A due anni dal suo addio dalla MotoGP Valentino Rossi mette i piedi sul cofano di una BMW M4 GT3 del team WRT, abbraccia il compagno di squadra Maxime Martin, ed esulta per la prima vittoria nel GT World Challenge davanti alla sua gente. Sono lì, tutti lì, i tifosi di Vale. Dalle due ruote lo hanno seguito alle quattro, in una nuova avventura che nessuno - forse neanche lui - sapeva davvero come sarebbe potuta andare. Perché puoi essere un campione, o una leggenda senza tempo come nel caso di Valentino, ma il motorsport è un ecosistema complesso che richiede una capacità di adattamento fuori dal comune per un pilota di oltre 40 anni arrivato, dopo una vita nel motomondiale, a competere ad alto livello nel panorama Endurance, inseguendo il sogno mai nascosto, un giorno che potrebbe non essere così lontano, di correre la 24 Ore di Le Mans.
E invece, anche questa volta, Valentino Rossi ci ha sorpresi. Dopo un anno di adattamento, necessario e fisiologico, la sua seconda stagione nel GT World Challenge sta regalando grandi soddisfazioni alla squadra, coronate con il successo in gara 2 a Misano, a casa sua, di un eroe che non ha mai lasciato il cuore dei suoi tifosi. A raccontarci la "seconda vita" di Vale, la sua passione incontenibile e le aspettative di questa carriera automobilistica appena iniziata, è Alberto "Albi" Tebaldi, amico fraterno del Dottore e cardine della VR46, nonché la persona che ha seguito più di tutti il passaggio dalle due alle quattro ruote di Valentino, accompagnandolo in ogni tappa di questo campionato. Alberto infatti, all'interno di tutto il mondo della VR46, è la figura che non ha mai smesso di seguire il Dottore, accompagnandolo in ogni appuntamento dello scorso anno e di questa stagione, seguendo passo dopo passo i miglioramenti e osservando quella "luce" riaccendersi negli occhi di Rossi ad ogni arrivo in pista.
"Quello che Vale sta facendo non è certamente un campionato mainstream - ha raccontato subito dopo il successo di Misano - E questo ti fa capire molte cose su di lui. È stato proprio Valentino, a un certo punto nel 2021, durante l'ultimo anno in MotoGP, a dirmi: "Noi dobbiamo fare il GT Fanatec". Perché il Fanatec magari non è il WEC GT3, che è un campionato del mondo, ma il Fanatec con le GT3 è il campionato più difficile e competitivo che c'è. Perché tutti i più forti sono lì: quando ci sono le gare Endurance tutte le case che sono impegnate ufficialmente portano lì i loro piloti che guidano le Hypercar. Quindi arrivano i piloti Ferrari, BMW, e arrivi a Spa - che è una pista da 7 chilometri - e ci sono 22 piloti in un secondo. Devi andare a fare la differenza a Eau Rouge-Raidillon, che è una curva che si fa a 260, una delle curve più difficili del mondo, dove ci devi mettere un sacco di cuore e di tecnica. E Valentino comunque ha bisogno di questa cosa qui".
Una sfida che per il numero 46 è un bisogno, un modo per ricominciare dopo essere stato il migliore ma anche un grande divertimento, racconta Alberto: "La cosa più più bella, più incredibile, è che Valentino si diverte tantissimo. Gli dà gusto. Quando arriviamo nei weekend di gara, che partiamo da casa, lui dopo la prima mezza giornata si illumina. Ed è veramente bello".
Quella di approdare nel campionato Fanatec e di farlo con il team WRT è stata quindi una scelta azzeccata, nata da una richiesta di collaborazione diversa rispetto alle molte ricevute nei mesi di passaggio dalle due alle quattro ruote: "Devo dire grazie anche a delle persone come Vincent Vosse, che è il capo del team WRT, perché Vale durante gli ultimi anni di MotoGP ha sempre dichiarato che avrebbe voluto correre in auto e quindi abbiamo iniziato a parlare un po' con tutti. C'era grande interesse da parte dei team, magari molto - troppo - sulla parte di marketing, comunicazione, ecc. Invece Vincent che è un racer, come Vale, lo ha seguito come suo grande tifoso quando, non so, è andato a fare la Wild Card nel Rally del Wales, perché Vale ha sempre avuto questa grande passione per le quattro ruote. E Vincent è quello che ci ha sempre cercato dicendo: "Se Vale è in un buon team dove lavoriamo, dove possiamo fare dei test, può arrivare ad esprimersi al livello dei PRO". Per lui quello era l'obiettivo, punto. Nient'altro, niente che fosse qualcosa di contorno. E' stato chiaro, ci ha detto che ci sarebbe voluto tempo: "Ci vorrà un anno per capire, per imparare". E in effetti è stato duro, ma anche solo per capire l'approccio a questo nuovo mondo: le regole diverse, la guida, tutti i particolari, il come fare la differenza di pochi decimi. Ma la scelta è stata sicuramente quella migliore che potessimo fare".
Poi, dopo un anno di fatica per prendere il ritmo in un ambiente completamente diverso da quello che aveva sempre vissuto, la soddisfazione del primo successo proprio a casa: "A Misano è stato veramente bello. Quest'anno siamo partiti con Vale davvero carico. Da dopo Spa, l'anno scorso, ha fatto un grande step e piano piano è cresciuto fino a questo risultato. Sono davvero felice per lui - conclude Alberto - perché lo vedo che gli dà gusto da matti, si diverte come una volta". E tutti, seguendolo, non possono che diversi con lui, proprio come una volta.