C'è qualcosa che ha a che fare con le leggende, questo fine settimana. Se lo chiamano Legend Race Weekend in effetti un motivo ci sarà. Numeri ritirati, luoghi sacri, tradizioni che si ripetono e storie che tornano. Leggende che toccano i giovani, giovani che non cercando di assomigliare a nessuno finiscono per assomigliare, nei tratti e nelle storie, alle leggende. Un weekend che da Monaco, Principato dei sogni e della tradizione della Formula 1, arriverà fino in America, dove si correrà la mitica 500 Miglia di Indianapolis, partendo però dalla culla delle due ruote: dove, tra le fiancate di un luogo che negli anni ha smesso di essere solo e soltanto uno spazio fisico, nasce la passione per la velocità. Il Mugello.
Per farci raccontare gli stati d'animo, le emozioni e le aspettative con cui i piloti del motomondiale arriveranno sulla griglia di partenza italiana abbiamo chiamato il giornalista e inviato di Sky Sport MotoGP Antonio Boselli che ci ha portati in un viaggio tra le curve del Mugello: dal rettilineo imboccato con l'assenza di Valentino Rossi, alle curve delle rivalità italiane, con Pecco Bagnaia ed Enea Bastianini, fino ad arrivare ai cambiamenti di Marc Marquez.
Nell'attesa di ascoltarlo intervistare i piloti in diretta su Sky Sport MotoGP, in streaming su NOW e in chiaro su TV8 (domenica il via della gara sarà alle ore 14) ci siamo concessi un on board verso il weekend in compagnia di chi, a bordo pista, ogni fine settimana racconta da vicino i protagonisti di questo sport.
Partiamo dagli assenti: primo Mugello senza Valentino. Si sente la sua assenza quest'anno?
Sì e no. Ovviamente l'eredità di Vale è qualcosa di impossibile da replicare, qualcosa che ha cambiato per sempre la popolarità di questo sport. Però dall'altra parte lo si vede comunque in pista, con i piloti della sua Academy. Sembra un discorso un po' semplicistico ma se pensiamo al panorama dei piloti di dieci anni fa è incredibile pensare a quello che invece oggi è riuscito a lasciare in eredità. Quindi anche se lui quest'anno non sarà in pista al Mugello c'è comunque un qualcosa, un suo marchio, che ce lo fa sentire presente.
Oggi però, con il suo ritiro, alla MotoGP manca un "personaggio" come Valentino?
Io credo che una figura come quella di Valentino sia semplicemente irripetibile per una serie di motivi che vanno dalla personalità al talento fino al contesto storico in cui si è incastrato Vale. Un periodo perfetto per far fare al motociclismo un salto di popolarità incredibile. Quindi anche volendo credo che sia molto difficile che si ripeta un fenomeno del genere. Detto questo abbiamo bisogno che i nostri piloti italiani, o un pilota italiano, vinca un titolo mondiale. Quello sarà il momento in cui sarà possibile costruire un personaggio, perché è inevitabile: sono le vittorie, e i mondiali, a dare spessore al pilota.
Visto parliamo di italiani: come stai vedendo Pecco Bagnaia quest'anno? Soffre un po' la pressione del carico di aspettative che c'è su di lui?
Credo che la capacità di gestire la pressione sia l'ultimo passaggio che deve fare. Abbiamo visto come, dal punto di vista tecnico, sia un pilota straordinario: un mix perfetto di caratteristiche che gli permette di fare tanta velocità in percorrenza con una moto, la Ducati, che sviluppa la velocità più alta di tutte sulla griglia. Da questo punto di vista mi ricorda Jorge Lorenzo. Quindi non ci sono dubbi sulle sue incredibili capacità tecniche, però c'è bisogno di sistemare l'ultimo aspetto: deve imparare ad accontentarsi.
E invece Enea Bastianini? Ti ha sorpreso o sospettavi potessi rivelarsi così forte?
Devo dire che mi ha sorpreso! Lo scorso anno aveva una moto che era talente indietro rispetto alle altre che si faceva fatica a capire esattamente quanto fosse forte. Quest'anno invece ha dimostrato di essere davvero un top rider e ha un modo di guidare che, tecnicamente, si differenza un po' da quello degli altri.
In che cosa si differenzia?
