Marc Márquez ha 31 anni. Festeggia quasi in silenzio, perché il motorsport è come Hollywood per le signore: un anno in più è solo un anno in meno di carriera, roba da evitare, schivare, nascondere. Eppure, se volesse fare un bilancio, Marc non potrebbe fare altro che ridere. Ridere a bocca larga, sguaiato, come gli capitava di fare spesso quando la MotoGP rispondeva solo ai suoi comandi. Ma tutto sommato può essere tranquillo considerando che il 17 febbraio lo passa in Qatar, con la sua Ducati per gli ultimi test prima dell’inizio del campionato. Qualcuno gli ha messo una tarantola di gomma nella tuta per fargli uno scherzo e qualcun altro, dalla Gresini Racing, gli ha dedicato una locandina del Joker di Joaquin Phoenix con su scritto Put on a happy face, fai un bel sorriso.
È tutto perfetto: da una parte c’è la felicità, il sorriso che Marc è andato a cercare su di una Ducati, dall’altra la tendenza sadica di chi vuole vedere il mondo bruciare. Roba che se te lo trovi vicino, indemoniato anche più dell’anno scorso, magari pensi di chiudere un po’ per farlo passare. Allo stesso tempo la Gresini Racing risponde in maniera sublime a tutti i panzoni convinti che Marc Márquez non avrebbero dovuto prenderlo perché È il Joker. Certo che è il Joker, avranno detto loro. Lo abbiamo preso per questo. Un grosso dito medio all’industria, alle regole non scritte. Se non sono scritte non sono davvero regole, lo sanno tutti. Lo sa Gigi Dall’Igna che fa la moto migliore del globo e lo sa Marc Márquez che viaggia costantemente oltre la linea, sempre in eccesso, costantemente in sovrasterzo.
Marc Márquez ha 31 anni ed è qui che comincia la seconda metà della sua carriera in MotoGP. Da senatore e grande vecchio, un’istituzione per talento e ferocia, mai del tutto vinto. Valentino Rossi fece qualcosa di simile nel 2011, quindi ad anni 32, passando alla Ducati per poi tornare dai giapponesi due anni più tardi. Marc sembra più sciolto, spregiudicato. Di certo uno così ci fa apprezzare di più le corse, il rischio e lo show, principalmente per via di quella convinzione che porta a provarci a tutti i costi. Prima o poi Marc si ritroverà nel retropodio con uno dei nuovi mostri, Pedro Acosta ad esempio, e dirà una cosa leggera, ma anche dura e inquietante: “Lo sai come mi sono fatto queste cicatrici?”.