Rosario Triolo gira costantemente per il paddock su di un monopattino elettrico. Saluta tutti, parla con tutti, i suoi colleghi dicono che, da solo, potrebbe tranquillamente organizzare il mercato piloti di Moto3 e Moto2. Piloti e manager a volte chiedono a lui cosa fare, dove andare, lui che in qualche modo si è fatto l'occhio fine per le affinità. Il punto è che Rosario vive il paddock con un’inclinazione naturale ai rapporti umani, è una cosa che gli riesce facile. Lo incontriamo alla presentazione della stagione 2024 di Sky Motori e passiamo una mezz’ora a parlare di corse. A partire dai piloti che, oggi, rappresentano il futuro dell’Italia in MotoGP.
Il 2024 del motomondiale sembra preannunciare grandi cose. Celestino Vietti con la KTM di Aki Ajo, Tony Arbolino che è rimasto l’unico Tiburòn, Dennis Foggia… cosa dobbiamo aspettarci dagli italiani della Moto2?
“Sono contento che ci siano due vice campione del mondo, che sono Arbolino e Foggia, con delle ottime ambizioni. Arbolino è vice campione del mondo in carica della Moto2 e Foggia è al secondo anno, gli hanno rivoluzionato la squadra e deve cominciare a dimostrare qualcosa. Nei test a Portimão non è andato benissimo - anche perché aveva la febbre alta - ma non mi preoccupa, così come non mi preoccupa Celestino Vietti. Per altro Cele corre con KTM Ajo ma non con la stessa squadra di Pedro Acosta: sono cambiati sia il capotecnico che il telemetrista, magari ci vorrà un po’ di tempo. Ajo ha questa politica per cui porta i suoi uomini a salire di livello, quindi se arrivi in Moto2 vuol dire che hai fatto molto bene in Moto3. Negli anni scorsi Celestino è sempre partito male, da lontano il venerdì… poi però finisce che si gioca il podio, o comunque fa sempre un grosso passo in avanti la domenica. In generale mi aspetto che i nostri ci facciano divertire, anche se Fermín Aldeguer ha dimostrato di essere un talento esplosivo”.
Nel frattempo arriva Vera Spadini con in mano un caffè, chiede chi stia intervistando chi. “Ora però bisogna scrivere che a un certo punto è intervenuta lei”, ci dice Rosario. Ci raggiunge anche Paolo Beltramo, si comincia a parlare di musica. Paolone ha un impianto valvolare a casa, Vera ha scritto un libro su Kurt Cobain. Finisce tutto con una barzelletta di Beltramo che chiede come fanno le corna i Beatles. Rispetta i suoi tempi comici e poi: “I Beatles fanno il pop-corn”. Poi aggiunge: “Ma ancora qui, siete?”, e se ne va. Riprendiamo a parlare.
La grande novità del 2024 è il fornitore degli pneumatici: dopo trent’anni di Dunlop in Moto3 e Moto2 si passa a Pirelli. Come la vedi?
“Innanzitutto non succederanno delle cose simili a quello che abbiamo visto in Superbike a Phillip Island (la gara è stata corsa in regime di flag to flag, ndr.), nonostante il fatto che in Moto2 useranno le stesse identiche gomme. Questo per il fatto che Pirelli porterà soltanto le mescole più dure per tutto l’anno, che sarà di sperimentazione anche per loro: hanno deciso assieme all’organizzatore di essere conservativi, almeno per la prima parte della stagione, poi magari spingeranno sia con le mescole che per le misure della gomma. Anche perché forse per la Moto2 sarebbero più adatte le misure della Supersport, invece partono con quella da Superbike”.
In termini di guida invece?
“Cambierà tutto, perché sono gomme che vogliono essere trattate in maniera diversa e non sono come le Dunlop con cui potevi fare un endurance. Queste si rovinano un po’ di più, hanno bisogno di una cura diversa per entrare in temperatura e credo che entrerà in vigore anche la regola che c’è in Superbike in cui viene fatto un controllo a campione su tre moto prima della partenza per chi ha pressione irregolare - che comporterà una partenza dal fondo della griglia - ma sono più che altro curioso per la questione usura. Con le Dunlop nessuno si è mai posto il problema, mentre adesso forse non sarà più così scontato. E lo stesso sarà in Moto3, che ha fatto dei bei test in cui però non sono riusciti a fare dei bei long run come con Dunlop”.
Probabilmente tra i tuoi colleghi sei quello che studia di più per capire i piloti. Qual è la tua visione del mestiere di telecronista?
