Se la Formula 1 fosse una terra fertile per i se e per i ma allora Fernando Alonso sarebbe un pilota molto più vittorioso rispetto a quanto dimostra la tabella dei suoi successi, scritta nero su bianco in una pagina Wikipedia. Perché il destino doveva regalare a uno spirito vincente come quello di Alonso molto di più dei due titoli mondiali conquistati con Renault.
Ma nelle corse, come nella vita, non sempre le cose vanno come dovrebbero andare. Scelte sbagliate, fatte di orgoglio e di sfortuna, portano lontani da quello che era l'obbiettivo iniziale che tutti avevano messo in conto per te. Compreso te stesso.
Chissà che cosa ne avrebbe pensato l'Alonso ventenne del Fernando di oggi, due volte campione del mondo nel giorno dei 40 anni, vincitore di due 24 Ore di Le Mans, pilota Dakar e sorprendente rookie della 500 Miglia di Indianapolis, ultima tappa che lo separa della vittoria della tripla corona.
Chissà se quei due titoli, molto lontani dai quattro di Sebastian Vettel o dai sette di Lewis Hamilton, sono per lui ancora fonte di una delusione lontana. O se l'Alonso che non cede mai, quello che ancora non sa perdere e non sa accettare la sconfitta, di quei due soli titoli non ha ancora digerito il rimorso e il rimpianto.
Ma non sono i titoli a fare i campioni, e non sono i record a decretare i migliori. Fernando Alonso è ancora il leone di un tempo che, dopo due anni di stop, è tornato in Formula 1 con la grinta di un ragazzo con tutto da dimostrare.
Combatte per un punto, per battere un rampollo come George Russell e guadagnarsi la decima posizione, come stesse lottando per il mondiale, si sfida al via con ragazzi che hanno la metà dei suoi anni, e quando può mettersi in mostra lo fa, come fatto con la partenza fenomenale nella sprint race di Silverstone.
Lo stop non gli ha fatto perdere smalto ma, anzi, le sfide in altre categorie, il mondo della Dakar, quello della IndyCar e il WEC, ci hanno fatto riscoprire un Fernando pilota appassionato, ossessionato dall'amore per le quattro ruote più che dal concetto di vittoria in Formula 1.
Eppure, anche se non ci servono altre prove di forza per sapere che Fernando Alonso rimane uno dei piloti più forti della sua generazione, il rimpianto di non vederlo lottare tra i migliori ancora aleggia nel paddock. Rivederlo sfidarsi in pista con Lewis Hamilton, come ai tempi di McLaren, guardarlo confrontarsi con Max Verstappen, il cui talento puro e la rabbia in pista tanto ricordano quelle del giovane spagnolo, sarebbe la degna conclusione di una carriera intensa come quella di Alonso.
Possiamo però solo immaginarlo, mentre lotta per le prime posizioni come fa dal centro della griglia, mentre recupera man mano che la stagione va verso la pausa estiva quella forma fisica necessaria per dare il meglio in pista, nonostante i 40 anni e il periodo di stop. Mentre batte il compagno di squadra, mentre fa quello che tutti - semplicemente - ci saremmo aspettati da lui: non molla, e combatte.
Possiamo solo immaginare Fernando Alonso, a 40 anni, ancora in grado di sfidare e battere Lewis Hamilton. E anche Max Verstappen. Perché sappiamo tutti che sì, ne sarebbe perfettamente in grado.