Jonathan Rea l’ha detto, “non so per quanto tempo avrò ancora voglia di correre”, e i mondiali messi nel sacco possono rappresentare, se dovesse arrivare anche il settimo, il segnale di una misura piena e del momento di appendere il casco al chiodo. Scenario imprevedibile e troppo profetico? Certo. Ma le parole affidate da Pere Riba a Motorsport-total possono anche essere interpretate come la volontà di guardarsi intorno se Rea dovesse prendere l’inaspettata decisione di chiudere il conto con le corse in moto allo scadere del suo contratto con il costruttore giapponese. Pere Riba è, infatti, il capotecnico del campione inglese ed è anche un uomo chiave di Kawasaki in Superbike. Ecco perché il suo endorsment ad Andrea Dovizioso non è passato inosservato e ha fatto scattare sull’attenti i più maliziosi.
E’ noto che il pilota di Forlì osserverà un anno di riposo e che poi cercherà di nuovo una sella in MotoGP nel 2022, ma è altrettanto evidente che tornare nel motomondiale non sarà così facile per lui, a 35 anni suonati, e dopo la separazione sofferta da Ducati. Serve un piano di riserva e a mettere le radici ad una clamorosa svolta potrebbe essere stato proprio Pere Riba. L’uomo Kawasaki, infatti, da un lato ha speso parole di grande stima per Dovizioso e, dall’altra, non è stato leggero nei confronti di Ducati, rivale storica in SBK proprio di Kawasaki.
“Dovi – ha detto - è sempre stato abbastanza bravo negli anni precedenti. Ma il 2020 è andato su e giù. Un disastro. Ha combattuto con la Ducati e ha cercato di fargli capire che avrebbero dovuto dargli la possibilità di trovare il giusto feeling con la moto, ma così non è stato”. Nessuna colpa a carico di Andrea Dovizioso, quindi, con le responsabilità che, sempre a detta di Riba, hanno un solo colore: il rosso di Borgo Panigale. “Non si può puntare sempre e solo tutto sui dati – ha concluso – bisogna capire il pilota e aiutarlo in ogni modo, perché quando un team riesce a infondere sicurezza nel pilota e il pilota diventa consapevole dei suoi mezzi, poi diventa inarrestabile”.
Parole che, inutile negarlo, possono essere riassunte con un “in Kawasaki siamo diversi” e magari, a volerci mettere un po’ di malizia in più, con l’inizio di un vero e proprio corteggiamento. Andrea Dovizioso, infatti, non ha mai nascosto di voler tornare nel mondiale solo alla condizione di poter contare su una moto competitiva. Il mondiale a cui fa riferimento è certamente quello della MotoGP, ma se le cose non dovessero prendere la piega giusta, l’offerta che potrebbe arrivare dalla Superbike sarebbe sicuramente da tenere in considerazione, visto che al momento la Kawasaki è la moto migliore in griglia. E la storia recente di Max Biaggi insegna che non c’è solo una strada per salire sul tetto del mondo.