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Anche Dani Pedrosa contro l’aerodinamica in MotoGP: “Ormai è la moto che porta il pilota”

  • di Paolo Covassi Paolo Covassi

5 marzo 2024

Anche Dani Pedrosa contro l’aerodinamica in MotoGP: “Ormai è la moto che porta il pilota”
Dani Pedrosa, tester di lusso di KTM, ha detto la sua sullo sviluppo della aerodinamica in MotoGP: le moto sono stabili ma poco agili, non è più il pilota che conduce la moto ma viceversa. Non solo: guidare una MotoGP di oggi è molto faticoso e non ci si diverte più

di Paolo Covassi Paolo Covassi

Lo sviluppo aerodinamico delle MotoGP è senza dubbio l'elemento più evidente degli ultimi anni. Che piaccia o meno l'esigenza di oggi non è fendere l'aria per raggiungere la massima velocità possibile, ma avere il giusto carico aerodinamico che tenga la moto attaccata alla pista, soprattutto in curva. Bello? Brutto? Ognuno è libero di pensarla come vuole, ma l'evidenza dei dati dice che una valida aerodinamica rende più veloci e una moto più veloce diventa anche più bella.

Ogni medaglia, tuttavia, ha il suo rovescio: Dani Pedrosa, collaudatore di KTM, ha indicato quelli che sono i limiti e i problemi che porta con sé questo sviluppo del carico aerodinamico. Ricordiamo, per inciso, che proprio la casa austriaca è una delle più attive su questo fronte e che è supportata dal team Red Bull di Formula 1 proprio nello sviluppo delle carene e delle soluzioni che poi il buon Dani deve portare in circuito. Innanzi tutto maggior carico significa maggior lavoro da parte delle gomme che, soprattutto in curva, vengono stressate come mai prima.

Dani Pedrosa KTM
Dani Pedrosa, collaudatore KTM.

Ma Pedrosa indica un altro motivo che lo porta a "litigare" con gli amici (li definisce così) che sviluppano l'aerodinamica: le moto sono stabili come non mai, ma sono anche molto meno agili e faticose da gestire. Intervenuto al programma "Paddock Pass Podcast" il pilota spagnolo ha sottolineato che "Lo sforzo fisico che deriva da tanta aerodinamica sta diventando sempre maggiore, è sempre più difficile spostare la moto da un lato all'altro soprattutto quando si è dietro a un altro pilota. La velocità in curva è maggiore e, dovendo sopportare una maggiore forza G, la moto è meno agile tra le curve. Con questa aerodinamica devi configurare la moto in modo che sia più stabile in frenata o in rettilineo, ma più stabilità si traduce in meno agilità". Inoltre, ha aggiunto Pedrosa, la moto è molto più difficile da "leggere", capire qual è il suo comportamento e dove lavorare per migliorarlo, arrivando al punto che è la moto che porta il pilota e non il pilota che guida la moto. "Hai meno 'input' su ciò che fa la moto, così sei tu che segui ciò che fa la moto e non è la moto che fa quello che vuoi. Bisogna trovare il giusto equilibrio tra una buona aerodinamica, quella che il team considera con i suoi numeri, e la possibilità che la moto rimanga abbastanza agile da poterla controllare come si vuole senza che ti distrugga le braccia alla fine della gara. Non mi lamento dello sviluppo e di dove siamo arrivati, ma quando le moto non avevano l'aerodinamica erano più divertenti, è chiaro. Sì, preferivo le vecchie moto".

Quello aerodinamico è uno sviluppo che non avrà grandi ricadute sulle moto da strada; certo, la supersportiva con le alette è fighissima, ma per le velocità che si raggiungono in strada (almeno in linea teorica) non hanno grande impatto mentre, una volta in pista, c'è il rischio che l'amatore medio non sia in grado di apprezzare il diverso comportamento della moto. Fortunatamente, il prossimo regolamento in vigore dal 2027 sembra pensato per far fronte anche a queste problematiche.

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