizione. Il titolo sembra ormai lontano, ma importante sarà comunque cercare di chiudere questa stagione con un altro acuto, anche in vista di un 2025 in cui la rossa sarà chiamata definitivamente ad essere protagonista.