Un inverno, quello di Valentino Rossi, che probabilmente ha segnato il più grande cambiamento della sua vita. Ha smesso di essere pilota di MotoGP dopo un quarto di secolo ed è diventato padre per la prima volta, tutto in un paio di mesi, tutto nella prima notte del Qatar. Lui è contento, alza un grosso dito medio a quelli che prevedevano una profonda depressione e suggerivano lo psichiatra dopo il ritiro. Dallo psichiatra, se non si accende lo spettacolo, ci dovrà andare la Dorna. Anche perché Valentino lo ha detto chiaramente, sarà “pilota da corsa con il numero 46” per tutta lavita. Questo fine settimana, a Imola, correrà la sua prima gara nel Fanatec GT World Challenge Europe, campionato che nonostante il nome articolato e la dicitura Europe a dettarne i limiti richiede un piede pesante per fare bene. Massimo Calandri, storico inviato di Repubblica per il motomondiale, ne ha parlato con Alberto Tebaldi, grande amico di Valentino e dirigente della VR46. Che questo momento di Valentino lo racconta come un ritorno agli inizi: “Ha di nuovo lo sguardo di allora - spiega Tebaldi - Qui abbiamo ritrovato una schiettezza antica. Passione, semplicità. Correre per il piacere di farlo. E a un livello altissimo. L’ambiente è quello che Valentino cercava. È stato coraggioso, un altro al suo posto avrebbe scelto qualche suggestiva gara in auto giusto per togliersi lo sfizio. Lui vuole misurarsi con piloti forti, è pronto a qualsiasi sacrificio. Come quando ha iniziato a correre in moto".
Valentino continua ad allenarsi, dal Ranch di Tavullia al Mugello con i ragazzi dell’Academy. E poi il motocross, la palestra, il simulatore: "Fisicamente è al massimo. Abbiamo provato in quasi tutte le piste. Dal punto di vista tecnico c'è invece da fare, anche se in passato Vale aveva dimostrato di cavarsela bene al volante".
Il campionato, che comincia questo weekend a Imola, prevede 10 tappe e si concluderà ai primi di ottobre a Barcellona. Rossi guiderà in due tipi diversi di gare, con l’obiettivo di vincere Endurance Cup e Sprint Cup: ”Le prime durano 3 ore e le seconde una sola, il sabato e la domenica. Ma c'è una gara di endurance da 6 ore, e la 24 ore di Spa. Le sfide ogni volta sono diverse, dobbiamo prepararci: devi confrontarti con 50 avversari in pista, gestire il traffico".
In entrambi i casi, Valentino dovrà alternarsi al volante con altri piloti. Nelle Sprint Race saranno in due, lui e Fréderic Vervish, mentre alle Endurance Race si aggiungerà Nico Mūller: "Uno spettacolo nello spettacolo: il pilota deve sganciare cinture e gli attacchi del casco, aiutando l'altro a prendere il suo posto mentre due soli meccanici si occupano delle gomme. Il tutto nel giro di 16-17 secondi".
Il primo obiettivo comunque è fare esperienza, perché per alzare il tiro verso qualcosa di più importante c’è tempo. Lo sa Valentino, lo sa Nico Muller (ne parla qui) e lo conferma Tebaldi: “Difficile dirlo ora: puntiamo a salire qualche volta sul podio".
Quello che invece è abbastanza certo, spiega Tebaldi, è che quasi sicuramente non rivedremo più Valentino Rossi in MotoGP. Nemmeno una wildcard: “Aveva ancora tutto per essere competitivo, ma Yamaha ha scommesso su Quartararo che si è dimostrato il migliore interprete della M1: per puntare al massimo devi essere al centro di un progetto. E ora non credo proprio che lo rivedremo in pista. Una volta sceso, non risalirà: troppo complicato. Ha chiuso con le moto a Valencia, e il primo test di GT lo ha fatto proprio su quella pista. Ci siamo ritrovati con le farfalle in pancia per l'emozione. Questa nuova vita gli ha ridato il gusto di correre. A casa si coccola Giulietta a tutte le ore: fa gli stessi discorsi scemi che facevo io, con la mia piccola".
Infine, l’aneddoto su di una promessa fatta un po’ per gioco e un po’ sul serio: “Mi ricordo una notte del 2001 - racconta Alberto Tebaldi - che con Uccio tornavamo felici da Barcellona dopo aver battuto Biaggi. 'Per quanto continueremo a divertirci così?', gli abbiamo chiesto. E lui, con un bel sorriso: 'Per sempre'. È un tipo di parola".