Maverick Vinales e la sua Yamaha M1 si sono lasciati al GP di Stiria senza sapere che quella sarebbe stata l’ultima volta insieme. Il fuorigiri, ormai è chiaro anche a chi di MotoGP non si interessa, è stato solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso e che ha portato alla definitiva rottura del rapporto, dopo che i due avevano già deciso di separarsi a fine stagione. Prima una sospensione, in attesa che studi legali e commercialisti facessero bene ogni valutazione e, poi, classico comunicato stampa per informare che la decisione di dirsi addio sin da subito è stata presa di comune accordo. Ci sta e come stanno veramente le cose, se e quante altre grane ci saranno da risolvere, lo sanno solo i diretti interessati. E’ chiaro, però, che il nuovo scenario ha aperto le porte a prospettive fino ad ora impensabili. La prima, come anticipato da Giovanni Zamagni su Moto.it già qualche giorno fa, è che lo stesso Vinales, ora che è completamente libero dalla Yamaha, potrebbe salire sin da subito in sella all’Aprilia per una sorta di convivenza dettata dagli avvenimenti prima del matrimonio. Una prova generale per alcuni, un modo per avvantaggiarsi per altri o, più semplicemente, una opportunità da cogliere. Difficilmente, però, Aprilia darà il ben servito a Lorenzo Savadori, anche perché non se lo merita e perché in seno al team di Noale esiste ancora (caso Iannone docet) un valore che è messo al primo posto: l’umanità. Allora come fare? Non è difficile: Aprilia, beneficiando delle concessioni, può schierare un numero di wildcard quasi illimitato (se si considerano le poche gare che restano in calendario) e per Maverick Vinales è molto probabile che si percorrerà questa strada. Prima, però, c’è da provare la moto, per capirla, per valutare se è il caso di buttarcisi subito in pista senza rischiare pesanti brutte figure e l’occasione arriverà con i test privati che Aprilia farà a Misano all’inizio della prossima settimana. Se andranno bene, se Maverick Vinales e la RS-GP dovessero instaurare da subito un buon feeling, probabilmente al GP di San Marino (o addirittura anche ad Aragon) ci sarà una Aprilia con il numero 12 sul cupolino in pista. L’ipotesi è suggestiva, ma offre anche una certezza laterale: il rapporto tra Aprilia e Andrea Dovizioso è praticamente finito.
Il forlivese ha più volte ribadito di volerci provare ancora, di sentire che la sua carriera non è finita a Portimao 2020, e di essere pronto a tornare nella bagarre con una moto competitiva e un progetto credibile. L’occasione potrebbe fornirgliela la Yamaha ed è per questo che negli ultimi giorni si parla con sempre maggiore insistenza di un clamoroso ritorno del Dovi in seno ad uno dei due team di Iwata. Ma ai facili entusiasmi vanno sempre anteposti i fatti e le concretezze e bisogna andare per ordine. Prima di tutto perché in casa Yamaha l’ipotesi che piace di più è quella di promuovere sin da subito Franco Morbidelli nel team ufficiale, affidandogli la moto che fino a pochi giorni fa è stata di Maverick Vinales e consentendogli, così, di calarsi già al rientro dall’infortunio (e quindi a Misano) nei panni del pilota ufficiale. Resterebbe libera la sella della M1 del team Petronas, momentaneamente occupata da Jake Dixon in occasione del GP di Silverstone. Il nuovo sponsor della squadra di Razlan Razali, WithU’, vuole un pilota italiano, possibilmente non una scommessa. Il cerchio si è quindi stretto intorno a Danilo Petrucci, che attualmente non ha altre possibilità in MotoGP, e ad Andrea Dovizioso. Ma davvero il Dovi sarebbe disposto a salire in sella ad una moto che è oggettivamente vecchissima e con cui persino il vicecampione del mondo, Franco Morbidelli, stava facendo fatica? Una moto con cui Cal Crutchlow, che avrà anche smesso ma che non è certo l’ultimo arrivato, si piazza costantemente in ultimissima posizione e con significativi distacchi da quelli che lo precedono?
Intorno a Dovizioso nessuno si sbilancia e questo è segno che un oggettivo interesse c’è. Ma quali sono le garanzie? Il Team Petronas SRT non avrà più lo sponsor “Petronas” e non appartiene più, a quanto dicono, neanche al Sepang Circuit, ma direttamente a Razlan Razali. E’ da ricostruire per intero, quindi, non solo nel nome e non sono note, almeno per adesso, le cifre che il nuovo sponsor intende mettere sul piatto. Tanto che da più parti si parla di un contratto per la fornitura delle moto che è al livello più basso: due M1 SpecB (quella con cui corre quest’anno Morbidelli). Moto che, visti i progressi fatti da tutti gli altri, difficilmente potranno essere competitive. A far dubitare sull’effettiva possibilità che Dovizioso finisca nel team satellite della Yamaha, quindi, sono sì i soldi, ma non quelli che dovrebbero finire nelle tasche del pilota, bensì quelli che la squadra intende sborsare per garantirsi il materiale tecnico migliore. In questo senso, come contropartita per aver “strappato” Franco Morbidelli con un anno di anticipo, quelli di Iwata potrebbero liberare una M1 ufficiale ad un prezzo molto più basso e a quel punto, ma solo a quel punto, avrebbe senso parlare di un possibile ingaggio di Dovizioso. Altrimenti, come ha già più volte ribadito lo stesso pilota di Forlì, la prospettiva di restare a casa e fare motocross ogni tanto in qualche gara regionale non è poi così terribile. Senza la garanzia di una moto uguale a quella degli ufficiali per il prossimo anno, infatti, non avrebbe alcun senso rischiare di buttarsi nella mischia sin da subito, per altro con una squadra che dal 2022 sarà completamente diversa.