“La cosa fondamentale secondo me è essere consapevoli del fatto che noi, anzi io, non capisco niente di moto. Anche se fossi un amatore veloce in pista - cosa che non sono - lo sarei con una moto stradale, magari un po’ modificata, non certo con un prototipo. Se parti con questo presupposto qui, ovvero che per quanto tu possa essere appassionato ed esperto in realtà non sai nulla, allora forse riesci a dire qualche cavolata in meno. Da qui l’idea è di dire anche qualcosa di intelligente una volta tanto. E la prima preparazione è quella di parlare con le persone, con chi ti può spiegare cosa e perché vengono prese determinate decisioni. Questa è la base, poi c’è tutto un discorso fatto di esperienza, conoscenze, cose del genere. Spero anche di andare alla Junior GP a Misano quest’anno per conoscere i ragazzini giovani. Poi certo, se vuoi sapere le statistiche devi studiare. La cosa che voglio che si sappia davvero è che ho un buon rapporto con un sacco di piloti, anche stranieri. E la cosa bella è che tra spagnoli, sudafricani alla Binder, o di altri paesi, accettano che se si trovano a battagliare con un italiano la mia telecronaca sarà sbilanciata su quest'ultimo. Alcuni lo sanno perché proprio le ascoltano, ma lo capiscono, lo accettano e non mi impedisce di avere un ottimo rapporto con loro fuori dalla telecronaca”.
Tu segui i piloti giovani, spesso da prima che arrivino nel motomondiale. Dov’è la nostra nuova generazione? Di esempi se ne vedono pochissimi, almeno rispetto alla scuola italiana portata in buona parte dall’Academy di Valentino Rossi che vediamo ora in MotoGP.
“In parte è vero, ma tra Ohvale, MiniGP e altre categorie di italiani ne vedi, ci sono. Il problema è che in Italia gli investimenti sono meno frequenti e correre costa. Negli altri paesi, ad esempio, investono da matti. In Asia uno sproposito, ma prendi anche un Diogo Moreira: ha un gran numero di sponsor brasiliani che in vestono su di lui, come Oncu ha gli sponsor turchi. Gli spagnoli hanno una scuola incentivata fortemente dai governi locali, cosa che da noi non c’è”.
Spiegaci meglio.
“Da quello che mi hanno raccontato, in Spagna c’è proprio una reprimenda sociale nei confronti delle aziende che non sostengono talenti della loro stessa regione. Faccio un esempio: se c’è un Asturiano - come Fernando Alonso - che è particolarmente bravo col kart e lo si vede anche quando va ad allenarsi, la voce in qualche modo corre e quando arriva alle grosse aziende della zona loro sono quasi obbligate a fornire un aiuto economico al ragazzo. E non vale solo per i piloti, può trattarsi anche di un calciatore, un giocatore di basket, roba così. Se non dessero questo aiuto economico, le grosse aziende in questione verrebbero in qualche modo cancellate, o quantomeno escluse dall’ecosistema locale. In Italia non è esattamente così, anche se con i Talenti Azzurri stanno facendo un ottimo lavoro manca un po’ di supporto esterno”.
Chiudiamo con un po' di MotoGP: chi sono il favorito e il suo primo avversario?
"Il favorito è facile, Pecco Bagnaia. Per forza, anche perché durante i test è stato spaventoso e sembra che davvero la Ducati di quest’anno sia un passo avanti rispetto al passato. Poi credo che quest’anno Bastianini sarà molto vicino e che Martín - anche se le cose che piacciono a Pecco non piacciono a Jorge, che poi è il motivo per cui era un po’ indietro nei test - mentre secondo me per ora è inutile parlare di Marc Márquez”.
Troppo facile così!
Triolo ride. “Eh, ma tutti si aspettano che lui arrivi e vinca il mondiale o se lo giochi, lui ha detto di non essere in condizioni di farlo e io non ho motivo di non credere che sia sincero. Probabilmente non è pronto per vincere il mondiale, però se tu mi chiedessi se Marc Márquez vincerà una delle prime tre gare direi di sì: una è Austin...”.
Piuttosto ti aspetti che Pedro Acosta vinca una gara prima della pausa estiva?
“Beh, tra quelle gare c’è anche il Mugello e lui lì va fortissimo. Oltretutto, se dovesse vincere entro il Sachsenring batterebbe il record - che attualmente è di Marc Márquez - come pilota più giovane di sempre a vincere in MotoGP. Per me può farcela”.