La notizia, pubblicata ieri dal giornalista britannico Mat Oxley, era di quelle destinate a fare rumore in fretta, un po’ come i piccoli scandali a cui sono abituati in Formula 1. In breve (ma trovate qui l’articolo completo con tutti i dettagli) Pecco Bagnaia avrebbe vinto a Jerez con uno pneumatico anteriore irregolare. Questo perché il regolamento della MotoGP impone una pressione minima degli pneumatici di 1,9 bar all’anteriore e 1,7 bar al posteriore, in modo da non rischiare un danneggiamento della carcassa della gomma. Un parametro non sempre facile da controllare, motivo per cui c’è una tolleranza piuttosto ampia (la pressione dev’essere in regola per almeno metà gara) ed esiste un accordo tra i costruttori per mettere da parte eventuali sanzioni. Nel documento ufficiale con le pressioni utilizzate dai piloti è quindi emerso che Bagnaia avrebbe corso tutta la gara con pressioni troppo basse, il che oltre ad essere pericoloso per il pilota è un piccolo vantaggio tecnico: più la gomma si deforma, più c’è aderenza. Ad imboccare Oxley, dati alla mano, un ingegnere di un’altra squadra, che si è lamentato di come: “In un campionato di alto livello come la MotoGP non possono esserci persone che infrangono le regole e che la fanno franca”.
In poche ore è arrivata la dura risposta di Gigi Dall’Igna, Direttore Generale di Ducati Corse, che ha convocato una conferenza stampa straordinaria per fare chiarezza in merito alle accuse: “L’obbligatorietà della pressione minima c’è, è prevista - ha esordito Dall’Igna - Ma come sempre, quando si fanno le regole bisogna anche pensare a come si fanno i controlli. I sensori che usiamo noi sono diversi da quelli delle altre squadre e questo porta al rischio di non avere misure di controllo corrette, perché i sensori diversi hanno caratteristiche di lettura diversi. Non perché necessariamente si vuole barare, ma perché non si controlla nello stesso modo la pressione delle gomme. In più in questo momento anche il metodo con cui vengono acquisiti questi segnali non è blindato. Ovvero, permette a chiunque di modificare i segnali trasmettendoli alla centralina che deve leggerli”.
In parole povere, i dati mostrati sarebbero ufficiali, ma non sono in alcun modo verificati da un agente esterno. Un team apparentemente in regola potrebbe aver scelto un metro di misura diverso o, ipotizza Dall’Igna, aver addirittura manomesso i dati: “Evidentemente Ducati ha deciso di non fare alcuna modifica a questi segnali. Magari qualcuno ha deciso di modificarli alzandoli per far finta di restare all’interno della misura corretta, anche se non si è realmente all’interno di quella misura. Inoltre, i dati che attualmente vengono acquisiti non tengono conto dell’errore che il sistema di misura ha, quindi quelli che possono sembrare dei valori sotto il regolamento potrebbero non esserlo, perché bisogna tener conto dell’errore che i vari strumenti hanno. Quella tabella diffusa non tiene conto di quella correzione che invece dovrebbe essere applicata. Quindi, l’MSMA sta studiando e ha definito venerdì scorso quali saranno i sensori che obbligatoriamente tutti dovremo utilizzare del 2023, a quel punto lì sarà anche blindata la lettura di questi sensori, quindi non sarà possibile fare alcuna modifica o correzione. Oltre alla regola, ci sarà anche un sistema che permetterà il controllo”.
Si tratta quindi, secondo il numero uno di Ducati Corse, di un tema su cui l’associazione dei costruttori sta lavorando attivamente da ben prima dell’articolo pubblicato da Oxley, il che spiegherebbe il ‘gentleman agreement’ tra le case durante questo periodo di studio. Anche perché, continua Dall’Igna, riuscire a rientrare nei giusti parametri non è sempre così facile: “La questione cambia in base alla moto, se è settata per una gara in scia oppure no - ha spiegato - La pressione della gomma anteriore è molto dipendente da questo fattore. Se si parte pensando di dover fare una gara in scia, si setta il sistema in un certo modo e viceversa. Ma se poi accade l’opposto di ciò che si era previsto, è evidente che le pressioni sono più basse. Si rischia anche di avere delle pressioni troppo alte e di cadere, perché oltre un certo limite il grip della gomma cala e diventa pericoloso correre. Il range in cui bisogna stare è estremamente ristretto e c’è un tema di sicurezza che stiamo pian piano ragionando insieme agli altri costruttori e a Michelin per cercare di capire cosa fare quando questo sistema entrerà veramente in vigore dal prossimo anno. C’è un accordo tra tutti per cui quest’anno i dati vengono monitorati per poter fare una regola che sia attuata in maniera corretta a partire dal 2023”.
La regola quindi ci sarà dal prossimo anno e avrà un metro di valutazione insindacabile, ma decidere come strutturarla è tutt’altro che banale. In chiusura, Dall’Igna ha anche fatto presente che quello di Bagnaia a Jerez è solo uno dei casi in cui è successo: “È accaduto in altri Gran Premi, lo sappiamo perché noi team condividiamo quei dati. Ma io non voglio mettermi allo stesso livello di chi ha diffuso quella tabella alzando questo polverone, perciò non farò nomi. Qualcuno di questi ha vinto una gara? Sì, ma non parlo di piloti Ducati”. Basta andare per esclusione però. Solo quest’anno, togliendo le due gare vinte da Enea Bastianini (che è un pilota Ducati) e quella di Pecco Bagnaia, restano tre piloti: Miguel Oliveira in Indonesia, Aleix Espargarò in Argentina e Fabio Quartararo in Portogallo. Ma va detto anche che oltre a Bagnaia, a Jerez c’erano altri tre piloti irregolari: Jorge Martín (caduto), Andrea Dovizioso (17° al traguardo) e Alex Rins (19° dopo un lungo).
“Qualcuno ha imboccato il giornalista”, ha continuato poi Dall’Igna. “La cosa strana è che non abbia verificato in modo opportuno per quale motivo non ci siano state sanzioni, visto che quei dati sono condivisi tra tutti e anche Michelin li controlla. L'accordo fra i costruttori è quello di raccogliere quei dati per creare una regola attuabile nel 2023. Non ho alzato io questo polverone, non ho mai fatto polemiche contro altri piloti che hanno ottenuto ottimi risultati non essendo probabilmente e ragionevolmente nei limiti. Per come è fatto il sistema, anche chi risulta essere dentro potrebbe non esserlo, quei valori potrebbero essere falsi”.