Da un’Italia che vince a un’Italia che ha vinto. Prima del trionfo a Wembley nel palmarès della Nazionale vi era soltanto un Europeo. Quello del 1968. Un digiuno di 53 anni, finali sfiorate, raggiunte e perse. Non finiremo mai di festeggiare il traguardo raggiunto dai ragazzi di Roberto Mancini. Il “Mago di Jesi” è arrivato in un momento dove l’Italia era intrappolata in un tunnel buio e senza fine. In soli tre anni ha rivoluzionato un ambiente in crisi, ha risollevato il morale di una squadra spenta, è tornato a far sognare un popolo stanco di subire figuracce. A parlare con noi di questo grande successo è stato chi quella Coppa l’ha alzata davvero, Angelo Domenghini, storica ala d’attacco di Inter, Roma e Atalanta.
Domenghini, finalmente si torna a vincere un Europeo...
Ho vissuto la finale con grande emozione, nonostante l’Italia sia partita male è migliorata minuto dopo minuto. E i rigori ti hanno poi premiato. Merito di Mancini, ma soprattutto dei giocatori. L’allenatore fa una scelta, ma chi va in campo sono i ragazzi.
Jorginho è da pallone d'oro?
Nessuno ha mai vinto come lui, per quello che ha fatto sicuramente sì. Ha sbagliato il rigore? Lo sbagliano tutti, può capitare, è un terno a lotto. Per vincere un pallone d’oro non penso proprio si basino su queste cose. Per la prestazione vista in campionato, durante la Champions e l’Europe direi che nessuno più di lui se lo merita. Se un altro giocatore ha fatto di più allora se lo merita, ma non li vedo.
Va bene la vittoria della prima squadra, ma le Nazionali under continuano a non brillare...
I giovani non emergono per un semplice motivo: le squadre vanno a comprare i giocatori stranieri pechè costano meno e se fanno bene in campionato si rivendono a molti più soldi degli italiani. Qua non c’è spazio per una scelta e una maturazione di giovani che servono per la prima squadra. Non abbiamo il coraggio di aspettare la loro crescita.
Chiesa è la migliore ala destra in circolazione? Come giudica l'Europeo di Immobile?
Fa bene l’ala destra e la sinistra, è un giocatore in continua fase di miglioramento. La prestazione di Immobile è stata positiva, dare tutta la colpa a lui è follia. Era sempre isolato contro le difese tutte schierate, nel giro di quaranta metri sono in otto che difendono. Abbiamo fatto anche noi questa cosa con la Spagna.
C'è da dire che un attaccante che fa fatica a segnare serve a poco...
Se non ci sono altre alternative Immobile è la prima scelta, se poi ci sono giocatori migliori Mancini farà le sue valutazioni. Dipenderà tutto se l'allenatore continuerà ad avere fiducia in Immobile. Sicuramente in campo giocherà il calciatore migliore.
C’è qualche similitudine tra questa e la sua Nazionale del 1968?
Sono paragoni che non si possono fare, non esistono. Un calcio di più di 50 anni fa non è come quello di ora, anzi è completamente diverso. Questa ha una sua identità, nel loro modo di giocare è stata unica. Come quella del 1968. Dobbiamo smettere di paragonare le Nazionali di periodi diversi.