Lo abbiamo chiamato per farci raccontare della moto di Eddie Lawson, la Yamaha YZR 500 che ha avuto il privilegio di guidare durante l’ASI Motor Show 2022, e siamo finiti a intavolare un lungo discorso sulla MotoGP. Mauro Sanchini è felice di parlarne, gli piace, si appassiona al discorso come se per lui non fosse un lavoro. Lo senti quando parla della Suzuki perché lo fa come se fosse la fidanzata che ti lascia in chiesa, proprio davanti al prete, o quando pensando alla squadra di Fausto Gresini finisce per commuoversi. E poi racconta di Valentino Rossi, dei suoi eredi, di Marc Marquez e del mondiale, chiudendo con un Guido Meda teso come la moto di Steady Eddy.
Parliamo di MotoGP e partiamo da Jerez: Pecco is back, e probabilmente per restare. L’anno scorso ci arrivato un po’ alla volta, però quando è successo è stata dura per tutti. Come lo vedi?
“Pecco is back e aggiungerei finalmente! Più piloti abbiamo che guidano così e più ci divertiamo. Ed è vero che anche gli anni scorsi ci ha dimostrato che quando trovava un equilibrio importante era per fare male agli avversari, perché nel finale di stagione 2021 è andato veramente forte. Probabilmente era già veloce da qualche gara, forse non come a Jerez ma da podio sì. Credo che in Ducati abbiano sbagliato alcune piccole cose, perché se la Yamaha prima di muovere un bullone da una moto vincente ci pensa troppo, Ducati - ed è una caratteristica bella - fa il contrario. Però ecco, se a Valencia fai primo, secondo e terzo per distacco, prima di mettere sulla moto così tante novità ci puoi pensare un po’ di più. Non è una critica, anzi, è una caratteristica che ci piace e che ha permesso loro di innovare moltissimo e dettare il passo sugli altri. Forse, però, sono arrivati alla prima gara con un po’ di confusione e hanno impiegato un po’ di tempo per ritrovare la strada, ma sono stati anche un po’ sfortunati. A Mandalika erano veloci sull’asciutto, ma in gara ha piovuto e non hanno trovato il giusto equilibrio. Poi sono stati sfortunati in Portogallo…”
E lì Bagnaia andava già molto forte.
“Secondo me era lì per giocarsi la vittoria, poi con l’inciampo del sabato con quella slick sull’umido è stato costretto a partire dal fondo. Ha fatto una bella rimonta ed era veloce, ma devo dire che a Jerez - che è una pista che a lui piace tantissimo - l’abbiamo visto guidare come a fine stagione”.
Anche perché Jerez in questi ultimi anni è sempre stata casa di Quartararo, fatta esclusione per quel problema al braccio nel 2021. Pensi che Fabio - che pare abbia già firmato con Yamaha - potrebbe soffrire un po’ la pressione?
“Due anni fa avrei detto di sì senza tanti giri di parole, oggi non lo so. Chiaramente tutti i piloti sentono la pressione, non esiste un pilota che non la senta e ho visto mondiali volare via per questo. Ma Quartararo adesso è molto più forte rispetto al passato e dopo aver vinto un mondiale credo che abbia anche acquisito grande sicurezza. Non sarà facilissimo domarlo”.
È ancora lui il favorito al mondiale?
“Secondo me si. E sai perché? Le moto di adesso sono così sofisticate, così delicate nella messa a punto, che se tocchi qualcosa rischi di perdere il tuo equilibrio e i turni di prova per rimediare sono corti. Chi ha trovato questo equilibrio e lavora su sé stesso più che sulla moto, normalmente è in grado di stare davanti, sono quei piloti che già dalle prove fanno dei run lunghi per mettersi a posto per la gara”.
Ha senso. Fino a qualche anno fa poteva essere la domanda di un pazzo, oggi invece no: tra Marc Marquez ed Aleix Espargarò chi pensi arriverà davanti all’altro a fine anno?