Le caratteristiche del suo modo di guidare sono due: riesce a far scivolare l'anteriore, una cosa che in MotoGP non è affatto banale, e ha un'ottima gestione delle gomme. Una particolarità che nel finale di gara gli permette di essere sempre molto veloce. A queste caratteristiche c'è da aggiungere un aspetto mentale: io l'ho sempre definito "Il bello e la bestia". Giù dalla moto ha dei lineamenti rotondi, sempre sorridente, sempre accogliente... E poi in un attimo cambia completamente quando indossa il casco. Si trasforma, diventa proprio una bestia, e acquista una cattiveria agonistica che fuori dalla pista non gli attribuiresti mai. Questo è un tratto che lo accomuna a Pecco: loro caratterialmente sono molto diversi ma la dolcezza alternata all'agonismo è qualcosa che hanno in comune.
Simili ma diversi, legati ma in competizione: Bagnaia e Bastianini possono essere la prossima grande rivalità della MotoGP?
Oggi è difficile pensare a delle rivalità come quelle che intendevamo noi nel passato, tipo quella tra Biaggi e Rossi o quella tra Rossi e Marquez, perché questi piloti sono cresciuti tutti insieme, da quando hanno messo il sedere sulla moto, e per questo c'è sempre un grande rispetto reciproco. In più nella MotoGP di oggi non ci sono tanti corpo a corpo quindi a causa di questi due aspetti, uno generazionale e uno tecnico, viene esaltata più la prestazione in senso assoluto e meno il corpo a corpo.
Quindi una rivalità tra i due è da escludere?
No, la rivalità ci può essere. Anzi: abbiamo sentito proprio dalle parole di Bastianini, dopo l'ultima gara, come abbia voluto indurre all'errore Bagnaia. Lo spazio per una bella lotta c'è, però saranno rivalità vissute in maniera diversa rispetto a quelle a cui la storia del motociclismo ci ha abituati.
Marquez invece come lo stai vedendo? È cambiato dopo gli infortuni?
Sì, credo che sia cambiato. Ma perché credo che quest'anno abbia capito che nonostante i grandi sforzi della Honda per portare in pista una moto rivoluzionata, lui non si trova a proprio agio, soprattutto sull'anteriore che - rispetto al passato - non segue più il suo stile di guida. Questo porta a uno scatto mentale legato anche agli infortuni: tre anni fa anche per un terzo posto avrebbe rischiato il tutto per tutto mentre adesso non è più disposto a rischiare così tanto per risultati che non lo mettono comunque il lotta per la vittoria. Anche perché ricordiamoci che lui adesso ha una spada di Damocle sulla testa: la possibilità che, con una caduta, la diplopia ritorni. E quindi credo che finché non avrà la certezza di avere a disposizione una moto adatta a battersi per il mondiale si terrà un grande margine in pista.
Weekend del Mugello per la MotoGP ma anche grande weekend per la Formula 1 che corre a Monaco. Tu che vieni dalle quattro ruote, prima del passaggio alle due, senti la mancanza del circus della F1?
Sono entrambi due mondi meravigliosi e mi sento un grande privilegiato per aver avuto la possibilità di lavorare in entrambi. La Formula 1 è un'esaltazione dal punto di vista tecnico incredibile e molto affascinante, mentre nella MotoGP è sempre meraviglioso l'aspetto umano. Io sogno un po' di MotoGP in Formula 1 e un po' di Formula 1 in MotoGP, per non dover rinunciare a niente! Anche se in realtà, in modo molto naturale, questa cosa già sta succedendo...
In Formula 1 si parla tantissimo di "rinascita" per il grande successo che sta avendo in questi anni. Ti piace il lavoro che stanno portando avanti?
Tantissimo! Hanno fatto un lavoro straordinario e si nota molto l'attenzione allo spettacolo. Poi c'è una questione generazionale perché sono venuti fuori dei piloti meravigliosi, fortissimi, che ci regaleranno show per un sacco di anni. È una Formula 1 che è tornata ad essere popolare ma "popolare" nel modo più bello e universale del termine. Di tutti.
Abbiamo aperto con Valentino e chiudiamo con Valentino: questo weekend sarà comunque al Mugello, anche se non in pista, per il ritiro del 46. Che cosa pensi del ritiro del suo numero?
Credo sia un gesto giusto, per come è concepita questa tradizione, detto questo condivido anche il pensiero di Valentino, che ha detto che gli sarebbe piaciuto un giorno vedere di nuovo il 46 in pista. Però se c'è un tributo da fare, e un numero da ritirare, allora è proprio quello di Valentino Rossi perché è impossibile immaginare un 46 in MotoGP che non sia il suo.