Novak Djokovic continua a sorprendere. Il serbo supera Carlos Alcaraz in rimonta, conquistando la 50ª semifinale Slam della sua carriera, dopo aver perso il primo set e affrontato un problema muscolare all'inguine destro. Alcaraz, invece, ha sofferto al servizio e ha commesso troppi errori, cedendo alla pressione di Nole che ora si prepara a sfidare Sascha Zverev in semifinale venerdì: “Prima di tutto voglio ribadire la mia ammirazione e il mio rispetto per Carlos: è un ragazzo fantastico, il più giovane numero uno della storia e con già quattro Slam in bacheca. Sono certo che lo rivedrò tante volte, forse anche più di quelle che vorrei" ha detto Djokovic. È stata una delle partite più epiche che abbia mai giocato. Il problema muscolare? Non voglio rivelare troppo, ma a un certo punto quello che ho preso ha iniziato a funzionare. Dovrò prenderne un'altra dose. Se avessi perso il secondo set, avrei potuto ritirarmi. Carlos è stato troppo esitante in certi momenti, mentre io ho iniziato a muovermi meglio”. Ma come mai Carlos Alcaraz ha giocato così male? Ne abbiamo parlato con il grande Paolo Bertolucci.
“Djokovic è semplicemente fenomenale. Era da un po’ di tempo che non si vedeva una versione di lui così precisa, attenta, lineare, concentrata e tatticamente perfetta. Fa piacere averlo rivisto a questo livello. Dall'altra parte però abbiamo visto un Alcaraz un po’ distratto, non molto applicato dal punto di vista tattico. Era molto altalenante, come se fosse sulle montagne russe: da una parte punti bellissimi, dall'altra qualche inciampo di troppo. Ma con un giocatore solido come la versione odierna di Djokovic alla fine paghi e perdi”. Ma che cosa ha sbagliato esattamente Alcaraz? “Era importante riuscire a prendere l'iniziativa ma, evidentemente, quasi come esasperato da quel muro che aveva davanti con la palla che gli tornava in continuazione, alla fine si è intestardito, ha voluto strafare ed è aumentata la percentuale degli errori. Così è arrivata la sconfitta”, ha proseguito Bertolucci. E che cosa ne pensa l'ex campione del problema all'inguine di Djokovic che avrebbe addirittura pensato al ritiro? “Io quando pensavo al ritiro era perché poi mi ritiravo veramente, perché non riuscivo a muovermi o a giocare. Lui però andava a una velocità incredibile: non so che tipo di problemi abbia avuto, ma se li ha avuti devono essere stati molto circoscritti. Anche perché poi nel terzo e nel quarto set non aveva nulla, vorrei conoscere il suo dottore, fa i miracoli. Diciamo la verità, c'è un po’ di tattica. Il tennis è uno sport in cui non c'è contatto fisico, è un mental game, in cui conta molto l'aspetto mentale: sono fondamentali gli sguardi, i momenti in cui chiedere il medical time out, quello in cui discutere con l'arbitro. I giocatori esperti ci giocano su questi aspetti e Djokovic su questo è il numero uno. Non penso che sia stato un medical time out solo tattico, ma sicuramente ha saputo cogliere il momento in cui chiederlo. Ricordatevi che non viene chiesto a caso, ma sotto c'è qualcosa di molto più sottile”.