“Beh, io ancora non tengo Marc Marquez fuori dalla lotta al titolo. Sicuramente non è più il Marquez di prima, dovrà guidare in maniera diversa e avrà uno stile un po’ differente, ma quando la moto lo assiste - e l’anno scorso lo ha fatto vedere - arriva sul podio. Adesso la moto lo sta un po’ offuscando, sembra di vedere un pilota bravo ma non il fuoriclasse che è. Non so cosa abbia detto alla Honda, ma ai test di Jerez aveva tre moto. Se trovano il sistema di farla andare come piace a lui è ancora in piena lotta per il titolo. Tra l’altro prima non lo abbiamo detto di Quartararo, ma Fabio rispetto a Marquez o a Bagnaia soffrirebbe moltissimo la pioggia. In Indonesia c’è un asfalto particolare e non va considerato, ma con quella Yamaha sull’acqua arriverebbe molto indietro. Marquez invece no, può arrivare davanti e sono punti che pesano. Ma tra Aleix Espargarò e Marc Marquez… Faccio dei grandi complimenti all’Aprilia perché Aleix è meraviglioso e la moto va fortissimo, ma secondo me, alla fine, Marquez gli arriverà davanti”.
Perché il mondiale è lungo?
“Si, e perché ancora lo vedo in piena lotta per il titolo. A meno che Aprilia diventi campione del mondo, allora lì sono contento di aver sbagliato previsione. Sarebbe una storia bellissima, così come vedere un pilota italiano vincere con la Ducati”.
A proposito, parliamo di Enea Bastianini: sono in molti a dire che in un team satellite non si vincono i mondiali. Cosa ne pensi?
“Io non sono d’accordo, non adesso. Magari, se agli ultimi tre GP una Ducati ufficiale si trova in lotta solo con una moto del team esterno potrei anche pensarlo, ma non credo che possano fare delle differenze. Figuriamoci se in testa al mondiale c’è una moto che non è la Ducati. Se Bastianini vince con la Ducati satellite non penso che faccia un dispetto a nessuno. Tra l’altro ha una bellissima squadra, una moto che va forte e un capotecnico importante, credo che abbia tutte le possibilità di giocarsi le gare e magari il mondiale, Enea è uno veramente veloce. Il problema è che bisogna trovare il modo di essere sempre lì e non è semplice. A Jerez, per esempio, non è andato fortissimo anche se ai test aveva fatto paura. Ci sta, lui ha sbagliato a Portimaõ e magari in Spagna non voleva buttare via altri punti”.
Al posto dei dirigenti Ducati cosa faresti con la seconda moto ufficiale? Forse per Enea, in questo momento, potrebbe essere un rischio: se sbagli lì poi è difficile avere altre occasioni.
“Però questo discorso lo avevamo fatto anche per Pecco, che poi ha reso meglio. Ci sono piloti che hanno bisogno di quella pressione per dare il massimo. Dal punto di vista strategico cambia poco, è chiaro che per l’ambizione del pilota essere nel team interno è diverso. Io, da Mauro Sanchini, metterei Pecco ed Enea, anche se Jorge Martín è un altro cavallo di razza che va conservato bene. Per il mercato non so se avere due italiani sia meglio rispetto ad avere un italiano e uno spagnolo, questo bisogna chiederlo a Ducati. Ma se hai delle moto ufficiali da dare a Pramac e a Gresini non è detto che sia una buona idea spostare i piloti da lì. Alla fine mi sembra che stiano lavorando tutti bene. E comunque, quando si parla di mercato, preferisco tenermi fuori, ragiono un po’ da pilota e l’importante per me è avere una buona moto. Oltretutto il Team Gresini sta facendo un lavoro bellissimo, tanto di cappello. Magari a loro devo chiedere anche scusa, perché quando abbiamo vissuto la tragedia di Fausto speravo che la famiglia decidesse di vendere tutto e di incassare quello che è stato il suo lavoro eccezionale. Perché la MotoGP non è semplice, è una palude in cui se sbagli alcune cose sono soldi importanti, è un attimo trovarsi in difficoltà. E senza essere dentro alle cose come lo era Fausto era un azzardo passare in Ducati, gestire un team in MotoGP e addirittura vincere due gare. Bravissimi, fortuna che l’hanno fatto e non hanno seguito il mio pensiero. Che, per carità, a loro non avevo mai detto”.
Penso che su questo siamo un po’ tutti d’accordo, anche perché guardando gli altri ci si rende conto di quanto sia dura la MotoGP di oggi. Penso all’RNF Yamaha, o addirittura alla Suzuki. Tu come l’hai vissuta?
