È l’emblema della resilienza, cadere e rialzarsi più forte. Lo hanno sempre dato per spacciato, ma lui ha smentito tutti e ogni volta si è preso quella pedana. Aldo Montano ha chiuso la sua carriera di sportivo come meglio non poteva, con un argento che vale oro, praticamente un diamante. Cinque Olimpiadi e cinque medaglie, bottino pieno. A Tokyo2020 era stato selezionato come riserva nelle sciabola a squadre, ma l’infortunio di Samele ha fatto sì che, ancora una volta, dimostrasse tutto il suo valore raggiungendo una finale da assoluto protagonista.
E adesso che ha appeso “la spada al chiodo” sicuramente lo schermidore livornese si rilasserà con le sue auto e le sue moto, una tra le sue più grandi passioni. È infatti ben nota questa sua “attitudine” al mondo dei motori. In un’intervista al Corriere rivelò come “Il primo amore fu la 112 rossa con cui ho imparato a guidare, la Harley mi ha conquistato e le quattro ruote mi hanno stregato”. E poi c’è il suo giocattolo, una Ford Mustang Convertible che adora utilizzare, ma sempre in sicurezza. Non a caso si è fatto portabandiera di un programma di corsi di guida dedicato ai giovani tra i 18 e i 25 anni che ha come obiettivo il responsabilizzare i ragazzi che guidano da poco tempo, che troppo spesso sono protagonisti di incidenti, anche mortali.
Ma non parlategli delle motociclette. O meglio, fatelo con cautela. Perché la prima moto di Aldo Montano fu una regina, la Harley-Davidson Sportster 883 che purtroppo perse nelle campagne tra Arezzo e Siena: “L’avevo affidata a una persona per farla personalizzare, ma poi è sparito. Io e un mio amico per ritrovarla abbiamo bussato a tutte le porte dei bar, paese dopo paese – ha raccontato a La Gazzetta dello Sport – Un tizio ci ha detto che ne avevano lasciato alcune in un capannone. Siamo entrati ed era lì, smontata e fatta a pezzi”. La moto come ideale di libertà, l’oro olimpico ad Atene 2004, ne ha avute tantissime e di diversi modelli. Dalla Yamaha R1, per le prestazioni più estreme, alla Triumph Speed Triple, ma con le Harley sempre nel cuore. Alla 883, non a caso, si sono aggiunte negli anni a seguire anche una V-Rod e una Fat Boy.
Certi amori fanno dei giri immensi e poi ritornano, dice qualcuno. Sarà per quello che proprio la sua 883 è stata restaurata, di recente, ad Aosta, nell’officina-atelier di Max Gullone, tornando a prendere vita proprio come quando sfrecciava con in sella un Montano poco più che maggiorenne. L’ha voluta vintage e sportiva, ma non come le classiche cafè racer: “La sognavo a diciotto anni ma non avevo una lira. Per comprarla chiesi un prestito a mia madre e appena guadagnavo qualcosa le restituivo parte dei soldi, diciamo che l’ho comprata a rate”.
Chi ha avuto così tanti gioielli, non può non essere appassionato di motociclismo. E Aldo Montano è un fan sfegato della MotoGP, soprattutto di Valentino Rossi: “Una volta approfittai di una gara di coppa del Mondo a Lipsia per andare a vedere il gran premio del Sachsenring e cerco di non perdermi una gara del Mugello”. E quando gli chiedono perché ammira il Dottore lui risponde così: “Entrambi abbiamo 40 anni eppure non ci arrendiamo e continuiamo a lottare ad alti livelli. Siamo innamorati di quello che facciamo e non potremmo mai rinunciarvi”.