Era da vent’anni tondi, con Marco Melandri nel 2005, che la Gresini Racing non finiva così in alto in campionato, nello specifico al secondo posto del mondiale piloti. Non era successo, ironia della sorte, neanche lo scorso anno con Marc Marquez, invece ce l’ha fatta suo fratello Alex alla terza stagione con la squadra di Nadia Padovani. 27 podi, tre vittorie la domenica, tre in gara Sprint e il titolo di miglior pilota indipendente, il che ha portato al più giovane dei fratelli Marquez anche una considerazione inattesa da parte di Gigi Dall’Igna: dal 2026 infatti, Ducati Corse affiderà alla Gresini Racing una GP26 ad Alex con relativo trattamento da pilota ufficiale, una sorta di anticamera verso il trattamento “factory supported” di cui oggi gode la VR46. Così, per il terzo anno consecutivo, ci siamo seduti a un tavolo con lui e l’abbiamo bombardato di domande.
“È andata bene”, dice Alex a proposito della medaglia d'argento in campionato. “In termini di posizione sono arrivato vicino al titolo, anche se magari non tanto in termini di punti. Ma almeno abbiamo lottato e siamo stati gli unici a farlo con Marc. Siamo stati anche leader del mondiale, è andata bene”. Di seguito, alcuni passaggi dell’intervista integrale che trovate nel video in apertura.
L’anno scorso mi hai detto di essere contento per l’arrivo di Fermín Aldeguer, perché un rookie ha una freschezza diversa e si può imparare. Cosa hai imparato quest’anno da lui?
"Un po’ d’incoscienza. Quando arrivi non conosci le gomme, non conosci il limite della moto e l’approcci diversamente: come fa le curve veloci, come entra in curva... Sai, le Michelin tante volte sono gomme un po’ difficili da capire in ingresso, eppure lui non avendo esperienza entrava come con le Pirelli. Quindi è bello vederlo nei dati, no? È bello vederlo e poi pensare che se non è caduto lui ci posso provare anche io”.
Ti senti un po’ sottovalutato a volte? Non che questo sia necessariamente uno svantaggio.
“Sì, tante volte mi capita. Tante volte sento la gente commentare, dire che sto facendo podio perché ho una Ducati. Ok, ma allora dove sono le altre Ducati? Ma è una cosa normale, è normale se mi compari con Marc perché lui è un top rider, uno dei più grandi della storia. Non voglio fare comparative tra epoche diverse però è così. Eppure penso che quest’anno la gente che capisce e la gente del paddock ha visto quello che sono capace di fare. E questa è una cosa importante”.
Gli ultimi due piloti nel team ufficiale Ducati venivano dalla Gresini Racing, tu hai fatto anche meglio di loro: pensi mai a finire nel team factory?
“Vedremo, io sono molto felice qui in Gresini. È vero che tutti i piloti hanno sempre un po’ la speranza e la voglia di andare in un team ufficiale, ma l’atmosfera che ho qui… sai, è difficile trovarla altrove. Non so se avrò la fortuna di scegliere in futuro, io ho la bellissima opportunità l’anno prossimo di avere la moto ufficiale con il Team Gresini, vediamo cosa succederà nel 2026. Dovrei avere nuovi pezzi da sviluppare durante la stagione, lo status sarà quello del pilota ufficiale”.
Cosa pensi delle difficoltà avute da Pecco Bagnaia quest’anno? Dal tuo punto di vista, da fuori insomma, come lo vedi?
“È difficile. Onestamente, sicuramente alcune cose cambiate sulla moto per il suo stile, o forse per la sua fiducia, non sono state le più adatte. Ma anche il fatto che quando entri in una spirale negativa — cadute, perdita di feeling, tante cose — a volte può bloccarti mentalmente. Succede anche a me, nei test per esempio: fai tanti giri in fila e arrivi a un punto in cui devi fermarti un’ora perché la testa è bloccata, provi le stesse cose ma non capisci. Penso anche che per un pilota non sia facile tenere sempre il livello così alto: lui corre da tanti anni lottando per il Mondiale; e c’è un punto che se non riesci a “staccare” dalle gare e da tutto il resto puoi anche bloccarti mentalmente. Perché arrivi a una tensione molto alta e il corpo e la testa possono dire basta. Non lo so, lui sa sicuramente cosa è successo e anche Ducati. Quello che posso dire è che per il campionato il primo a voler vedere Pecco competitivo sono io. Non è costante come altri anni, è vero. Ma la velocità c’è ancora. Non si è dimenticato come andare in moto e andrà forte”.
Nelle prestazioni tue e di tuo fratello quanto, secondo te, è merito del DNA e quanto, invece, deriva dal lavoro? So che è sempre un’insieme delle due cose ma come le suddivideresti?
“Di Marc direi 80% talento puro e 20% come ha lavorato e tutto il resto. Di me ti direi un 50 e 50. Molte volte dicono che non è facile essere fratello di Marc, eppure per me è stata la cosa più bella perché ho dovuto imparare tanto in anni e spesso ho saputo accettare che lui poteva fare cose migliori per imparare come farle. Tante volte non vuoi guardare quello che gli altri fanno bene, invece a me piace guardarlo e capire”.
Molti invidiano Marc perché sembra che tutto gli riesca facile. Quante volte invece è stato il contrario?
“Molte, anche perché essere Marc Marquez comporta tutta una serie di cose. La gente ti controlla, ti sta addosso per vedere cosa fai e non è facile. Hai delle critiche, delle cose positive… E di quello non sono geloso, sono molto contento di essere Alex Marquez e non avere tutta quella gente a controllare quello che dico. Poi certo, lui ha sofferto tanto dal 2020 all’anno scorso. La gente non si può immaginare com’era quando ha deciso di rompere il suo contratto con Honda. È stato il giorno in cui l’ho visto più triste. E quel giorno gli ho detto: ‘Dai, devi decidere per te. Hai sofferto tantissimo e sai quanto sia stato difficile in questi anni arrivare qui. Devi prendere una decisione per te, non devono pesarti i legami sentimentali perché sei stato da solo a fare riabilitazione sei ore al giorno’. Lui l’ha accettato e adesso è dov’è adesso”.
Come giudichi i media italiani?
“Quello che fate voi e che mi piace molto è che siete grandi difensori dei piloti italiani. Avete un grande senso di protezione. Questo è bello. Io non chiedo che i media spagnoli siano più “carini”, ma i nostri giornalisti sono più neutrali. E a me piace quello spirito che avete voi per i vostri piloti. E questo mi piace molto”.
Un paio di settimane fa è uscito un documentario Dorna sui fatti del 2015: giusto, sbagliato, è l’era Liberty Media?
“Non ero coinvolto, quindi… Quello che posso dire è che secondo me non è stato scelto il giorno giusto per pubblicarlo, così come non penso sia stato giusto tornare a fare casino su quella storia”.