“Preferirei non dire niente perché sono arrabbiato da matti: era la mia principessa, il violino, tra l’altro ulteriormente migliorata e in piena lotta per il mondiale. Non lo capisco, davvero. Immagino ci siano tante altre problematiche dietro, ma non è la prima volta che succede in un’azienda grande. Basta che all’interno si sposti qualcuno e al suo posto arrivi qualcuno che non ha nessun interesse per la MotoGP. Dico solo una cosa: non è tollerabile che un’azienda che vende moto non faccia parte neanche di un campionato di moto. La Suzuki non fa né la MotoGP né la Superbike. Se vendi moto secondo me non è giusto mancare”.
Anche perché Suzuki avrà vinto meno degli altri giapponesi ma ha un fascino romantico - sarà che ha vinto con Schwantz e Lucchinelli, per dirne un paio - che le altre case non avranno mai.
“Sono assolutamente d’accordo... ed è un vero peccato”.
Che effetto ti fa andare alle gare senza vedere Valentino Rossi?
“Sai che un po’ ancora mi capita di pensarci? È vero che sei sempre impegnato e i tempi sono stretti, magari però tra un turno e l’altro ho un attimo per andare ai box e chiacchierare un po’… arrivo nell’angolo dei motorhome e ancora mi viene istintivo cercare il suo. Io non l’ho ancora del tutto metabolizzato come un addio vero e proprio, magari penso che possa rientrare tra cinque o sei gare (ride, ndr). Certo è che una persona come lui manca lì dentro, è inevitabile. Ci sono almeno un paio di generazioni cresciute con lui in pista, quindi non si può dire che non ci manchi. Però questa è la natura e abbiamo tanti giovani che ci fanno divertire. Sai cosa è successo forse? Ogni volta che si ritira un fuoriclasse, in qualunque sport, si crea un piccolo vuoto. Però solitamente quando c’è un grande campione arriva sempre il nuovo, lo sfidante, il prossimo: in Formula 1 per esempio c’era Hamilton e ora Verstappen è andato a batterlo. Forse noi abbiamo avuto la sfortuna che sia successo tutto insieme: Valentino ha deciso di smettere, Marc Marquez che doveva essere il nuovo fenomeno si è infortunato e adesso c’è un vuoto. Abbiamo tanti campioni, ma non hanno lottato col fuoriclasse uscente per batterlo. Se Quartararo, Pecco e gli altri avessero lottato con un Marquez in piena forma per vincere il mondiale ci sarebbe stato un passaggio di consegne un po’ più entusiasmante”.
Un po’ come avevano fatto Casey Stoner, Dani Pedrosa e Jorge Lorenzo con Valentino.
“Esatto, e loro tre sono diventati dei gran personaggi perché hanno dovuto battere il re che c’era prima”.
Dal GP di Francia a Le Mans cosa c’è da aspettarsi?
“Ah, se il meteo è bello sarà molto divertente, è una bella pista con dei punti tecnici veramente tosti. Abbiamo detto che il mondiale inizia in Europa, poi che inizia a Jerez… adesso è un po’ che il mondiale è iniziato e io gliel’ho detto a Guido: adesso abbiamo Le Mans, Mugello e Barcellona, piste che cominceranno a scremare un pochino i piloti. È vero che sono tutti vicini e che fino ad ora è stato tutto un po’ perdonabile, ma soprattutto adesso che il campione del mondo in carica è davanti di errori se ne possono fare pochi. Nelle ultime due gare Quartararo ha fatto un primo e un secondo posto, ma a Jerez è arrivato dietro solo perché c’era Pecco. E quella tecnicamente è stata una gara favolosa. Se fosse stata una partita di tennis, Pecco avrebbe dovuto giocare solo di rovescio per cinque set. Ed è quello che ha fatto. Era velocissimo, ma non doveva sbagliare un millimetro per 25 giri, è stato un capolavoro di tutti e due. Adesso credo che sarà un altro confronto tra loro due e chi riuscirà a stare in mezzo potrà essere un po’ la terza forza per il mondiale”.
Un'ultima cosa: Guido Meda è teso?
“Guido è sempre teso! Poi magari dicono che è colpa mia, eh. Però Guido è tesissimo, su questo non ci sono dubbi. E appena vedo che la tensione sta per calare… gli dò una punzecchiatina. Siamo passati dal rischiometro al tensiometro!”
Ma allora è come la Yamaha YZR 500 di Eddie Lawson, lavora bene dagli 11.000 giri!
“Eccolo là, lo tengo a regime alzatore”.