Lavora per Honda e, proprio durante la presentazione del Team di Honda, ha avuto il coraggio di parlare male della Honda. Non è il racconto di una assurdità, ma è esattamente quello che ha fatto Alberto Puig ieri, proprio pochi secondi dopo aver tolto il velo alle due RC213V con cui Marc Marquez e Joan Mir proveranno a riportare il titolo mondiale nel box del Team Repsol.
L’ex pilota e oggi manager di HRC sarà pure uno poco simpatico nei modi e nelle dichiarazioni, ma gli va riconosciuto di non girarci mai troppo intorno. “La differenza con la Ducati è netta – ha ammesso senza neanche chiedersi se quella fosse la circostanza giusta per farlo - Hanno molto potenziale e dobbiamo migliorare. Hanno fatto un passo avanti, ed è questo che ci motiva a migliorare. Ma la realtà è che hanno un vantaggio”. Un vantaggio che Honda dovrà provare a colmare lavorando intensamente – e probabilmente anche stravolgendo il progetto di partenza della nuova moto – in questi pochissimi giorni che restano prima dei test di Portimao. E’ lì, nel circuito dell’Algarve, infatti, che si deciderà tutto e forse anche il futuro di Marc Marquez.
La possibilità che il fenomeno di Cervera possa guardarsi intorno – e magari cedere alle sirene austriache della KTM e di RedBull – sono tante e sono anche concrete e Alberto Puig sembra essere l’unico ad averlo capito davvero tra tutti quelli della Honda, che invece appaiono tutti convinti che Marquez non guiderebbe mai un’altra moto. “È chiaro che non siamo dove vorremmo – ha aggiunto Puigi - Dobbiamo continuare a testare soluzioni, abbiamo molte idee, ma dobbiamo consegnarle ai piloti e dimostrare che funzionano. Questo è fondamentalmente quello che stiamo facendo in questo momento. Dobbiamo migliorare molte, molte cose. Abbiamo anche la consapevolezza e l'autocritica per vedere che i nostri avversari hanno fatto un grandissimo passo avanti. Dobbiamo accettarlo, riconoscerlo e cercare di correre ai ripari. Se non vedi il problema, non puoi risolverlo”.
Dichiarazioni che sono praticamente un appello agli ingegneri giapponesi, per provare a cambiare un metodo di lavoro che non sta più pagando, con i costruttori europei che hanno, di fatto, rivoluzionato il modo di stare nelle corse. “Questa squadra – ha concluso il manager di HRC – ha una storia di vittorie e abbiamo il dovere di continuare su quella strada. Abbiamo piloti in grado di vincere e dobbiamo dargli la moto che li metta nelle condizioni di esprimere tutto il loro talento. In parte lo stiamo già facendo e sono fiducioso per ciò che vedremo a Portimao, ma c’è da lavorare senza sosta”.